Ripresa, la ricetta delle imprese: abbattimento costi delle utenze e investimenti
Dall'indagine effettuata dalla Chambre su 2.872 questionari utili emerge la necessità di un abbattimento dei costi dell'energia per lo sviluppo
Ripresa, la ricetta delle imprese: abbattimento costi delle utenze e investimenti.
Dall’indagine effettuata dalla Chambre su 2.872 questionari utili emerge la necessità di un abbattimento dei costi dell’energia per lo sviluppo.
Per 1202 imprese sulle 2.872 imprese che hanno risposto al questionario della Chambre Valdôtaine realizzato nel mese di marzo e volto a indagare lo stato di salute dell’imprenditorialità valdostana, l’abbattimento dei costi dell’energia e in generale delle utenze è una delle misure più urgenti per lal ripresa e lo sviluppo.
A seguire, 916 imprese ritengono necessari, come seconda scelta, contributi per investimenti materiali e immateriali e 910, ma come trerza scelta, puntano su finanziamenti agevolati per investimenti, acquisti di materie prime e scorte, canoni di locazione.
È uno dei dati che emergono dall’indagine, presentata questo pomeriggio in un convegno a palazzo regionale, volta a ottenere una fotografia aggiornata e dati puntuali sulla situazione economica valdostana alla luce dell’evoluzione dell’emergenza sanitaria e dalle sue conseguenze economiche.
I dati
Tra le domande che la Chambre ha posto alle imprese figurano quelle relative all’occupazione, ai periodi di chiusura per il Covid, ai costi aziendali per l’energia, agli aiuti percepiti, agli investimenti e alle misure per la ripresa e lo sviluppo.
Occupazione
Per quanto riguarda l’occupazione si osserva che il 18% delle imprese intervistate prevede una diminuzione nel proprio organico nel 2022, il 71% non prevede modifiche, mentre una percentuale dell’11% stima un aumento.
Il settore che risente maggiormente di possibili tagli occupazionali è quello del turismo/ristorazione, dove il 27% degli intervistati prevede una riduzione dell’occupazione, ma allo stesso tempo è il comparto in cui si registra la percentuale più alta di imprese che prevedono un aumento occupazionale (18,2%), sebbene il saldo tra aumento e riduzione dell’occupazione risulti comunque negativo. Seguono il commercio con il 22,3% degli intervistati che prevede una diminuzione di occupati, il settore dei servizi alla persona (21,1%) e l’agricoltura (19,4%).
Sempre il turismo è il settore più colpito dalle chiusure per il Covid, con il 54,4% degli intervistati che ha subito chiusure superiori a 3 mesi.
Spese e aiuti
Per le voci di spesa che maggiormente sono cresciute incidendo sui costi generali delle imprese nel secondo semestre del 2021 sono state il carburante e le materie prime/scorte, con circa il 70% delle imprese che denunciano aumenti, seguite da Energia e gas (67%).
Il 63,8% delle imprese intervistate dichiara di aver percepito aiuti o sostegni regionali nel 2021 per l’emergenza Covid-19.
I settori più aiutati a livello regionale si dimostrano anche quelli più colpiti, ovvero il turismo (88,2% delle imprese ha ottenuto sostegni), il commercio (62,7%) e i servizi alla persona (58,1%).
Il sondaggio rileva una percentuale più bassa (48,7%) di imprese che hanno beneficiato nel 2021 di aiuti o sostegni a livello nazionale rispetto a quelle che hanno ottenuto aiuti o sostegni regionali (63,8%), comunque una percentuale piuttosto significativa.
Investimenti
La maggior parte delle imprese, 51,9%, non ha fatto investimenti nel 2021 e continueranno (51,4%) a non investire, mentre quelle che avevano investito lo faranno prevalentemente negli stessi ambiti, prevalentemente in beni materiali. Lievi aumenti si rilevano negli investimenti nei settori green, sostenibilità e digitale anche se questi risultano essere secondari e non ricoprono ancora l’importanza che dovrebbero avere in considerazione delle priorità definite dal Pnrr per la crescita e competitività.
Misure per la ripresa
Degli interventi utili per una ripresa si è detto, le imprese puntano sull’abbattimento delle utenze e contributi per investimenti.
Fatturato
Per quanto riguarda il fatturato, gli effetti della crisi pandemica si manifestano ancora nel 2021, causando una riduzione di fatturato rispetto al 2019 per il 42,7% delle imprese intervistate. Una buona parte delle imprese tuttavia registra una ripresa tornando ai livelli di fatturato del 2019 (23,4%) o aumentando il proprio fatturato rispetto a quello pre Covid (21%).
La Valle d’Aosta nel contesto alpino ed europeo
Al convegno è intervenuto Giacomo Giusti del Centro studi Tagliacarne con un’analisi di 20 anni di evoluzione dell’economia valdostana in Europa e nel confronto con le province alpine italiane.
L’analisi ha preso in esame il periodo tra il 2003 e il 2019, pre Covid.
Giusti ha evidenziato come la Valle d’Aosta ha perso in questo arco temporale 81 posizioni passando dal 75 esimo al 156 esimo posto della classifica delle Nuts 3 (Nomenclatura delle unità territoriali statistiche) europee rispetto al Pil procapite; ha perso terreno nei confronti della Francia (13 dipartimenti Auvergne Rhône-Alpes), mentre ha guadagnato rispetto alla Svizzera.
Nel confronto con le province alpine italiane la Valle d’Aosta e è la sesta «provincia» italiana per produttività.
I settori che nel 2019 erano più vicini ai loro massimi storici in termini di valore aggiunto prodotto sono, secondo l’analisi di Giusti, tutto il comparto agroalimentare, seguito dal turismo e dal commercio.
«La Valle d’Aosta ha un potenziale nascosto – sottolinea Giusti -, le sue produzioni tipiche difficilmente sono conosciute altrove, occorre fare un lavoro di promozione».
I settori che invece sono assolutamente in crisi sono l’industria del legno e il settore metallurgico.
Infine Giusti ha evidenziato come in Valle d’Aosta la pubblica amministrazione abbia un ruolo «rilevantissimo».
Dall’analisi emerge «una pubblica amministrazione molto efficiente e con un ruolo centrale, un’azione di calmiere, di ammortizzatore economico».
(erika david)