Giro d’Italia: la domenica speciale di Paolo Mei, alla 246ª tappa da speaker nella sua Cogne
Il professionista valdostano, che ha raccolto il testimone da Cesarino Cerise, è alla dodicesima edizione consecutiva della Corsa Rosa: «Lavorare in casa è motivo di soddisfazione, emozione e orgoglio»
Sarà una domenica speciale per Paolo Mei.
Il giornalista e anchorman completa la dozzina di Giri d’Italia da speaker proprio nella sua Cogne.
Mei continua la tradizione valdostana alla Corsa Rosa, avendo rilevato il testimone da Cesarino Cerise.
Il professionista di Fénis è stato speaker del Giro per nove edizioni consecutive fino al 1997.
La domenica speciale di Paolo Mei
Il 46enne giornalista e anchorman valdostano da oltre un decennio è l’ugola delle competizioni targate RCS.
Da fiero cognen si appresta a vivere una giornata di lavoro un po’ più particolare delle altre.
Paolo Mei: «Lavorare in casa è motivo di soddisfazione, emozione e orgoglio»
Paolo, alla dodicesima volta da speaker del Giro arriva nella sua Cogne: cosa significa per lei?
«Innanzitutto che sto invecchiando (ride, ndr), 12 anni sono tanti e quella di Cogne sarà la 246ª tappa della mia carriera di speaker al Giro. Lavorare nella mia Cogne è motivo di grande soddisfazione, emozione e orgoglio, ricordo come se fosse ieri il mio esordio: era il 7 maggio 2011, e mai mi sarei aspettato di riuscire ad arrivare a 12 edizioni e, per giunta, di farlo nel paese dove sono nato e cresciuto».
Cambierà qualcosa nella sua routine quotidiana il giorno della tappa di Cogne?
«Tecnicamente dovrebbe cambiare poco. Sono lo speaker di tutte le partenze con Barbara Pedrotti e di tutti gli arrivi con Stefano Bertolotti. Per raggiungere il traguardo impiego del tempo e, di solito, accendo il microfono un paio d’ore dopo Stefano. Domenica, però, potrei occuparmi solo dell’arrivo e cominciare a lavorare insieme a lui alle 13».
Paolo Mei: «Dell’arrivo di 37 anni fa conservo ricordi e foto»
Che ricordi ha di 37 anni anni fa, quando vinse Andrew Hampsten e Bernard Hinault conservò la maglia rosa?
«Sono ricordi abbastanza nitidi. Con mio papà e mio fratello andammo a vedere il passaggio degli atleti sulla strada che sale a Valnontey. Ho diverse immagini in testa, su tutte quelle di Francesco Moser e Bernard Hinault, quest’ultimo in maglia rosa. Avevo la macchina fotografica regalatami da mio fratello per la cresima e conservo ancora le foto scattate».
Paolo Mei: «Mi aspetto una tappa dai contenuti tecnici molto importanti»
Che tappa si aspetta il 22 maggio?
«Una frazione dai contenuti tecnici molto importanti. È una tappa di oltre 170 chilometri con due salite molto dure (Les Fleurs e Verrogne) e una meno (Cogne). Tecnicamente bisognerà fare molta attenzione, ci saranno comunque 4.300 metri di dislivello da scalare, saremo alla fine della seconda settimana e il giorno dopo sarà di riposo. L’ascesa conclusiva è dura fino alla Poyà, poi, gli ultimi 15 chilometri sono poco esigenti per i professionisti, ma è proprio in quei tratti che escono i distacchi più importanti. La velocità su salite come Mortirolo e Zoncolan è molto più bassa e c’è meno differenza tra chi va fortissimo e chi va un po’ più piano. In salite come quella di Cogne, invece, chi sta bene va a 35 all’ora, contro i 28 di chi è più stanco e la differenza è può essere importante».
Dove si deciderà il Giro 2022?
«Mi auguro che si possa decidere a Cogne, ma credo che il verdetto sarà emesso soltanto alla penultima, la Belluno-Marmolada, in assoluto la più dura di tutta la corsa».
Paolo Mei: «Simon Yates favorito di giornata, per il Giro dico Carapaz»
Giochiamo al totonomi: chi vince a Cogne?
«Secondo me sarà una tappa apertissima e la fuga potrebbe andare via già molto prima della salita di Pila. Molto dipenderà anche da come saranno posizionati i big nella generale. Se ci sarà da ribaltare la situazione, Pila e Verrogne sono due salite lungo le quali i big non si potranno nascondere; in ogni caso, a mio avviso, i favoriti per questo tipo di arrivo sono Simon Yates, a cui assegno 5 stellette, Alejandro Valverde, Joao Almeida e Lennard Kamna».
E chi arriva in rosa a Verona?
«Su questo non ho tanti dubbi: Richard Carapaz».
Le speranze dell’Italia a chi sono affidate?
«Direi a Giulio Ciccone».
Paolo Mei: «Bello ritrovare il grande pubblico lungo le strade»
La situazione sanitaria è decisamente migliore rispetto alla due ultime edizioni: cosa significa per lei tornare a lavorare in condizioni piuttosto simili al pre-pandemia?
«In effetti è migliorata notevolmente, siamo tutti vaccinati ed è tutto molto simile al 2019. È fantastico rivedere così tanta gente sulle strade, alla partenza e all’arrivo. In più è tornata la carovana del Giro, che è sempre capace di regalare sorrisi e divertimento».
Paolo Mei: «Tutti noi abbiamo nel cuore il popolo ucraino che soffre per la guerra»
La Corsa Rosa è partita dall’Ungheria: quanto è stato difficile lavorare in un clima di festa sapendo che non molto lontano si sta combattendo una guerra?
«Non è stata certo la condizione ideale, anche se lo staff di RCS e il governo ungherese ci hanno consentito di lavorare al 100% delle nostre possibilità. Tutti noi del Giro portiamo nel cuore le vittime di questa guerra e siamo vicini al popolo ucraino. Spero che la presenza di Andrij Ponomar, il giovanissimo campione nazionale ucraino, possa rappresentare un modo per dare un filo di speranza alle persone che stanno vivendo momenti drammatici».
Paolo Mei: «Nel sabato pazzesco di Cogne del fondo azzurro il cuore ha preso il sopravvento sul professionista»
Cogne è un paese profondamente legato allo sport e lei era lo speaker della fantastica doppietta valdostana nella sprint di Coppa del Mondo del febbraio 2019: cosa ricorda di quel sabato pazzesco?
«Ricordo tutto di quel 16 febbraio, in particolare le emozioni e la voglia di essere professionale al massimo, che, però, è svanita negli ultimi 500 metri della finale, quando il cuore ha preso il sopravvento e mi ha fatto mettere da parte tutte le regole del bravo speaker. Sono anche l’addetto stampa di Francesco De Fabiani e per me è stato fantastico vederlo arrivare secondo dietro a un altro atleta meraviglioso come Federico Pellegrino. Sempre a Cogne, ma dieci anni prima, li avevo commentati durante un campionato giovanile nel quale avevano entrambi vinto l’oro».
Paolo Mei: «Ai giovani che vogliono seguire le mie orme consiglio di coltivare la passione»
Ci sono tanti giovani che impugnano un microfono e sognano di seguire le sue orme: che consiglio si sente di dare loro?
«Spero che presto esca fuori uno speaker più giovane e più bravo di me che possa vivere le emozioni che vivo al Giro. Ai giovani mi sento di dare due consigli: di coltivare la passione dando ossigeno al talento e di ricordarsi che un bravo speaker non è tale perché parla tanto, ma se parla il giusto e sa anche stare in silenzio».
Paolo Mei: «Il mio sogno sono le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026»
Qual è il sogno nel cassetto di Paolo Mei per il prossimo futuro?
«Riuscire a fare lo speaker alle Olimpiadi di Milano Cortina 2026. Mi auguro di essere la voce del fondo in Val di Fiemme, località con la quale lavoro ormai dal 2012».
(davide pellegrino)