Riforma elettorale: il Pd propone il ritorno al ballottaggio e un premio di maggioranza
Il documento sarà sottoposto ai consiglieri, a partiti, ai referendari e ai movimenti per innescare un dibattito in Consiglio Valle
Riforma elettorale: il Pd propone il ritorno al ballottaggio e un premio di maggioranza. E’ quanto emerso dal gruppo di lavoro guidato da Fulvio Centoz. Il documento conclusivo è stato illustrato nel corso di una conferenza stampa nella mattinata di oggi, mercoledì 22 giugno.
«È impensabile tornare a votare con questo sistema elettorale fallimentare». Ha esordito segretario regionale del Partito democratico, Luca Tonino. «Abbiamo deciso di non mettere in campo l’ennesima proposta di legge ma una serie di considerazioni che sottoporremo a tutti i gruppi consiliari , ai referendari, a partiti e movimenti. Speriamo si inneschi un dibattito in Consiglio Valle».
Il dettaglio
A illustrare nel dettaglio il documento Centoz: «La percezione che abbiamo è che allo stato attuale non ci siano i numeri per approvare una proposta di legge sull’elezione diretta del presidente e della giunta. Per questo immaginiamo un percorso che porti a un risultato se non identico abbastanza simile».
Il gruppo di lavoro ha immaginato un sistema proporzionale corretto, con un secondo turno di ballottaggio se nessuna lista o coalizione supera il 50% più uno dei voti al primo turno. Un premio di maggioranza garantirà 23 consiglieri alla forza o coalizione vincitrice, pari a un massimo di 16-17 punti.
È prevista la rappresentanza di genere, con liste composte da metà donne e metà uomini, la reintroduzione della preferenza di genere, una rappresentanza femminile anche nella giunta. È previsto di uniformare l’elettorato attivo e passivo a 18 anni; oggi bisogna avere 21 anni per candidarsi in Consiglio Valle; è prevista una modica del regolamento consiliare «che permette, grazie a un artificio, la possibilità a un partito di essere rappresentato in Consiglio senza essere stato eletto» ha sottolineato Centoz. Leggi il caso di Forza Italia che, pur non avendo superato lo sbarramento, oggi ha due rappresentanti in aula: Mauro Baccega e Pierluigi Marquis.
Le conclusioni
«È una modifica abbastanza limitata rispetto al sistema attuale – conclude Centoz – ma che consente di non essere più in balia di una o due persone. Se in una maggioranza, sei o sette consiglieri vogliono cambiare schieramento, non succede per un mal di pancia, ma oggettivamente c’è un fatto politico rilevante di cui bisogna prendere atto».
Tonino conclude: «Prima di fare lotte di religione su un sistema o sull’altro, si apra un dibattito. Non siamo contro il referendum consultivo ma la palla resta nelle mani del Consiglio. Se gli eletti dimostrassero uno scarso interesse verso una legge di riforma sarebbe grave. Noi vorremmo si facesse un po’ in fretta perché le leggi elettorali scritte a ridosso delle elezioni sono sempre pessime».
(da.ch.)