Lgbtqi+ e scuola: la Valle persa nel Medioevo, denuncia Non Una di Meno
L'associazione valdostana denuncia banalizzazione e ignoranza sui temi del femminismo, della cultura di genere e Lgbtqi+ da parte del consigliere leghista Manfrin e dell'assessore Caveri
Lgbtqi+ e scuola: la Valle persa nel Medioevo, denuncia Non Una di Meno.
L’associazione valdostana denuncia banalizzazione e ignoranza sui temi del femminismo, della cultura di genere e Lgbtqi+ da parte del consigliere leghista Manfrin e dell’assessore Caveri.
In una lettera aperta la sezione valdostana dell’associazione Non Una di Meno, impegnata da anni sui temi del femminile, dell’uguaglianza e della cultura di genere, punta il dito sul dibattito nato, nel corso dell’ultima seduta del Consiglio regionale, su un’iniziativa formativa promossa da una scuola con l’intervento in classe di alcuni esponenti di Arcigay – Queer VdA.
Il caso
A sollevare la questione il consigliere regionale leghista Andrea Manfrin, ma nemmeno l’assessore regionale Luciano Caveri è stato risparmiato dalle critiche per la sua risposta, «Lgbtqi+, assessore, è solo un acronimo, non è così faticoso leggerlo evitando ammiccamenti da bar; uno sforzo da chi è a capo dell’Istruzione, dell’Università e delle politiche giovanili dobbiamo pretenderlo» si legge nella lettera aperta .
Manfrin e il collega Simone Perron in un’interpellanza chiedevano di vagliare preventivamente i progetti che coinvolgono le scuole, facendo riferimento all’intervento che Arcigay VdA aveva fatto, su richiesta degli studenti, bollandolo come un’iniziativa di «attivisti politici che ammantano la loro azione come fintamente sociale per introdursi nelle scuole» e come «tribali» i temi trattati.
La lettera
«Pare che questa Regione voglia piombare in un medioevo oscuro, mentre altrove i progetti nelle scuole affrontano, senza timori di censura, la cultura di genere, le discriminazioni e gli stereotipi. Forse allo stesso assessore all’Istruzione è sfuggita una norma di legge che, invece, dovrebbe conoscere bene» scrive Non Una di Meno facendo riferimento all’art. 1, comma 16, della legge n. 107/2015 sul piano triennale dell’offerta formativa che deve assicurare «l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche».
«Oppure – è il suggerimento di Non Una di Meno -, potrebbe agilmente visitare la piattaforma del Miur – Ministero Istruzione Università e Ricerca “Noi siamo pari” che ospita anche un Osservatorio nazionale: ne fanno parte Arcigay e varie realtà femministe evidentemente ignote ai consiglieri regionali».
«C’è anche “Maschile plurale”, associazione impegnata da anni in riflessioni e pratiche di ridefinizione dell’identità maschile, plurale e critica verso il modello patriarcale, che potrebbe tornare utile a molti rappresentanti della politica valdostana – incalza l’associazione -. E magari la discussione oscurantista che abbiamo dovuto ascoltare giovedì in Consiglio regionale potrebbe proprio essere segnalata all’Osservatorio nazionale».
«In assenza dell’educazione sessuale dai programmi delle scuole dobbiamo ringraziare studenti e studentesse che hanno preso l’iniziativa di auto-formarsi. Vogliamo che le Istituzioni scolastiche agiscano in piena libertà e autonomia nel sopperire alla grave mancanza formativa su temi tanto importanti per la vita e la felicità di tutt*».
«Vogliamo che la politica tossica e manipolatoria cessi immediatamente la sua opera di controllo sull’offerta didattica delle scuole, sulle attività dei luoghi aggregativi, sui consultori e sugli ospedali, che smetta di utilizzare la scusa della tutela dei“contribuenti” per mettere in atto una vera e propria la caccia alle streghe».
«Non dobbiamo concedere niente – conclude Non Una di Meno VdA -, in ballo ci sono i diritti di tutti e tutte come le recenti disposizioni della Corte Suprema americana ci hanno tragicamente dimostrato».
(e.d.)