Cime Bianche, oltre 1.700 firme autenticate per salvare il vallone
Il Comitato promotore presenterà la raccolta firme al Consiglio regionale a ottobre, in tutto oltre 1.900 le persone che hanno firmato in questi giorni termina la campagna
Sono oltre 1.900 i valdostani che si sono informati e hanno sottoscritto la petizione “Salviamo le Cime Bianche”, 1.700 le firme verificate e certificate secondo la nuova procedura per le petizioni popolari, introdotta nel giugno 2021.
La petizione
A queste si aggiungono le oltre 450 mail indirizzate alle amministrazioni regionale e dei comuni coinvolti, di persone non residenti in Valle d’Aosta, ma che la frequentano e la amano da anni, per chiedere di lasciare intatto il vallone delle Cime Bianche, «così com’è».
Nei prossimi giorni, terminata la raccolta, iniziata circa un anno fa, e la certificazione delle ultime firme, il comitato promotore Ripartire dalle Cime Bianche e Cai Valle d’Aosta, presenteranno la petizione al Consiglio regionale che dovrà discuterla.
Lo ha spiegato il referente del comitato, Marcello Dondeynaz, nella conferenza stampa di questa mattina, a chiusura della raccolta firme.
La posizione del Cai nazionale
Nell’incontro di questa mattina è intervenuto il presidente del Cai nazionale, Antonio Montani, che ha sottolineato come la politica ambientale del Cai si distingua «per prima cosa per il rispetto delle leggi esistenti. Il turismo invernale ha dei risvolti economici importanti ma se ci sono delle leggi vanno rispettate, non siamo per le scorciatoie».
«Siamo convinti che non ci debba essere contrapposizione tra persone di città e persone di montagna, ambiente ed economia. La nostra posizione sugli impianti invernali ha basi economiche, se si guarda all’economicità sul medio termine siamo convinti che le posizioni diverse sono molto competitive. La nostra è dunque una posizione di fermezza ma di estrema ragionevolezza».
La campagna di sensibilizzazione
Dondeynaz è poi tornato sugli obiettivi principali della campagna di informazione e sensibilizzazione sul vallone delle Cime Bianche:
- dare voce alla gente di montagna che ritiene che il patrimonio della regione -ambientale, storico, culturale- vada valorizzato e non dissipato
«e Cime Bianche da questo punto di vista è un esempio emblematico» ha evidenziato Dondeynaz
- obbligare la politica al confronto
«è inammissibile e segno di arroganza che la Regione non abbia mai risposto alla diffida inviata dagli avvocati che sostengono la causa a dare corso alla progettazione di un intervento in contrapposizione alla normativa vigente» dice Dondeynaz
- avviare una campagna informativa e di sostegno delle proposte avanzate per la valorizzazione delle unicità del Vallone delle Cime Bianche, contro l’idea propagandistica di sviluppo che passa attraverso nuovi impianti
Paura di ritorsioni, le accuse
Dondeynaz sottolinea come, soprattutto nelle valli interessate dal progetto «molte persone non hanno voluto o potuto firmare la petizione per paura di ritorsioni nei confronti dei familiari che lavorano nei settori legato al turismo. C’è il timore a esprimersi in maniera difforme al pensiero politico, capisco anche i professionisti che non hanno potuto firmare per timore di perdere incarichi. Ci sono anche associazioni che coinvolgendomi nel programma di un evento hanno ricevuto la minaccia di vedersi togliere il patrocinio da parte dell’amministrazione pubblica».
«È interesse della comunità intera liberarsi da questo condizionamento» aggiunge Dondeynaz.
L’attività prosegue
L’impegno del comitato prosegue con l’attività di comunicazione, la distribuzione di pieghevoli e la collaborazione con il Politecnico di Torino che vedrà una studentessa tirocinante approfondire e valutare soluzioni alternative all’impianto funiviario nel vallone di Cime Bianche.
«Dobbiamo confrontarci con una force de frappe che ha grandi mezzi – ha sottolineato Piermauro Reboulaz, presidente del Cai Valle d’Aosta -, abbiamo portato argomenti per dare voce al vallone, ma diamo anche la possibilità a chi è favorevole di dettagliare perché questo impianto porterà nuova età dell’oro».
«Se alla fine si farà vorrà dire che abbiamo sbagliato, ma non vorrei che questa nuova funivia oscurasse la nuova età dell’oro che ci è arrivata da opere come l’aeroporto…» ironizza Reboulaz.
Reboulaz termina con una riflessione. «È sempre necessario valorizzare a tutti i costi? Il maggese potrebbe essere una soluzione anche per Cime Bianche, oltre che per i campi: lasciare tutto così com’è. Semplicemente facendo sapere che il vallone esiste ha portato persone su quei sentieri. Forse sarebbe bene chiedere ai turisti perché vengono in Valle d’Aosta, cosa cercano».
(erika david)