Società di servizi: Fp Cgil e Savt Fp proclamano lo stato di agitazione e minacciano lo sciopero
Al centro della lotta la richiesta di applicare il contratto del comparto unico regionale anche ai dipendenti della società impegnati nei servizi socio sanitari assistenziali, nel sostegno disabili e nelle attività culturali
Stato di agitazione del personale operante per la Società di servizi, impegnato in tutti i servizi socio sanitari assistenziali (assistenti sociali, educatrici professionali e oss), del sostegno ai disabili nelle scuole (operatori di sostegno) e delle attività culturali (guide ed assistenti museali e castelli).
Questa la mossa dei sindacati Fp Cgil e Savt Fp, che proclamano l’apertura dello stato di agitazione sindacale, preannunciando l’intenzione di indire uno sciopero, per protestare contro il trattamento contrattuale del personale, per servizi che «dovrebbero essere svolti dalla Regione».
Le motivazioni
Richiedendo l’attivazione, a termini di norma, della preventiva procedura di raffreddamento e conciliazione delle controversie, i sindacati ci vanno giù duro e snocciolano le motivazioni alla base della scelta.
Il 28 settembre, come anche prima della pandemia, le organizzazioni sindacali «hanno consultato in assemblea l’intero personale afferente alla Società di Servizi – tuonano i sindacati -, che ha partecipato e si è espresso a larghissima maggioranza».
Sul banco degli imputati la «gestione amministrativa e organizzativa di mera intermediazione» operata dalla Società di Servizi.
Secondo i segretari Igor De Belli e Mauro Cretier, infatti, i lavoratori non nutrono alcun «senso di appartenenza per una società che pare unicamente votata a “somministrare” dato personale in determinati servizi – dicono -, ovvero che i riferimenti organizzativi, direttivi e gestionali siano totalmente in capo alle istituzioni regionali».
Regionalizzazioni
Da qui la richiesta portata avanti da Fp Cgil e Savt Fp.
«Ribadiamo che i servizi erogati dovrebbero essere direttamente gestiti dalla Regione – evidenziano -, anche attraverso un processo di re-internalizzazione di processi, procedure e funzioni, che nella delegazione al Soggetto partecipato, appaiono dispendiose e dispersive».
Secondo i sindacati, «da “Società salva precari”, come venne definita, la Società di Servizi è diventata ben stabile sul mercato – spiegano ancora -, proficua unicamente al contenimento del costo del lavoro e non alla razionalizzazione della spesa pubblica».
Le richieste
Per questo i sindacati propongono una «riforma sistemica», che parta almeno dall’applicazione «di condizioni contrattuali chiare, uniformi e perequative di categoria», seguendo «il Contratto collettivo regionale di lavoro del comparto unico».
La richiesta, secondo De Belli e Cretier, ha ricevuto il mandato «pressoché all’unanimità (una astensione e più di 200 favorevoli)».
La decisione di attivare lo stato di agitazione nasce, poi, da una richiesta dei sindacati senza riscontro, nonché dall’incontro «del 7 novembre, con la sola delegazione trattante della Società di Servizi», che è risultato «poco proficuo, tuttalpiù dilatorio».
(al.bi.)