Tragedia di Cutro: «Basta morti nel Mediterraneo», un centinaio al flash mob alla Porta Prætoria
Basta morti nel Mediterraneo, un centinaio al flash mob alla Porta Prætoria.
Le parole del brano Le navi di Daniele Silvestri lette da Patrizia Neri hanno aperto il presidio organizzato da Rete antirazzista Valle d’Aosta, questo pomeriggio, sabato 4 marzo, alla Porta Prætoria di Aosta per dire «Basta morti nel Meditarraneo».
«Che salpino le navi
Si levino le ancore e si gonfino le vele
Verrano giorni limpidi e dobbiamo approfittare
Di questi venti gelidi, del greco e del maestrale
Lasciamo che ci spingano al di là di questo mare
E non c’è più niente per cui piangere o tornare…».
Il flash mob
Al flash mob hanno partecipato circa un centinaio di persone, molti attivisti, ma anche persone comuni che passando di lì hanno deciso di fermarsi qualche minuto.
«Ci siamo autoconvocati qui oggi per protestare rispetto all’ennesima tragedia, annunciata, figlia di un contesto d’odio che parte da lontano, dai taxi del mare, dall’idea di falsa sicurezza degli accordi con la Libia di Minniti, fino ai decreti sicurezza di Salvini e poi adesso la Piantedosi» dice Alexandre Glarey, referente della Rete antirazzista VdA.
«Per protestare contro questa idea folle per cui la gente potrebbe avere la scelta se partire o non partire, quali alternative possiamo dare a queste persone? Quando se non fai parte della comunità dominante di quel paese sei sottoposto a torture, stupri, discriminazione, rischi la vita, che scelta hai se non fuggire e rischiare tutto per arrivare qua?» si chiede e chiede Glarey.
Glarey ricorda che in tante piazze d’Italia si sta manifestando, per esprimere cordoglio rispetto alla tragedia di Steccato di Cutro, «per protestare e chiedere le dimissioni del ministro degli Interni Piantedosi e soprattutto per chiedere un cambio radicale della politica dell’immigrazione, non solo quella italiana, ma anche quella europea».
«Facciamo salire alta la nostra rabbia in questo momento».
Nessuno lascia casa sua

Donatella Corti referente di Libera Valle d’Aosta ha letto la poesia Casa, della poetessa britannica di origine somala Warsan Shire e una donna straniera con una bambino per mano e uno nel passeggino, fermatasi ad ascoltare, a stento ha trattenuto le lacrime.
«A casa ci voglio tornare,
ma casa mia sono le mandibole di uno squalo.
(…)
Nessuno lascia casa sua
se non quando essa diventa una voce sudaticcia
Che ti mormora nell’orecchio
Vattene,
scappatene da me adesso
non so cosa io sia diventata
ma so che qualsiasi altro posto
è più sicuro che qui».
(erika david)
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