Siccità: lo stock nivale migliora del 40% ma l’emergenza non è scongiurata
Siccità: lo stock nivale migliora del 40% ma l’emergenza non è scongiurata.
Fiumi e falde in sofferenza e l’acqua dal rubinetto non si può dare per certa.
Non siamo in Sicilia a Ferragosto ma è la fotografia, a metà marzo, di una parte importante del bel Paese che delinea scenari preoccupanti per la prossima estate.
La Giornata mondiale dell’acqua è l’occasione per ribadire l’urgenza di arginare la crisi idrica mondiale e frenare i cambiamenti climatici.
I dati del CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, mettono sotto osservazione quattro regioni: Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Marche.
Secondo il CNR, una percentuale di italiani tra il 6 e il 15% vive in un territorio con siccità severa o estrema.
Le temperature miti del mese di febbraio hanno ulteriormente assottigliato il manto nevoso. La scarsa entità delle precipitazioni e l’anomalo innalzamento delle temperature hanno determinato e determinano difficoltà negli approvvigionamenti irrigui e potabili.
Sono oltre una quindicina i sindaci valdostani che hanno firmato ordinanze in materia di emergenza idrica, invitando a un uso responsabile dell’acqua ma anche chiudendo fontanili o diminuendo la portata attraverso la regolazione dei rubinetti degli acquedotti.
Buona notizia: lo stock nivale migliora
Ma, forse a sorpresa, c’è una buona notizia.
Merito di un marzo pazzerello – come recita la nota filastrocca – con piogge e neve caduta abbondante.

«In termini di numeri diciamo che la situazione è meno critica di quella prospettata qualche settimana fa – spiega l’esperto dell’Arpa Edoardo Cremonese -.
Stiamo concludendo i controlli di alcuni modelli, ma le precipitazioni dei giorni scorsi hanno permesso di ridurre il deficit al -20%».
Poco più di un mese fa, l’Arpa stimava il valore dello stock nivale (Snow Water Equivalent, cioè il livello di acqua nella neve, che determina la portata dei corsi d’acqua durante i mesi estivi) su un valore inferiore del 60% rispetto alla media dell’ultimo decennio.
A un passo dall’emergenza quindi, considerato che la situazione è del tutto simile allo scorso anno con l’ulteriore aggravio di avere alle spalle un anno tanto siccitoso.
L’emergenza non è scongiurata
«Non significa che la carenza idrica non rimanga in primo piano – puntualizza Cremonese -.
La neve caduta a quote elevate si accumula e lì rimane, mentre alle quote più basse, fino a 2000-2500 metri abbiamo notato una neve molto più bagnata.
Ora dipenderà dalle temperature capire se la neve avrà il tempo di trasformarsi e diventare ‘serbatoio’ oppure se comincerà a fondere.
Non rispecchierà le aspettative della gente, rispetto a una stagione mite e bucolica, ma una primavera eccezionalmente fredda e piovosa sarebbe provvidenziale».
Pioggia e neve caduta nei giorni scorsi hanno favorito la dorsale Nord mentre la parte orientale è stata meno fortunata – precisa Cremonese -. Il bacino del Gabiet ad esempio presenta una criticità molto più marcata rispetto al bacino di Valpelline.
Tuttavia, secondo il ricercatore dell’Agenzia regionale per la Protezione Ambientale, è ancora presto per fare previsioni: «il massimo accumulo di acqua nella neve si registra in generale nella seconda parte del mese di aprile, solo tra un mesetto avremo il quadro attendibile dello stock di acqua disponibile in estate».
Nella foto in alto uno scatto delle abbondanti nevicate di metà marzo a Cervinia (foto FB Cervino Ski Paradise
(cinzia timpano)
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