Mamme stanche: in soli 3 mesi, 23 si sono dimesse dal proprio lavoro
Mamme stanche: in soli 3 mesi, 23 si sono dimesse dal proprio lavoro.
Mamme troppo stanche e una genitorialità condivisa ancora lontana.
I dati: 46 dimissioni in 3 mesi
Nei primi tre mesi del 2023 sono 46 le lavoratrici madri che hanno presentato le loro dimissioni.
I padri sono 23.
Tra le donne, nella metà dei casi – 23 – le dimissioni sono motivate dall’assenza di parenti di sostegno, dal mancato accoglimento del bambino al nido e per le condizioni di lavoro gravose o difficilmente conciliabili con le esigenze di cura dei figli.
Dimissioni anche tra i papà
18 dei 23 casi di dimissioni tra i padri è per il passaggio a un’altra azienda e in 3 casi le motivazioni sono da ricondursi alla mancata possibilità di conciliare le necessità familiari.
I dati: le dimissioni nel 2022
Nell’anno 2022 – secondo i dati dell’Ispettorato del Lavoro, le lavoratrici madri che si sono dimesse sono state 130, i padri 60.
62 dei 130 casi di dimissioni di mamme, sono motivate dall’assenza di parenti di sostegno, dal mancato accoglimento al nido, per le condizioni di lavoro gravose o difficilmente conciliabili con le esigenze di cura dei figli e dall’incidenza elevata dei costi di asilo nido o baby sitter.
Festa della mamma per riflettere
Numeri, che non solo per l’occasione della Festa della mamma, fanno pensare.

«Sono numeri che confermano la condizione di disparità che interessa tante mamme che non hanno aiuti per la cura e l’educazione dei figli o perchè i servizi alla prima infanzia sono troppo onerosi per il bilancio familiare e che sottointende un altro grande tema d’attualità, quello di una genitorialità condivisa che nel modello sociale italiano fa ancora fatica» commenta la consigliera di parità Katya Foletto.
Precariato e retribuzioni medio-basse
Il mercato del lavoro valdostano è più femminilizzato rispetto alla media nazionale ma il precariato e le retribuzioni medio-basse rimangono a livelli altissimi.
Per ciò che attiene alle dimissioni, rendendosi conto della situazione, spesse volte, post periodo protetto della maternità, le neo mamme decidono di lasciare il lavoro.
«In alcuni settori, penso a luoghi di lavori con piccoli numeri, come gli studi dentistici, è quasi più ‘semplice’ dimettersi.
L’assenza prolungata, la necessità di sostituire la lavoratrice, l’incertezza legata all’organizzazione del lavoro al rientro, i turni orari, sono tutte considerazioni che pesano» analizza la consigliera di parità.
La conciliazione tempi di vita e lavoro
La legge 162/2021 parla dell’istituto della conciliazione; «è un preciso dovere del datore di lavoro facilitare la conciliazione dei tempi di vita con i tempi di lavoro» chiarisce Foletto.
«Di sicuro non c’è la fila di azienda che si rivolgono alla consigliera di parità per trovare conciliare i tempi di vita e di lavoro dei propri dipendenti, ma qualche azienda c’è, con grandi differenze tra chi si occupa di amministrazione e i turnisti.
Devo ammettere che le aziende medio-grandi sono più attente al welfare, magari non esclusivamente come organizzazione del lavoro ma ad esempio sostenendo la famiglia con doposcuola o centri estivi, come ad esempio fa la Cogne Acciai Speciali».
La genitorialità condivisa ancora lontana
La genitorialità condivisa sembra lontana.
«Serve una cambiamento culturale perchè nel 2023 non è più accettabile che la cura e l’educazione dei figli sia ancora quasi esclusivo compito della donna» afferma Foletto che segnala «qualche timido passo in aventi si è fatto, ma congedi e permessi per i padri, perchè possano fattivamente contribuire alla routine familiare, sono ancora una rarità».
Rete familiare più debole
Nel contesto sociale odierno bisogna poi tenere conto di una rete familiare sempre più debole; l’età media in cui si diventa genitori è avanzata e i nonni non sono più in grado di occuparsi dei bambini piccoli. Oppure, nel caso di giovani genitori, i nonni sono ancora attivi nel mondo del lavoro.
«Senza dimenticare il carico dei congedi per la legge 104 che quasi sempre grava sulle donne» puntualizza la consigliera di Parità.
«Così la famiglia non ha alternativa e spesse volte è ancora la donna a rinunciare al lavoro per occuparsi della cura ed educazione dei figli» dice Foletto.
Sostegno all’occupazione femminile
Al cambiamento culturale devono però seguire investimenti seri per il sostegno dell’occupazione femminile, a partire dalla retribuzione.
La retribuzione della donna e a fine carriera il suo importo pensionistico sono molto più bassi, proprio perchè la sua vita lavorativa è stata condizionata da part time ‘obbligati’, permessi e congedi non retribuiti.
Le mamme valdostane sono stanche
Come vede le mamme valdostane oggi la consigliera di Parità?
«Vedo donne stanche, mamme nel pieno della vita lavorativa che arrancano, costrette a rinunciare ai già risicati spazi per se stesse.
Serve una riflessione con i datori di lavori e serve una seria riflessione sul ‘cosa serve’, qual è il modello educativo di riferimento, cosa è necessario per sostenere davvero la genitorialità».
(cinzia timpano)
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