Imprese: fatturato ridotto solo per il 20% delle aziende, ma la stabilizzazione è un miraggio
«Un numero minore di imprese riduce le proprie entrate rispetto al passato, mentre gli organici aumentano, ma grazie al precariato». Sono solo alcune delle suggestioni emerge da un sondaggio tra 2364 imprese (su 12.290 totali) sullo stato di salute delle imprese Valdostane, curato dalla Chambre Valdôtaine,i cui risultati sono stati presentati mercoledì a Palazzo regionale.
Fatturato in calo solo per il 20.8%
La riduzione del proprio fatturato nel 2022, rispetto all’anno precedente, dai dati del sondaggio coinvolge solo il 20,8%delle aziende, rispetto al 42,7% che aveva segnalato una riduzione nel 2021 rispetto al 2019 (l’anno 2020 non era stato conteggiato).
Altro dato interessante è quello che riguarda la contrattualizzazione: la propensione a stabilizzare rapporti di lavoro precari è assolutamente bassa.
«Questo non ci stupisce, perché i dati Istat sottolineano come l’aumento di occupati negli ultimi anni attenga proprio a contratti non a tempo indeterminato. I settori in cui sono aumentati maggiormente gli organici delle aziende sono il turismo, i trasporti e i servizi alle persone», spiega la dottoressa Maria Angela Buffa dell’Ufficio studi della Chambre.
Interessanti anche le risposte relative all’aumento dei costi, soprattutto energetici, piombati sulle aziende nei mesi passati.
«Le conseguenze sono state soprattutto la maggiore riduzione dei margini di guadagno per 1801 aziende e l’aumento dei prezzi di vendita al pubblico dei prodotti o dei servizi per 1208 aziende» ha sottolineato ancora Buffa.
I dati, però, evidenziano anche come rimanga costante la percentuale di fornitura da energia locale (per l’83% delle aziende), rispetto a quella extraregionale (per il 17%), mentre la variazione del costo in ogni caso non è risultata differente a seconda della provenienza del fornitore.
«Aumentare la capacità di attrazione»
Fin qui i dati principali.
Ma ad aprire le danze ci ha pensato il presidente della Chambre, Roberto Sapia, che ha fatto una panoramica sulla situazione.
«La sfida più alta è di tipo culturale – ha esclamato Sapia -. È necessario migliorare la capacità di attrazione, di interesse e di influenza della Regione. Il cammino di crescita non deve essere solo del comparto economico, ma dell’intera Valle d’Aosta».
In un contesto di enormi cambiamenti e sfide internazionali, per Sapia, «la Regione potrà guardare al futuro con fiducia solo se saprà creare una catena di valori, di principi, non solo per la realizzazione dell’elettricità, ma ad esempio anche con la connessione digitale».
«Governo regionale vicino alle imprese»
A “ribattere” l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Luigi Bertschy.
«Il governo regionale è vicino alle imprese, ha intenzione di sostenere e costruire progetti solidi – ha spiegato -. Speriamo quest’anno di poter passare davvero da una legislazione di emergenza a una legislazione di programma, sono necessarie leggi che davvero sappiano raccogliere le sfide e garantire le qualità. Ci sono settori più trainanti in determinate stagioni, ma in realtà sono importanti tutti i settori, ecco perché bisogna investire a cominciare dal capitale umano».
«Fondamentale la rapidità di intervento»
Il presidente della Regione, Renzo Testolin, ha aggiunto.
«È fondamentale la rapidità di intervento – ha esclamato -. Significa comprendere come le emergenze e le necessità dell’anno scorso non siano le stesse rispetto a quest’anno, le richieste cambiano rapidamente con il trascorrere dei mesi».
Per Testolin, infatti, risulta evidente «dalla sala di oggi come la Valle d’Aosta sappia essere sistema con la presenza contemporanea di tanti elementi differenti».
La crisi demografica
La Regione viene anche analizzata da Giacomo Giusti, analista del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, che descrive la crisi demografica.
«Il dibattito esisteva già nel 2019, ma ora il tema è giustamente entrato nell’attualità della discussione e del confronto – ha illustrato -. Il calo regionale è cominciato a metà dello scorso decennio dopo 15 anni di relativa espansione. In 4 anni è come se la Valle d’Aosta avesse perso due comuni come Nus e Valtournenche».
Poi una previsione che fa riflettere.
«Nel 2070 arriveremo a 95 mila abitanti, ma non è solo un problema di quel futuro momento, ma del percorso verso quella data».
«Retribuzioni cresciute più lentamente in Valle»
Giusti però si sofferma anche sulla stretta attualità.
«Le retribuzioni lorde pro capite sono cresciute più lentamente in Valle d’Aosta che in Italia, la Valle era al primo posto e ora è ottava a livello nazionale – ha concluso -. Come ritmo di crescita tra il 1995 e il 2021 è stata ultima e questo dato in un contesto molto basato sul mercato interno diviene rilevante».
(luca mauro melloni)
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