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Condominio all’Arco: Comune di Aosta contro il progetto, ma con le mani legate

L'iniziativa della Lega trova la sponda (solo verbale) anche della maggioranza; la questione approderà anche in commissione e sarà richiesta la revisione di Legge Casa e Legge 11

Condominio all’Arco: Comune di Aosta contro il progetto, ma con le mani legate
Un rendering del condominio che dovrebbe sorgere all'Arco d'Augusto

C’è anche la richiesta di un parere legale dal parte del Comune di Aosta nella telenovela dell’ormai famigerato Condominio all’Arco d’Augusto, che peraltro ha visto schierata, anche se non apertamente, la quasi totalità del consiglio contro l’opera, ma soprattutto contro la Legge casa, che di fatto toglie ogni potere di veto.

Questo quanto emerso dalla mozione presentata dalla Lega, che chiedeva di portare in commissione tutto l’iter legato all’immobile, ma soprattutto alla maggioranza di esprimere un proprio parere.

Il progetto del Condominio all’Arco

Ma facciamo un passo indietro.

Il vituperato condominio è un progetto targato Copaco di rifacimento degli immobili abbandonati, che si trovano all’angolo tra via Sant’Anselmo e via Ex Prato Fiera, con affaccio sul principale monumento della città.

L’intervento richiede la demolizione degli edifici (a esclusione di quello che ospitava il tabacchino, in quanto edificio classificato di pregio, che verrà restaurato).

Il nuovo complesso sarà composto da due corpi.

«Un basso edificio con destinazione commerciale e un fabbricato più consistente che si svilupperà su due piani interrati, un ampio piano terra con destinazione commerciale, tre piani a destinazione residenziale che si estenderanno solo nella parte centrale del lotto e un ultimo piano nel sottotetto, più contenuto, sempre residenziale, che risulterà arretrato rispetto ai tre piani inferiori» aveva spiegato l’architetto di Copaco, Nicole Salvatore.

Togni: «Strada segnata dalla commissione edilizia»

A presentare la mozione per chiedere di discutere in commissione è stato il capogruppo della Lega, Sergio Togni, che ha portato l’argomento «per la prima volta in aula» e ha ricordato tutto l’iter, caratterizzato da tre pareri negativi della commissione edilizia aostana, nonostante il via libera della Soprintendenza.

«Iter così lunghi portano allo sfiancamento dei privati – ha esordito Togni -, ma il normale cittadino, che si vede fare le pulci magari per l’apertura di una finestra, si chiede come mai si sia arrivati a questo. La Soprintendenza ha permesso di arrivare a questa trasformazione e oltre il suo parere rimane solo il ricorso al Tar, ma credo che la commissione edilizia abbia rappresentato il pensiero del normale cittadino».

Da qui la richiesta di approdare in commissione e la conclusione.

«Nessuno mi pare contento di un condominio con questo tipo di impatto in un’area così di pregio – ha concluso -. Si rispetti il privato, ma si capisca se ci sono margini per andare incontro al parere della commissione. Non fermiamoci al parere legale, la strada è stata tracciata dai tre pareri negativi».

L’assessore Loris Sartore

L’assessore alla Pianificazione territoriale, Loris Sartore, ha ripercorso tutto il procedimento, ricordando poi come tutta l’area dell’Arco verrà «riqualificata e ripensata», ma ha anche sottolineato come le previsioni del Piano regolatore si «fermano di fronte a norme di rango superiore come la Legge casa».

Una legge che in Valle è stata resa strutturale, ma che non piace al Comune.

«Possiamo intervenire solo per attività non soggette a vincoli – ha esclamato Sartore -; sul resto prevale il parere della Soprintendenza. Questa è la situazione e non ci piace, perché i comuni hanno margini ristretti per esprimere pareri».

Ed ecco la volontà di chiedere una revisione della Legge casa.

«Questo caso ha messo in evidenza tutti i limiti – ha continuato Sartore -. Non nego i lati positivi, ma bisogna individuare dei criteri oggettivi per declinari i diversi aspetti della legge, soprattutto in materia di ampliamento, trovando un punto di incontro tra esigenze private e tutela del patrimonio».

Deciso a non entrare nel merito dell’iter, l’assessore ha poi concluso.

«Il procedimento è in corso, ma non prevede l’intervento dell’organo di indirizzo politico – ha spiegato ancora -. Oltre ad aspetti della Legge casa, bisognerà intervenire anche sulla Legge 11 per l’iter relativo al rilascio dei permessi di costruire. I comuni devono riacquistare competenza di governo del territorio».

Area Democratica: «Siano rispettate le destinazioni d’uso»

Diego Foti (Pcp), a nome di Area Democratica, ha tirato i primi veri strali sul progetto.

«Con tutto il rispetto per i richiedenti e gli uffici, esprimo un parere negativo su questo progetto – ha tuonato -. Il mio parere conta come il due di picche, ma è allineato alla commissione edilizia. Mi chiedo se un palazzo alzato di due piani possa essere consono in quella zona, come mai ci sia stata una deroga sul tetto in lose e se le destinazioni d’uso siano rispettate».

Giordano: «Con un parere legale così, non sarei sereno»

Ha rivelato aspetti non noti il consigliere del Carroccio, Bruno Giordano.

«Il Consiglio non si può trincerare dietro la legge senza tenere conto dello spirito della stessa – ha esordito -, altrimenti mi dovete spiegare chi e perché ha chiesto pare legale al Celva».

Parere che Giordano ha potuto leggere.

«Per fortuna sono in opposizione – ha ironizzato -, ma se ricevessi un parere così non sarei così sereno ad apporre qualsivoglia firma».

E ha continuato.

«Ricreare la commissione edilizia è un atto politico, ma intendiamo difenderla o prendiamo atto che la Soprintendenza bypassa tutto? – ha continuato -. Le cose, però, vanno fatte con urgenza, perché gli investitori privati stanno perdendo di intesse. Ci sono già pre-contratti sul canone di affitto e capite che ogni mese che passa è un punto interrogativo in più».

Protasoni: «D’accordo con la commissione edilizia»

Fabio Protasoni, capogruppo di Pcp, ha confermato l’accordo con la posizione della commissione edilizia.

«Questo progetto ha messo in allarme noi e i cittadini – ha spiegato -, perché apre una debolezza nel ruolo degli enti locali. Da questo consiglio deve uscire un messaggio di richiesta di riforma della legge».

E ha esternato la propria posizione.

«Siamo d’accordo con le osservazioni della commissione edilizia, salvo che la parola che conta ce l’ha la Soprintendenza – ha concluso -. Anche se non si può immaginare che un diritto di un privato possa essere ignorato».

Favre: «Abbiamo pochi margini»

Ha tirato le fila Renato Favre (Forza Italia).

«Mi pare di capire che margini ne abbiamo ben pochi – ha dedotto -. L’unico punto fermo è che il nostro potere è molto limitato e pare che la Soprintendenza non possa essere contrastata da nessuno; forse su questo dobbiamo lavorare. Anche in commissione saremmo dei convitati di pietra».

Girardini: «Le critiche ricadranno sul Consiglio»

«Il primo a essere criticato sarà questo Consiglio – ha sottolineato Giovanni Girardini (Renaissance) -. È deprimente che non si abbia il potere di dire nulla. È importante almeno far sentire la campana di questo consesso, che non è disponibile a subire le scelte».

La vice sindaca: «Fiducia nella commissione edilizia»

«Non ci sarà nessuna chiusura da parte nostra, finito l’iter porteremo tutto in commissione – ha concesso la vice sindaca Josette Borre -. Ma ribadisco pubblicamente la piena fiducia nella commissione edilizia».

(alessandro bianchet)

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