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  • Scuola: Avier inaugura il nuovo plesso intitolato al compianto sindaco Walter Riblan
    Scuola
    di Luca Mercanti  
    il 11/09/2023

    Scuola: Avier inaugura il nuovo plesso intitolato al compianto sindaco Walter Riblan

    Un lunedì 11 settembre speciale per i bambini dell'Infanzia e della Primaria

    Inaugurazione speciale questa mattina, 11 settembre, del nuovo anno scolastico. Ad Arvier il suono della prima campanella è coinciso con l’inaugurazione della nuova scuola intitolata al compianto sindaco Walter Riblan.

    Alla presenza del presidente della Regione, Renzo Testolin, degli assessori regionali all’Istruzione, Jean-Pierer Guichardaz e Davide Sapinet (Opere pubbliche) con la sovrintendente Marina Fey, di consiglieri regionali il sindaco di Arvier Mauro Lucianaz e quelli di Aymavilles, Loredana Petey e Introd, Vittorio Anglesio si è tenuta la consueta cerimonia d’inizio anno.

    I bimbi dell’Infanzia e della Primaria hanno deliziato i presenti con canti e balli. 

    Il discorso dell’Assessore

    “A voi tutti va un ideale abbraccio, mio e dei miei colleghi di giunta, del Consiglio regionalee di tutta la Sovrintendenza, e un incoraggiamento sincero, perché siete voi, la cosiddetta “comunità educante”, che ci stimolate a lavorare per mantenere adeguato il livello dell’offerta scolastica e soprattutto la motivazione, che alle volte una burocrazia, sinceramente faticosa, fa scricchiolare un po’”, ha detto Jean-Pierre Guichardaz.

    “Oggi, in questo primo giorno di scuola, cari bambini, lasciatemelo dire: non siete qui in veste di “studenti”, ma siete ciascuno di voi la festeggiata e il festeggiato di una bellissima festa: la festa del primo giorno di scuola, appunto. La scuola deve essere un luogo in cui ciascuno di voi si sente accolto con affetto e tenerezza, come lo sarebbe in una famiglia. La scuola deve essere un posto nel quale imparare cose bellissime e interessanti, ma soprattutto in cui vi dovete sentire bene, in cui vi dovete sentire anche liberi di essere voi stessi, liberi di esprimere i vostri sentimenti, la vostra gioia e magari anche le vostre tristezze.   Mi raccomando, non dovete vivere la scuola come una gabbia che vi rinchiuderà per i prossimi giorni fino al termine dell’anno scolastico!

    Allora, bambini, proviamo a fare un esercizio di immaginazione: pensate per un momento la scuola, la vostra scuola, come un luogo senza muri, senza oggetti, senza banchi, senza cattedra, immaginatela come un bel prato, enorme, sempre verde, con l’erbetta morbida e appena tagliata, e sopra un bel cielo azzurro e un sole meraviglioso che vi guarda e che vi fa sentire al calduccio e ben protetti. Qui in Valle abbiamo anche le nostre belle montagne: chi vuole può immaginarle parte del panorama, oltre al nostro prato verde e morbidissimo.

    Come vi sentite? Vi piace questo esercizio da primo giorno di scuola? Ecco, questa immagine che nelle vostre testoline avete pensato, e che sarebbe bello la pensaste così ogni giorno da qui fino alla fine dell’anno scolastico, deve essere la vostra e la nostra scuola: un luogo aperto, dove si respira aria buona, un luogo dove non ci sono mura e inferriate, dove ci si sente protetti e al calduccio e soprattutto dove ci si sente accolti, amati e rispettati.

    A questo punto le maestre (anche i compiti, perché no!), gli oggetti, gli arredi, non saranno altro che il segno visibile di una scuola che vuole solo il vostro bene, di una scuola che desidera vedervi crescere sereni e soprattutto illuminati dalla luce meravigliosa della conoscenza.

    Perché imparare non deve essere una cosa brutta, un dovere, ma qualcosa di bellissimo: un regalo che ogni giorno le vostre maestre vi fanno, come se voi foste, appunto, i festeggiati di un compleanno che dura ogni giorno duecento giorni, che è più o meno la durata di un anno scolastico.

    E a quel punto anche le regole su come stare in classe, su come comportarsi durante l’intervallo, durante la refezione, su come fare i compiti, sugli orari, tutte quelle cose che alle volte vi fanno sentire la scuola come un momento faticoso della vostra giornata, diventeranno parte di quel meraviglioso luogo nel quale trascorrerete tantissimo del vostro tempo da qui a giugno e non vi peseranno per niente. Anzi le accoglierete come buone e giuste, perché il rispetto delle regole e dei vostri piccoli doveri è qualcosa che fa stare tutti più sereni e tranquilli, che fa vivere meglio la scuola e che rende migliore il rapporto con i vostri compagni e con gli insegnanti Per noi che viviamo in un bel posto, in una meravigliosa regione, la scuola appare come una cosa normale, dovuta, scontata. Eppure non è così ovunque: pensate, cari bambini e cari genitori, a che cosa succede in alcuni luoghi del mondo dove la scuola è preclusa ai bambini (che magari sono costretti a lavorare sin da subito, al posto di imparare…), alle bambine (in alcuni luoghi le femminucce non hanno gli stessi diritti dei maschietti e la scuola viene loro impedita per l’idea che l’istruzione debba spettare solo ai maschi, in quanto “esseri superiori”, sostengono loro…). E che dire di quei luoghi dove la povertà estrema, le guerre, i cataclismi climatici e ambientali fanno finire la scuola in fondo alle classifiche delle priorità.

    O, e spesso non ci si pensa, che dire di quei regimi che fanno andare avanti solo i più dotati, precludendo ogni possibilità di accesso all’istruzione a tantissimi bambini e ragazzi considerati non all’altezza dell’investimento,  precludendo quindi la possibilità, che poi è l’essenza della libertà individuale, di scegliere che cosa fare quando ci si avvia ad essere adulti, quale ruolo avere nella società; e non parlo solo di luoghi in cui vi sono regimi totalitari che costruiscono macchine umane ad uso e consumo delle necessità e della ragion di Stato e della propaganda, ma anche di stati cosiddetti democratici che applicano criteri di selezione impietosi nella convinzione che i più deboli, o quelli che appaiono tali, debbano essere relegati a ruoli e a compiti minori e marginali.

    In Valle D’Aosta abbiamo scuole belle, sicure, colorate, attrezzate (ogni anno stanziamo risorse enormi per assicurare il livello delle nostre strutture e dotazioni: parlo di decine di milioni di euro per la costruzione di nuovi edifici o porzioni di edifici e la manutenzione dell’esistente), abbiamo una rete di scuole sparse sul territorio che credo sia unica, assicuriamo l’offerta formativa anche nei luoghi più remoti: quest’anno abbiamo aperto classi con tre bambini, per dire lo sforzo dell’amministrazione e del sistema scolastico, e i nostri numeri per classe sono mediamente più bassi dei famosi 25/28 alunni che altrove sono riferimenti quasi sempre normali e utilizzati per l’assegnazione dei docenti, assegnazione che qui si fa annualmente con continui aggiustamenti in corso d’opera (come ci insegna la nostra bravissima Sovrintendente!) e che nel resto d’Italia avviene ogni triennio, e chi si è visto si è visto!  E dunque si va a scuola e i genitori consegnano fiduciosi i propri figli agli insegnanti all’inizio delle lezioni ogni sacrosanta mattina, non sempre riflettendo sul fatto che il sistema scolastico valdostano è un unicum per qualità e impegno; è un sistema peculiare, non solo per la nostra particolarità linguistica che ci differenzia dal resto del Paese, ma anche per la nostra diffusa capillarità sul territorio, per il sistema dei moduli nelle scuole elementari (che assicura una situazione più personalizzata e che è caratterizzante della Valle D’Aosta), per la nostra scuola dell’infanzia, che sappiamo non essere obbligatoria, ma che qui in Valle rientra a pieno titolo nel sistema dell’Istruzione tanto da coinvolgere praticamente la totalità dei bambini della fascia 3/6 anni.  E permettetemi di soffermarmi un attimo sul tema dell’inclusività dei più fragili, che qui da noi è davvero un punto di forza e di orgoglio: pensate che solo quest’anno gli operatori di sostegno assicureranno 8500 ore di supporto alla settimana a insegnanti, bambini e ragazzi: siamo passati da poco più di 3,5 milioni di € stanziati per gli operatori di sostegno nel 2017 a circa 11 milioni nell’anno scolastico in corso. Una cifra incredibile, che va a sommarsi al costo del personale docente (e in più sono tantissimi anche gli insegnanti di sostegno); dati questi che ci raccontano di una scuola e di una politica (diciamocelo!) attenta ai bisogni dei più fragili, e alla qualità dell’insegnamento anche per gli studenti che non necessitano di progettualità differenziate (per il fatto che il supporto agli insegnanti NON di sostegno consente una qualità dell’istruzione complessiva più adeguata ed efficace: quando in una classe si ha un’opportuna presa in carico degli studenti con bisogni educativi speciali tutta la classe ne ha un beneficio, sia in termini di arricchimento e di sviluppo personale – la vicinanza e la frequentazione di bambini più bisognosi di assistenza e sostegno genera meccanismi di solidarietà, di tolleranza, di empatia, che nella vita sono spesso il segreto del successo personale e dell’accettazione sociale – sia in termini di acquisizione di competenze. Vorrei dire un milione di cose in questo primo giorno di scuola, ma mi rendo conto che il tempo e la soglia di attenzione e di pazienza non sono illimitati, lasciatemi però ricordare ancora una volta tutti quei bambini che non possono andare a scuola e che avrebbero il diritto inalienabile di frequentarla e di godersela (e oggi in particolare ricordo i bambini vittime del terremoto in Marocco che sono morti sotto le macerie, e quelli sopravvissuti che probabilmente non potranno andare a scuola per lungo tempo).  E nel concludere lasciatemi ringraziare tutto il personale della Sovrintendenza (con a capo la professoressa Marina Fey) per l’enorme lavoro che fa quotidianamente per assicurare il buon funzionamento del sistema scolastico; e infine lasciatemi ingraziare ancora una volta tutta la comunità educante valdostana, che non è solo la scuola, gli insegnanti (ai quali davvero va la mia più sincera gratitudine), ma sono le famiglie, gli enti territoriali, le associazioni, le parrocchie, tutto il ricco tessuto sociale della nostra comunità, perché sono loro, siamo noi dai! a far crescere i nostri figli come cittadini consapevoli e responsabili. E poi, diamoci una pacca sulle spalle dicendoci anche che siamo poi bravi noi valdostani!”

    (re.aostanews.it)

     

     

     

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