8 Marzo, Katya Foletto: «Per la parità resta molto da fare»
L'attuale consigliera di Parità parla di diritti delle donne e lavoro, un ambiente dove le donne ancora faticano a ottenere un trattamento economico, sociale e di carriera che sia al pari degli uomini
8 Marzo, Katya Foletto: «Per la parità resta molto da fare».
L’attuale consigliera di Parità parla di diritti delle donne e lavoro, un ambiente dove le donne ancora faticano a ottenere un trattamento economico, sociale e di carriera che sia al pari degli uomini.
Qual è la situazione in Valle d’Aosta all’alba dell’8 marzo 2024?
«Come in Italia in generale, ancora non abbiamo, ovviamente, una situazione di parità di genere. Sono stati fatti dei passi avanti in merito alla legislazione con l’introduzione, ad esempio, della certificazione alla parità di genere che nasce con la legge 125/2021 e che comprende diversi item connessi alla valorizzazione del lavoro delle donne, alle retribuzioni, la progressione di carriera, la formazione e la conciliazione nel mondo del lavoro. Questa misura, che doveva essere un volano per la valorizzazione del lavoro delle donne, ancora non gira perché si fatica a farla acquisire nel tessuto principale dell’imprenditoria che sono le piccole e medie imprese».
La donna come concilia il ruolo di madre e lavoratrice?
«Nel particolare, io monitoro trimestralmente i dati delle dimissioni volontarie durante il periodo di fascia protetta, ovvero il primo anno di vita di un bambino, e i dati forniscono una fotografia ancora non così rosea. Nel 2023, ci sono state 143 lavoratrici madri e 53 lavoratori padri che hanno dato le dimissioni. Di queste donne: 51 l’hanno fatto per passaggio ad altra azienda; 4 per cambio residenza; 10 per mancato accoglimento al nido; 37 per mancanza di parenti di supporto; 3 per elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato; 27 per organizzazione condizioni di lavoro particolarmente gravose o difficilmente conciliabili con la cura della prole; 2 per il datore di lavoro non vuole/può modificare gli impegni di lavoro; 12 per altre ragioni».
Quali sono i settori in cui le donne sono più svantaggiate?
«In generale, rimangono tra i settori più svantaggiati tutti quelli per cui è previsto un orario lavorativo a turni. Il part-time rimane però in modo generalizzato un’esclusività della donna in termini di conciliazione lavoro-famiglia. Questo genera, oltre ad un immediato calo di stipendio, anche un versamento minore di contributi e quindi, in prospettiva, una pensione più bassa».
Come si sta muovendo il suo ufficio a riguardo?
«Io ho intenzione di promuovere degli incontri sulla genitorialità con diversi soggetti, tra cui consulenti del lavoro, organizzazioni sindacali e datoriali. Il tutto per promuovere il passaggio dall’idea di maternità a genitorialità. Un’altra idea che io vorrei proporre su più aziende è quella di arrivare a dei part-time condivisi tra genitori che lavorano in aziende diverse. Tuttavia, il problema è e rimane strutturale: è impossibile che una sola parte si muova per cambiare un intero sistema culturale. È necessaria una tavola rotonda tra i diversi soggetti sociali in cui poter condividere idee. Solo così si può poi cominciare a sperimentare nuove soluzioni in qualche realtà».
(ilaria colella)