Artigiani in Valle d’Aosta, Franco Pinet: «la scultura, tra libertà e bellezza»
Il Maestro artigiano di Issogne ha ricevuto il 'Prix de la Ville d'Aoste - Franco Balan', assegnato all'espositore le cui opere si distinguono non solo per il rispetto della tradizione, ma anche per un senso di ricerca e innovazione
Artigiani in Valle d’Aosta, Franco Pinet: «la scultura, tra libertà e bellezza».
Gazzetta Matin ha iniziato un viaggio per conoscere da vicino gli artigiani premiati in occasione della 1024ª Fiera di Sant’Orso.
Nadia Camposaragna curerà il tour nei laboratori degli artigiani che si sono distinti in questa edizione della Millenaria.
Dopo aver conosciuto Marcel Diemoz, Prix Don Garino; Aldo Bollon, Prix Jans con il corso di vannerie di Saint-Marcel; Michael Munari, Prix Enfanthéâtre; Luigi Marquis, Prix Berton; Ornella Crétaz, doppio premio a La Saint-Ours 2024: Prix Savt-Foire de Saint-Ours assegnato dal Savt all’opera o allo stand più originale o innovativo nel settore dell’artigianato tradizionale e che illustri meglio il mondo del lavoro e Prix Fidapa assegnato dalla Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari all’espositrice che ha realizzato l’opera più creativa e artistica, Angelo Giuseppe Bettoni, ‘Pino’ per tutti, Prix Noces d’or avec la Foire; Sebastiano Yon al quale è stato assegnato il Prix più ambito, il Prix La Saint-Ours 2024, Cristian Gallego Selles, Prix Domenico Orsi, assegnato allo scultore che ha rappresentato il concetto di dono; Davide Brusaferro, 17 anni, Prix Amédée Berthod, assegnato all’espositore più promettente con meno di 25 anni, conosciamo Franco Pinet, Prix Ville d’Aoste Franco Balan.
A vincere il Prix de la Ville d’Aoste – Franco Balan all’artigiano le cui opere si distinguono non solo per il rispetto della tradizione, ma anche per un senso di ricerca e innovazione, con la scultura Cristalli di luce, i cui vari materiali e colori restituiscono lo spirito giocoso e leggero che Franco Balan metteva nelle sue opere, è stato il Maestro artigiano Franco Pinet.
Un’opera tra astratto e concettuale
Franco, un premio che l’ha resa particolarmente felice…
«Sono contento del premio e della motivazione anche perché, tra altri riconoscimenti, questo fa più parte del mio essere scultore. L’opera, tra l’astratto e il concettuale, è tratta da una trave di noce antico, in parte lasciato originale e con tarli, in parte lavorato in modo geometrico per raffigurare cristalli di roccia i cui riflessi di luce sono rappresentati da fili colorati».
Nato a Issogne, dove vive e ha laboratorio e atelier, è sposato con Olga, ha due figlie e due nipoti.
Dopo l’avviamento agrario a Trino Vercellese, è apprendista marmista, meccanico e aiutante nel bar dei genitori a Issogne.
Dopo la naia, autista alpino a Merano (BZ), è operaio metallurgico all’Ilssa Viola di Pont-Saint.Martin fino al 1993 prima di passare alla scultura da professionista.
Come è arrivato a questa professione?
«Nel 1976 ho iniziato con Lucio Duc in uno dei suoi primi corsi di scultura qui a Issogne e, come allievo, nel 1977, ho esposto per la prima volta alla Fiera di Sant’Orso di Aosta dove l’anno dopo ricevetti il primo premio.
In quegli anni conobbi lo scultore Mario Stuffer che mi spronò da subito a scolpire ciò che più mi piaceva senza ascoltare nessuno.
Continuai poi da autodidatta con il mio banco, prima all’Arco d’Augusto poi a Porta Praetoria e dal 2000 all’Atelier des Métiers.
Ho esposto anche alla Petite Foire di Donnas e alla Pâquerette di Courmayeur, ma poche volte».
Scultura più essenziale e studi sul colore
Teso a una libertà creativa, Pinet, dagli inizi realistici-figurativi quasi primordiali, è passato a una scultura più essenziale, sinuosa e all’astratto, attraverso costante ricerca su forme, volumi, pieni e vuoti, linee e dinamicità, materiali, tecniche e studi sul colore.
«Uso pigmenti naturali che stesi si fissano penetrando molto, ma che risultano delicati, nel rispetto del legno e delle sue venature, cercando di modulare le tonalità abbinandole al meglio.
Ho frequentato, al riguardo, corsi sull’uso di colori, idropittura e colle speciali e prediligo scolpire noce, acero, tiglio in abbinamento a legni vecchi, come ad esempio per i pannelli che completo applicando la parte scolpita su una base».
Riconoscimenti e premi
Dal 1978 lo scultore ha ricevuto molti primi premi, anche in concorsi fuori Valle d’Aosta come a Bardonecchia nel 1993 e 1994 e a Rivoli nel 2001, oltre al premio speciale a Cortina nel 1988.
È stato tra i fondatori dell’Associazione ArtZapot e suo, nel 2014, è il bozzetto per il 15° Ciondolo per la vita, l’annuale progetto benefico dell’Asiv.
Nel 2003, Natività, bassorilievo in noce colorato, commissionato dalla Regione Valle d’Aosta, è donato al Papa.
Tra le numerose esposizioni, la bi-personale Au cœur du bois alla Maison du Valle d’Aoste di Parigi nel 2017 e la personale La libertà di fare, di creare, di… ad Arvier nel 2018.
Nel 2022 la tavola Giochi all’aperto è tra i premi acquisto scelti dalla Regione Valle d’Aosta.
L’esperienza della Bottega Scuola e la libertà del fare
Poco dopo l’istituzione della Bottega Scuola, ha anche insegnato…
«Fino al 2010 perché quando si va in pensione non si può più tenerla, pur rimanendo maestri artigiani.
Ora mi diverto e, non avendo più pensieri legati in qualche modo al mercato che portava a incontrar più il gusto del pubblico, realizzo ciò che voglio; come l’astratto, che in verità ho sempre fatto ispirandomi ad avanguardie artistiche tra cui il futurismo.
Come nasce l’idea
Per i soggetti da realizzare, lo spunto può arrivarmi magari da un segnale stradale, da una persona o da una pianta rotta.
Elaboro poi l’idea e la progetto attraverso il disegno per il quale ho avuto sempre una passione».
Alcuni suoi soggetti, bassorilievi o opere a tuttotondo, compongono serie tematiche…
«Una serie l’ho dedicata agli affreschi nelle lunette del Castello di Issogne e una ai musicisti perché ogni strumento musicale è legato al movimento e alle singolari pose e particolari di chi lo suona. Aspetti che mi interessa molto rappresentare».
Libertà espressiva e bellezza
Cosa ricerca nella scultura?
«La libertà espressiva e, in ogni opera che realizzo, la funzione essenziale che, per me, dev’essere quella di abbellire lo spazio, privato o pubblico che sia, ma anche la verticalizzazione e la spazialità, come ad esempio ho fatto per Cristalli di Luce e Buco nello spazio».
Nel tempo è cambiato più lei o la Fiera di Sant’Orso?
«In modo diverso penso tutti e due – dice sorridendo -, ma il merito del miglioramento raggiunto dalla Fiera è degli artigiani e di chi tramanda l’essere “artigiano” con l’insegnamento.
Come passa il tempo fuori dal laboratorio…
«Con mia moglie faccio il nonno e vivo la montagna in modo semplice, camminando qui sopra a Issogne o nel Parco Naturale del Mont Avic e vado a funghi… quando ci sono».
(nadia camposaragna)