Artigiani in Valle d’Aosta, Romano Hugonin: «il mio hobby profuma di libertà»
L'artigiano di Verrayes che predilige la tornitura ha meritato la menzione al Prix Pierre Vietti che ha vinto in altre due occasioni
Artigiani in Valle d’Aosta, Romano Hugonin: «il mio hobby profuma di libertà».
Dopo aver concluso il viaggio nei laboratori degli artigiani premiati alla 1024ª Fiera di Sant’Orso, proseguiamo con gli artigiani che hanno meritato le menzioni.
Prix Pierre Vietti: il ruolo della donna nella comunità valdostana
Cominciamo con la menzione Prix Pierre Vietti, assegnata dal Comité des Traditions Valdôtaines per lo studio e la ricerca storica sul tema 2024: «il ruolo della donna nella comunità valdostana».
Ricandidatosi al “Prix Pierre Vietti” dopo averlo vinto per la seconda volta nel 2023, Romano Hugonin, quest’anno, ne ha ricevuto la menzione.
Romano, il tema di quest’anno era un riconoscimento al ruolo della donna nella comunità valdostana di un tempo…
«Ho interpretato il tema raffigurando nell’opera lignea un falcetto a manico corto (faunceuille in patois
locale) per ricordare il prezioso lavoro delle contadine e, anche se non ho vinto il prix, la menzione mi ha fatto piacere lo stesso».
I Prix Vietti per il porta fontine e per la scultura con i tre lupi
I precedenti “Prix Pierre Vietti”, invece, li ha ricevuti per quali sculture?
«Cinque anni fa per il porta fontina (isée) in abete, legno neutro, inodore, leggero e facile da trovare nel nostro Comune, dopo essermi informato dal vicino di casa che nei periodi d’alpeggio trasportava fontine.
L’anno scorso sul tema Les animaux sauvages de la Vallée d’Aoste et leur protectionn per la scultura con tre lupi in pietra ollare inseriti in una radice di rovere con un fungo parassita la cui forma ricordava la luna piena».
Un po’ di vita vissuta
Nato a Verrayes, dove in frazione Rapy vive e ha il laboratorio, dopo la naia nell’8ª batteria, divisione contraerea Caserma Chinotto di Vicenza, è meccanico motorista, edile e manutentore alle Terme di Saint-Vincent.
Ora in pensione, Hugonin con la moglie Milva, originaria d’Antey, è genitore di Christian e Annalisa.
«Ho fatto anche il pizzaiolo a Courmayeur.
Con l’amico guida alpina Ottone Clavel si andava in montagna e una volta si unì al nostro gruppo Walter Bonatti per salire alla cima del piccolo Monte Bianco.
Dal 1994 al 2000 ha poi gestito l’agriturismo La mère Louise a Champlong (Verrayes) e cucinavo come ho fatto per vari anni anche per gli eventi della nostra Pro loco, insieme a vari cuochi tra cui l’indimenticato Attilio Chapellu».
Dalla tornitura del ferro…
Ma la passione per la lavorazione del legno viene da lontano…
«Dopo la scuola dai Salesiani a fine anni ‘70 come congegnatore meccanico, ho iniziato a tornire il ferro e più avanti il legno, frequentando anche i corsi di Leandro Podda a Saint-Vincent di intaglio decorativo a punta di coltello e di scultura e uno di vannerie. La tornitura, però, resta la mia principale passione».
Realtà rurali d’antan
Che tipo di soggetti preferisce realizzare?
«Premesso che l’impegno maggiore è sempre quello di trovar il pezzo di legno più idoneo da lavorare, scolpisco realtà rurali valdostane d’antan e realizzo soggetti o li tornisco, come ad esempio il “Lo Fléyé”, la “choppa” da vino o lo sgabello per la mungitura (etzan) con il sedile in salice e la gamba in maggiociondolo per il quale, alla Mostra-concorso 2023, ho vinto il primo premio, tanto inaspettato quanto gradito, come l’apprezzamento che il compianto Livio Charbonnier fece una volta su un mio pezzo».
La prossima Mostra Concorso
Parteciperà alla prossima Mostra-concorso ad Aosta dal 20 al 28 luglio?
«Sì, nelle categorie attrezzi agricoli, tornio e giocattoli.
Lavorare il legno per me è un hobby bellissimo. Si crea in libertà, da soli con i propri pensieri. Un mondo a parte».
La sua prima volta alla Millenaria?
«A più riprese. Nei primi anni ’90 con la scuola di intaglio, poi per qualche anni da inizio anni 2000 quando fui premiato per la tornitura e, qjuindi, dal 2015 quando con mio figlio, dopo i suoi studi di falegnameria anche lui dai Salesiani, si è deciso di esporre uno accanto all’altro i suoi mobili e i miei lavori torniti, prima in via Guido Rey ora in via Monseigneur des Sales.
A volte ci aiutiamo per qualcosa che può servire a uno dei due, ma facciamo anche un po’ di sana competizione – dice sorridendo».
Che esperienza è per lei la Fiera?
«La Fiera ha esercitato su di me sempre un certo fascino.
Da espositore fa piacere che vengano gli amici a trovarmi e quando il lavoro viene scelto, comprato, anche se io non son tanto venditore».
Ha praticato in passato diversi sport…
«Tra questi lo sci-alpinismo e la discesa, lo tsan nel Verrayes partendo come juniores e fino ai primi anni ’80 quando ancora, dopo ogni partita si andava a cena, giocatori e pubblico e a pagar il conto era la squadra ospitante.
Dalle medie anche il calcio e ricordo che a Pontey, Don Pio Aguettaz, dopo la spaghettata ci portava all’area Acli dove spesso,
cadendo, ci pungevamo con i ricci visto che il campo era sotto ai castagni.
Ora tra impegni familiari e artigianato, curo l’orto, vado a funghi e mi piace camminare in montagna».
(nadia camposaragna)