Abusi sul padrone di casa a Cogne, l’imputato: «I rapporti erano consenzienti, qualsiasi luogo gli andava bene»
Il 58enne nisseno ha reso spontanee dichiarazioni nel corso dell'udienza
«I rapporti sessuali erano consenzienti, per lui ogni luogo era adeguato per farlo». Lo ha detto in aula il 58enne siciliano a processo per violenza sessuale ai danni del padrone di casa, un 65enne di Cogne. I fatti risalgono al periodo tra la seconda metà del 2023 e la primavera del 2024.
Il tribunale, nei confronti dell’uomo, difeso dall’avvocato Massimiliano Bellini, ha disposto la perizia psichiatrica. Ordinata anche la riproduzione integrale su dispositivi elettronici dei filmati alla base dell’imputazione. Il processo è stato aggiornato al 4 giugno per il conferimento degli incarichi.
La versione dell’imputato
Il 58enne, che era stato arrestato a marzo 2024 insieme alla moglie (che poi si è tolta la vita in carcere), ha reso spontanee dichiarazioni davanti al collegio composto dal presidente Giuseppe Colazingari e dai giudici a latere Marco Tornatore e Maurizio D’Abrusco.
«Ho conosciuto il padrone di casa attraverso un annuncio sul sito del turismo di Cogne – ha affermato -. Avevo esigenze di lasciare Caltanissetta perché pressato da una situazione mafiosa. Inizialmente alloggiavo nella mansarda, poi ho scoperto che aveva a disposizione altri appartamenti. Inizialmente, alla mia richiesta di poter andare in affitto lì, accampava delle scuse. Poi, di punto in bianco, mi ha dato la disponibilità».
La versione dell’imputato
Il 58enne ha aggiunto poi altri dettagli alla sua versione dei fatti. «Lui veniva a casa mia a qualsiasi ora per i lavori, ma si fermava anche a mangiare – ha detto -. Mi ha portato anche nella sua stanza diverse volte per avere rapporti sessuali. Ho messo le telecamere dentro casa e non le ho mai nascoste. Una volta si è sfogato, ha pianto, secondo lui la moglie aveva un’altra persona e si sentiva oppresso. Cambiava continuamente modi di fare, ha lasciato casa mia tranquillo e poi è andato a denunciarmi».
Gli altri testimoni
La difesa ha citato tre imprenditori valdostani che hanno eseguito lavori nell’appartamento. Due di questi hanno riferito di conoscere la persona offesa «da una vita» e che mai avevano sentito lamentele sue riferite all’imputato e alla moglie.
È stata sentita anche la psicologa e psicoterapeuta che ha seguito il nisseno in seguito al suicidio della consorte. Secondo la professionista, l’uomo è affetto da un disturbo delirante di tipo persecutorio.
(t.p.)