Lega, Salvini serra i ranghi: Vannacci e Sardone vice
Milano, 15 mag. (askanews) – Matteo Salvini chiude la stagione congressuale della Lega con la nomina dei nuovi vice segretari e, serrate le fila del partito, rilancia le partite con gli alleati: pace fiscale e Regionali su tutte, ma anche questioni più contingenti, come il decreto Infrastrutture (slittato al Cdm di lunedì) e il dl cittadinanza.
Al Consiglio Federale di oggi viene ufficializzata la cooptazione di Roberto Vannacci nei vertici del partito, come previsto dal congresso di Firenze che ha portato a quattro i vice del segretario azzerando al tempo stesso l’anzianità di tesseramento necessaria. Il neo tesserato generale può quindi essere nominato vice di Salvini, insieme ai riconfermati Claudio Durigon e Alberto Stefani. Ma un riequilibrio serviva anche in Lombardia, dopo il congresso regionale che ha visto imporsi Massimiliamo Romeo.
La scelta è ricaduta sull’eurodeputata lombarda Silvia Sardone, campionessa di preferenze sia da consigliera comunale a Milano prima che a Bruxelles dopo. E gradita al segretario della Lega Lombarda, che già aveva puntato su di lei all’ultimo congresso per farla entrare in Consiglio Federale. Un ramoscello d’ulivo dopo le tensioni del congresso lombardo, che ha reso però d’obbligo il “sacrificio” di Andrea Crippa, visto che i quattro vice devono provenire da quattro regioni diverse. Per Crippa ci sarà comunque un ruolo “di primo piano nel partito”, assicura Salvini: si parla di una figura al momento non prevista nell’organigramma leghista, che qualcuno definisce “coordinatore delle segreterie regionali”.
Ridefiniti gli assetti del partito, Salvini può rilanciare le sfide interne alla maggioranza, a partire dalla pace fiscale: una nota della Lega la definisce “irrinunciabile”, e il consiglio federale dà dunque “mandato pieno” allo stesso Salvini e al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (intervenuto sul tema nella riunione) a “discuterne con gli alleati”. Che da tempo, soprattutto con Forza Italia, hanno fatto sapere di avere altre priorità, ovvero il taglio dell’Irpef a favore del ceto medio.
Altro terreno di scontro, il terzo mandato: Salvini ha dovuto incassare il no della Consulta alla legge della Campania, che ha stroncato le velleità di Luca Zaia in Veneto, ma ora prova almeno a difendere le prerogative delle regioni a statuto speciale, a cominciare dal Trentino di Maurizio Fugatti: “Mi auguro che il governo non impugni la legge del Trentino”, ha ribadito il vice premier, a pochi giorni dal Cdm di lunedì prossimo che dovrà decidere se impugnare la norma. Con Massimiliano Fedriga alla finestra, pronto a correre anche lui in Friuli-Venezia Giulia per un terzo mandato se il Trentino la dovesse spuntare.
Una partita che potrebbe avere ricadute anche in Lombardia. La Lega è sicura di incassare comunque la candidatura in Veneto, ma sa che Fratelli d’Italia in cambio chiede la Lombardia. Uno scambio che però sconta una distanza temporale troppo ampia, con la regione della Rosa camuna che andrà al voto solo nel 2028, e dunque dopo le elezioni politiche che potrebbero anche stravolgere gli equilibri interni alla coalizione. Ecco allora che il sospetto dei leghisti è che Fratelli d’Italia possa alzare ulteriormente la tensione in Regione per portare prima al voto la Lombardia.