Repubblica Dominicana, il Comites rafforza i servizi per gli italiani
Milano, 24 mag. (askanews) – Quando si parla di italiani in Repubblica Dominicana, l’immagine più comune è quella del pensionato al sole. Ma la realtà è ben più complessa. Oggi la comunità italiana nell’isola caraibica è composta da imprenditori, professionisti, giovani expat, famiglie miste e lavoratori da remoto: un tessuto sociale vivo, in trasformazione, che contribuisce attivamente allo sviluppo locale. Allo stesso tempo, vivere a migliaia di chilometri dall’Italia comporta difficoltà concrete: servizi consolari a volte limitati, burocrazia intricata, sanità privata dai costi elevati, difficoltà di integrazione per i nuovi arrivati. A dare voce a questi bisogni, ascoltare e rappresentare la comunità sul territorio è il Comites della Repubblica Dominicana, presieduto da Licia Colombo. Con lei abbiamo parlato di presente e futuro degli italiani nel Paese.
Chi sono gli italiani di oggi in Repubblica Dominicana?
‘La comunità italiana in Repubblica Dominicana ha assunto negli ultimi anni un volto sempre più sfaccettato, dinamico e qualificato. Non si tratta più soltanto, come accadeva in passato, di pensionati alla ricerca di una vita serena in un clima favorevole, oggi la presenza italiana comprende un ampio spettro di profili professionali e umani, che contribuiscono attivamente alla crescita sociale, culturale ed economica del Paese. Accanto agli imprenditori del settore turistico e alberghiero, che rappresentano ancora una parte storica e consistente della comunità, troviamo una nuova generazione di italiani: giovani laureati che scelgono la Repubblica Dominicana per costruire progetti innovativi o fare esperienze internazionali, liberi professionisti che operano in ambito legale, fiscale, ingegneristico, sanitario e tecnologico, ma anche professori universitari, esperti di cooperazione, chef, artisti e tecnici specializzati.
Molti di loro sono integrati in realtà locali o internazionali, altri hanno creato imprese proprie o collaborano in ambiti strategici per lo sviluppo del Paese, contribuendo a portare il know-how italiano in contesti diversi: dall’istruzione alla formazione professionale, dalla cultura all’agroalimentare, dal design alla consulenza, non manca neppure la componente digitale: lavoratori da remoto e consulenti in smart working che, pur vivendo stabilmente qui, mantengono rapporti professionali con l’Italia e l’Europa.
Un altro dato rilevante è la crescente presenza di famiglie miste e figli di italiani nati o cresciuti nella Repubblica Dominicana, spesso bilingue e portatori di una doppia cultura che può diventare una vera risorsa, se adeguatamente valorizzata.
Non si tratta quindi di una comunità statica, ma di una presenza viva, variegata e in costante trasformazione, che merita attenzione e strumenti adeguati per continuare a esprimere al meglio il suo potenziale’.
Quali sono le criticità quotidiane che incontrano gli italiani all’estero?
‘Gli italiani che vivono nella Repubblica Dominicana affrontano difficoltà molto concrete, spesso diverse da quelle immaginate in Italia. Uno dei principali problemi riguarda l’accesso ai servizi consolari: l’Ambasciata lavora con risorse limitate e non riesce sempre a rispondere in tempi rapidi alle richieste di documenti, pratiche anagrafiche, rinnovi passaporti o iscrizioni AIRE, la distanza geografica da Santo Domingo aggrava le cose per chi vive nelle province.
Un’altra difficoltà è l’adeguamento burocratico, sia per i cittadini di nuova immigrazione sia per chi torna in Italia dopo un periodo di residenza all’estero: il riconoscimento di titoli di studio, l’omologazione di documenti sanitari, le procedure notarili, e le problematiche legate alle pensioni o ai contributi versati in Italia e qui.
Anche l’assistenza sanitaria rappresenta una criticità: i costi del sistema privato locale sono molto alti, e non sempre gli italiani conoscono le opzioni assicurative disponibili. Infine, ci sono anche aspetti legati alla solitudine, soprattutto tra gli anziani, e alla mancanza di orientamento per I nuovi arrivati, che spesso non sanno a chi rivolgersi per avere informazioni affidabili’.
Che ruolo svolge il Comites?
‘E’ qui che entriamo noi. Il Comites di Santo Domingo è un organo di rappresentanza che lavora volontariamente per rispondere ai bisogni reali della comunità, le sue attività si articolano su più livelli:
Informazione e orientamento: forniamo supporto pratico su iscrizione AIRE, rinnovo documenti, pensioni, rientro in Italia, assistenza sanitaria e altro ancora, tutto questo tramite il nostro progetto che si chiama Sportello Comites, ormai in funzione da più di un anno con risultati notevoli.
Cultura e lingua italiana: abbiamo realizzato il progetto editoriale del fumetto ‘Italiani nella Repubblica Dominicana: storie e avventure di vecchi amici’, distribuito gratuitamente nelle scuole e nei centri culturali dove si insegna l’italiano.
Biblioteca del Comites: abbiamo aperto una biblioteca con oltre 1.000 volumi, tra narrativa italiana, saggi, libri per bambini e dizionari, con l’obiettivo di promuovere la lettura e la lingua italiana.
Sanità: collaboriamo con l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO) per offrire telemedicina e seconde opinioni oncologiche, con un sistema di convenzioni con assicurazioni locali. Abbiamo inoltre stipulato accordi con assicurazioni locali per offrire assicurazini di viaggio anche per lunghi periodi e per persone meno giovani.
Ascolto e solidarietà: interveniamo nei casi più delicati, come lutti, rimpatri, richieste di aiuto sociale, siamo spesso il primo contatto umano per chi si trova in difficoltà.
Il Comites non sostituisce l’Ambasciata, ma completa il suo lavoro con una presenza costante sul territorio e una rete di relazioni dirette con la comunità’.
Lingua, cultura, identità. Come si mantengono?
‘Mantenere vivo il legame con la lingua e la cultura italiana, in un contesto come quello della Repubblica Dominicana, è una sfida quotidiana. Soprattutto per le nuove generazioni nate o cresciute qui, dove la trasmissione dell’italianità passa quasi sempre attraverso il filtro familiare: una lingua parlata a tavola, una ricetta tramandata, un racconto del nonno. È lì che si gioca gran parte della partita.
Ma la realtà è che molti bambini e ragazzi parlano solo spagnolo, o un italiano frammentario. Soprattutto nei nuclei misti, o dove manca un supporto strutturato. Non ci sono scuole italiane nel Paese, e i corsi di lingua – quando ci sono – non sempre riescono a garantire accesso, continuità, qualità.
Per questo il Comites della Repubblica Dominicana ha deciso di intervenire in modo concreto, sostenendo progetti capaci di portare cultura e lingua là dove si vive e si studia. Anche fuori dalle aule. Un esempio è il fumetto “Italiani nella Repubblica Dominicana: storie e avventure di vecchi amici”: un racconto semplice e inclusivo dell’esperienza migratoria italiana, pensato per i più giovani. Ne sono state stampate 500 copie, distribuite a scuole, università e centri culturali dove si insegna italiano.
Accanto a questo, è nata la Biblioteca del Comites, aperta al pubblico con una selezione di narrativa, saggistica, romanzi per ragazzi e dizionari. A questa si affiancano due biblioteche itineranti, una a Punta Cana e una a Bayahibe, per raggiungere anche i connazionali più lontani dalla capitale. L’idea è semplice: offrire libri gratuitamente, in modo capillare, dove spesso mancano perfino gli strumenti di base.
Il progetto si è allargato: una nuova biblioteca per bambini è stata aperta a San Pedro de Macorís, presso l’associazione Mis Pequeños Hermanos della Fondazione Rava, per portare la lingua italiana anche a chi ha meno possibilità. Un’altra è in fase di inaugurazione alla Scuola Diplomatica di Santo Domingo.
L’obiettivo è chiaro: creare strumenti utili, vicini, accessibili. Perché sentirsi parte dell’Italia, anche da lontano, non è questione di bandiere ma di occasioni. Di voci, parole e storie che continuano a passare di mano in mano’.
Quali sono le prospettive e le proposte del Comites per il futuro?
‘Nei prossimi anni, la nostra priorità è rafforzare i servizi di prossimità per gli italiani che vivono fuori dalla capitale: punti di raccolta documenti, eventi culturali decentrati, sportelli informativi itineranti, vogliamo anche consolidare le partnership sanitarie, offrendo sempre più accesso a cure specialistiche, consulenze a distanza e convenzioni affidabili con ospedali e assicurazioni’. ‘Chiediamo che alle istituzioni italiane venga finalmente riconosciuto, in modo concreto, il ruolo che i Comites svolgono ogni giorno nei territori: non solo con più risorse, ma anche con maggiore visibilità. Servono strumenti digitali migliori per semplificare il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, una rete diplomatica più forte, e un sostegno chiaro ai progetti educativi e culturali che tengono vivo il legame con l’Italia.
E soprattutto, ci auguriamo che il nostro Paese impari a guardare alla sua diaspora non come a una parentesi, ma come a una parte integrante della sua identità. Perché gli italiani all’estero non sono un’eccezione: sono una forza viva, che ogni giorno costruisce ponti tra lingue, economie, visioni del mondo’.