“Gran Teatro Bernini” porta in scena la forza divina dell’arte
Roma, 12 giu. (askanews) – Il teatro, il genio, l’arte e la sua forza divina: è un viaggio nella vita e nell’anima di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi “Gran Teatro Bernini”, in scena stasera e domani sera al Teatro Nuovo Ateneo dell’Università La Sapienza di Roma. Scritto e diretto da Francesco d’Alfonso, lo spettacolo è dedicato alla poliedrica figura di Gian Lorenzo Bernini, che nel Seicento cambiò il volto di Roma.
Con Bernini, spiega D’Alfonso, “nasce un’arte scenografica, talmente coinvolgente da diventare teatrale”. E in effetti “proprio il teatro accompagnò Bernini in tutta la sua lunga vita – fu scenografo, scenotecnico, attore, autore, corago di opere in musica – dandogli la possibilità di espandere all’infinito la sua idea di bellezza, che la scultura, l’architettura e la pittura racchiudevano in opere “finite”: perché la bellezza è connessa all’anelito di infinito custodito in ogni uomo”.
Di Bernini è nota la dimensione mondana, meno forse quella emotiva e spirituale, in cui l’opera di D’Alfonso si inoltra: “È un artista di successo, celebrato e richiesto – racconta il regista – ma un incidente di percorso, accaduto nel momento di massima gloria, è per lui psicologicamente devastante. Egli vive la frustrazione emotiva di non essere più il protagonista assoluto della scena di Roma e del mondo, di non essere più sulla ribalta a raccogliere applausi, e sperimenta la prova più drammatica per ogni artista: il blocco creativo”.
Durante questo momento di cupa disperazione, “sarà il cardinale Federico Cornaro, che gli aveva commissionato una statua di Santa Teresa d’Avila, a parlargli del misticismo teresiano, e a metterlo sulla giusta strada per trovare se stesso e ritrovare il suo genio”, rivela D’Alfonso. Così una donna “gli mostra il significato vero della bellezza, e gli insegna – con parole che hanno il seducente profumo della poesia – che l’umiltà dà senso alla vita, che ogni dolore ha un significato, che proprio da una ferita nasce la vera arte, quella in cui si scorgono i semi dell’infinito, quella in cui si trovano piccoli frammenti del Tutto”.
Il testo scritto da D’Alfonso è strettamente basato sulle fonti dell’epoca, vagliate con la consulenza scientifica dello storico dell’arte Antonio Soldi, della Sapienza-Università di Roma.
Lo spettacolo è presentato dall’Associazione “Comunità San Filippo Neri – E poi?”, in collaborazione con l’Ufficio per l’Università del Vicariato di Roma, l’Accademia di Belle Arti di Roma, Pensieri Meridiani e Associazione Più Comunicazione, con il contributo dell’8xMille della Chiesa Cattolica. Nel cast gli attori Irene Ciani, Francesco Cotroneo, Domenico Pincerno, il controtenore Enrico Torre e il liutista Lorenzo Sabene.
L’intero incasso sarà devoluto alle attività della Comunità San Filippo Neri – E poi?, presieduta da don Gabriele Vecchione, impegnata in progetti di guida e sostegno motivazionale verso i giovani e le loro famiglie.