Superbonus 110: altro sequestro di crediti fiscali in Valle d’Aosta
Le fiamme gialle hanno dato esecuzione a un provvedimento del gip
L’inchiesta su crediti fiscali ritenuti fittiziamente maturati nell’ambito del Superbonus 110 si arricchisce di un nuovo capitolo. Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza ha operato un nuovo sequestro di crediti, per un totale di circa 800 mila euro.
Altro sequestro di crediti fiscali
Il provvedimento è stato eseguito nei giorni scorsi.
Le fiamme gialle hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo del gip di Aosta.
Si tratta del quarto provvedimento cautelare emesso nell’ambito dell’inchiesta. Gli altri risalgono al 2024, ad aprile, luglio e settembre.
Questo filone dell’indagine ha visto al centro i lavori su tre condomini, a Saint-Vincent, Brusson e Challand-Saint-Anselme.
L’indagine
Secondo quanto emerso «a livello gravemente indiziario», le società avrebbero «emesso fatture per prestazioni edili in materia di “Superbonus 110” non ancora rese, al fine di crearsi crediti fiscali non dovuti – fanno sapere le fiamme gialle -. Le pratiche edilizie, relative a dieci condomìni ubicati nel territorio regionale, sarebbero state asseverate e trasmesse dall’architetto sul portale ENEA al fine di legittimare formalmente la genesi dei crediti. Successivamente, il commercialista, avrebbe apposto il visto di conformità su tali documenti permettendone l’inserimento sui cassetti fiscali dei proprietari degli immobili».
Si tratta dell’architetto aostano Cristian Facchini e del commercialista Michele Massimo Monteleone. Entrambi erano stati interessati anche dai precedenti passaggi del procedimento.
L’impresa coinvolta in questo filone dell’indagine è la Opere Edili Sas di Perloz. Risulta indagato l’amministratore Igor Gamba.
In precedenza, la Guardia di Finanza attenzionato altre due imprese, la Generale Sorace Costruzioni di Pollein e la San Marchese ’95 sas. Per la prima impresa, erano finiti sul registro degli indagati i fratelli Diego e Simone Sorace, oltre al padre Giuseppe. Per la seconda, Damiano Calosso e Luca Simeone.
In totale, l’attività di indagine ha portato al sequestro diretto e per equivalente di crediti per oltre 8,5 milioni di euro; il presunto profitto del reato è stimato in poco più di 1,8 milioni.
Gli indagati
In totale, gli indagati sono nove.
A vario titolo, le contestazioni sono truffa ai danni di privati, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, riciclaggio, autoriciclaggio, false asseverazioni e indebite compensazioni di crediti di imposta.
Alle tre società sono contestati illeciti amministrativi.
(t.p.)