Il calcio rossonero è in lutto, si è spento Mauro Cusano
L'ex bomber, poi allenatore e dirigente è scomparso giovedì sera all'Hospice dell'ospedale Beauregard di Aosta all'età di 66 anni, era malato da pochi mesi
Il calcio valdostano perde un altro pezzo importante della sua storia, Mauro Cusano non c’è più.
Il pallone rossonero è in lutto per la scomparsa a 66 anni dell’ex bomber e allenatore della gloriosa Aosta Calcio 1911.
Cusano era malato da qualche mese, lascia i figli Luca e Fabio avuti dal matrimonio con Valeria, gli adorati nipoti Samuele, Eleonora e Celeste e la sorella Giuseppina.
Il funerale sarà celebrato nella cattedrale di Aosta lunedì alle 14.30.
Il calcio rossonero piange Mauro Cusano
Il calcio valdostano piange uno dei suoi personaggi più conosciuti.
Si è spento nella serata di giovedì all’Hospice dell’ospedale Beauregard di Aosta Mauro Cusano.
La malattia che se l’è portato via si è manifestata alla fine della primavera ed è stata così violenta da non lasciargli scampo in poco tempo, nonostante una strenua e coraggiosa resistenza.
Cusano è stato uomo di calcio a tutto tondo, calciatore, allenatore, direttore sportivo e presidente.
A livello professionale ha gestito diversi bar, il legame più grande e duraturo è stato con il Bar Ariston di via Torino, in centro ad Aosta.
Mauro Cusano, una vita con la passione per il pallone
Classe 1959, aostano, registrato all’anagrafe come Eufemio, per tutti era semplicemente Mauro.
Cusano, sorriso caldo, battuta pronta, una passione sconfinata per il mondo del pallone, ha consacrato la sua vita al calcio.
Cresciuto nell’Olimpia, di cui papà Germano era fiero dirigente, si mise in mostra fin da bambino come centravanti con il fiuto del gol.
Fisico importante, al tempo stesso sorprendentemente rapido, scaltro, gran tiro, il giusto opportunismo negli ultimi 16 metri, passò all’Aosta Calcio 1911.
Una stagione nelle giovanili, poi il debutto in prima squadra a 17 anni con Nunzio Santoro in panchina nella stagione della promozione in serie D.
Sfumato il passaggio alla Reggiana di Bruno Giorgi per un incidente in motorino, l’occasione per il grande salto nei professionisti si ripresentò con i colori del Treviso.
Dopo l’esperienza in serie C con i biancoazzurri veneti, ancora professionismo con la gloriosa casacca bianca della Pro Vercelli (24 presenze in campionato con 1 gol, 12 partite in Coppa Italia).
Il ritorno in Valle d’Aosta per vestire di nuovo il rossonero dell’Aosta in quarta serie, quindi il passaggio al Saint-Vincent neo-promosso in Interregionale.
Incandescenti i derby al Puchoz da avversario, mai da nemico, perché il rossonero gli era entrato nel cuore e da lì non è più uscito.
Dopo Saint-Vincent, la discesa in Promozione con il Fenusma, ultima maglia vestita da calciatore.
I primi anni da allenatore e l’impresa con il Saint-Christophe
Allenatore Uefa B, una volta appesi gli scarpini al chiodo ecco la panchina.
La prima grande occasione con il Fenusma, subito con ottimi risultati.
Uomo di campo, amante del calcio dinamico e verticale, bravissimo a fare gruppo, centrò una storica promozione in Eccellenza dando spazio a diversi giovani valdostani come Cramarossa e Marcellan, tanto per fare un paio di nomi, a fianco di elementi esperti come Sergio Grange e Alberto Rizzo.
Dopo il Fenusma ancora Aosta (i grandi amori non finiscono), quindi l’Aosta Sarre del presidente Giò Amato, portata a vincere la Promozione da direttore sportivo con Lorenzo Cancian in panchina e poi guidata in una stagione da protagonista in Eccellenza.
E ancora il Saint-Pierre, trascinato da direttore sportivo, con Renzo Drudi mister, fino in Promozione.
Poi il Real Sarre, per arrivare alla straordinaria stagione a Saint-Christophe.
Senza una vera e propria società alle spalle, con Cusano direttore sportivo ombra (era ancora presidente del Sarre) e Giovanni Zichella in panchina, i granata vinsero la serie D e riportarono la Valle d’Aosta in Lega Pro.
La gioia di Mauro Cusano il giorno della promozione in Lega Pro
Il tutto reso ancora più bello dalla presenza in squadra, da protagonista fino al grave infortunio muscolare patito a due terzi di stagione, del figlio Fabio, talentuoso centrocampista offensivo cresciuto nella Juventus.
Chiusa l’esperienza al Saint-Chri (diventato Vallée d’Aoste), ancora Sarre, per tornare in granata da allenatore quattro stagioni più tardi al posto del dimissionario Alberto Rizzo e centrare una delle più clamorose salvezze, senza una dirigenza alle spalle e, spesso, senza un campo su cui allenarsi.
E con la ciliegina sulla torta di avere il figlio Luca come secondo e preparatore atletico.
Mauro Cusano abbraccia il figlio Luca alla fine del play out salvezza
Gli ultimi anni da tecnico e da dirigente
Il resto è storia recente.
Due esperienze al Pont Donnaz Hône Arnad Evançon, la prima negativa (esonero dopo poche giornate), la seconda molto bella, chiusa al secondo posto dietro al Verbania e terminata con la sconfitta nella semifinale dei play off nazionali contro la corazzata Mestre.
L’estate scorsa il ritorno in pista, inizialmente come direttore sportivo della sezione calcio dell’Aosta Calcio 511.
In inverno, con la squadra pericolosamente invischiata nella lotta per non retrocedere, la decisione di riprendere il fischietto in mano e tornare in panchina dopo l’esonero di Simone Dosso.
La finale della fase locale della Coppa Piemonte (poi persa contro il Saint-Christophe) e la salvezza conquistata con qualche turno di anticipo nonostante una situazione di partenza difficile costituiscono l’ultimo regalo al pallone della sua città.
Nonostante una malattia spietata e aggressiva, Cusano non ha mai smesso di lavorare alla nuova stagione, supportato in particolare dal figlio Luca e dal presidente onorario Mauro Baccega.
Negli ultimi giorni era riuscito a convincere Denis Mazzei e Giuseppe Furfaro a firmare per il club del capoluogo regionale, ultimi battiti del cuore rossonero di un vero uomo di calcio.
(d.p.)