Valle d’Aosta Futura: «Autonomia esempio mummificato di un’evoluzione troncata»
È la riflessione del movimento politico a ridosso del 7 settembre 1945 quando furono approvati i decreti luogotenenziali dai quali deriva lo Statuto speciale e che promette una riforma
Valle d’Aosta Futura: «Autonomia esempio mummificato di un’evoluzione troncata». È la riflessione del movimento politico a ridosso del 7 settembre 1945 quando furono approvati i decreti luogotenenziali 545 e 546, considerati il fondamento dell’autonomia valdostana, codificata poi nello Statuto del 1948.
Il 7 settembre 2025 è tempo di bilanci.
Appare indubbio che l’autonomia, e segnatamente la sua parte finanziaria (il riparto fiscale), abbiano contribuito grandemente allo sviluppo valdostano. Per convincersene basterebbe esaminare alcune valli della provincia di Torino, ormai desertificate: un destino che sarebbe probabilmente stato il nostro se fossimo rimasti una provincia o un circondario piemontese.
È innanzitutto da rimarcare come il novero delle materie di competenza primaria regionale sia rimasto sostanzialmente lo stesso e come ogni allargamento delle effettive capacità decisionali in capo alla nostra regione risulti in realtà dallo sviluppo delle autonomie regionali ordinarie, che in alcuni casi superavano le nostre e alle quali ci siamo in qualche modo “accodati”.
Peggio ancora, molti articoli dello Statuto, dalla zona franca all’effettiva parificazione linguistica, sono rimasti sostanzialmente lettera morta.
Lo zampino dell’Europa
Va poi notato che una serie di meccanismi, derivanti in gran parte dalla cessione di larghe parti di sovranità all’Unione Europea, la cosiddetta primazia del diritto euro-unitario, hanno in gran parte ridotto il senso stesso dell’autonomia.
Le competenze che nemmeno lo Stato italiano possiede più, non possono dallo stesso essere trasferite a un soggetto gerarchicamente subordinato.
Statuto datato
Il nostro Statuto dimostra perciò tutti i suoi anni tanto nella formulazione, pur modificata rispetto a quella originaria, quanto nei contenuti, che, se potevano essere adeguati all’epoca della sua promulgazione, tradiscono oggi tutti i limiti del tempo trascorso.
Se nel 1979 Jordi Pujol, leader catalano, poteva all’uscita dal franchismo descrivere l’autonomia valdostana come un modello, oggi il livello di sviluppo anche solo in termine di competenze relative della Catalogna, rende la Valle d’Aosta e la sua autonomia l’esempio mummificato di un’evoluzione troncata.
Necessaria una riforma
Sarà nostra cura, nel prosieguo della legislatura, specificare quali riforme è a nostro avviso necessario apportare allo Statuto, dopo ovvia negoziazione con lo Stato. Ma che una profonda riforma sia necessaria ci sentiamo di affermarlo fin da ora.
Aggiungendo una nota finale, il 13 settembre del 1945 nasceva il movimento dell’Union Valdôtaine, in reazione a dei decreti luogotenenziali considerati gravemente insufficienti nei loro contenuti, e non in loro appoggio.
Che oggi un partito omonimo continui a vantare “l’autonomia” attuale non solo come proprio punto di arrivo, ma come definente passato, presente e futuro dell’intera comunità valdostana appare triste, per non dire grottesco
.La comunità valdostana esiste al di là del regime istituzionale applicato alla Valle d’Aosta e ha comunque bisogno di una nuova Autonomia che guardi, anche lei, al futuro.
(re.aostanews.it)