Il ghiaccio del Monte Bianco e del Grand Combin in rotta verso l’Antartide e l’Ice Memory Sanctuary
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Ambiente, ATTUALITA', Clima
di Erika David  
il 10/10/2025

Il ghiaccio del Monte Bianco e del Grand Combin in rotta verso l’Antartide e l’Ice Memory Sanctuary

La rompighiaccio Laura Bassi salpata dal porto di Trieste i giorni scorsi ha nella stiva le carote di ghiaccio del progetto Ice Memory che saranno custodite nell'Ice Memory Sanctuary, una galleria sotterranea scavata nella neve nei pressi della base italo-francese Concordia

Dai ghiacci del Monte Bianco e del Grand Combin, a quelli dell’Antartide e dell’Ice Memory Sanctuary.

È partita da Trieste la Laura Bassi, la rompighiaccio dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), per la 41ª campagna del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra).

Dopo una lunga navigazione che toccherà la Nuova Zelanda, la nave raggiungerà a dicembre la base Mario Zucchelli nel mare di Ross. La missione durerà oltre 190 giorni, fino al rientro in Italia nella primavera del 2026.

Quest’anno, oltre alle attrezzature scientifiche e ai materiali per le basi di ricerca, la Laura Bassi porta con sé un carico dal forte valore simbolico: le carote di ghiaccio del progetto internazionale Ice Memory, veri archivi naturali della storia del clima terrestre.

Il legame con il Grand Combin

Una parte di questo “tesoro di ghiaccio” nasce in Valle d’Aosta.

Le carote ora dirette in Antartide sono infatti state estratte lo scorso maggio sul ghiacciaio del Grand Combin, a oltre 4.000 metri di quota, nell’ambito della missione dello scorso giugno.

Una delle carote di ghiaccio estratte Ph. Riccardo Selvatico

Lì, un team internazionale di glaciologi, coordinato dall’Università Ca’ Foscari Venezia e dal Cnr-Istituto di Scienze Polari, ha lavorato per giorni in condizioni estreme – venti forti, freddo intenso, altitudine – per recuperare due colonne di ghiaccio profonde circa 100 metri.

All’interno, bolle d’aria e minuscole particelle raccontano la composizione dell’atmosfera e i cambiamenti climatici avvenuti negli ultimi secoli.

È la “memoria del clima” custodita nelle nostre montagne.

La costruzione dell’Ice Memory Sanctuary alla stazione Concordia – Antarctica © Rocco Ascione / PNRA – French Polar Institute

Dalle Alpi all’Antartide: un viaggio attraverso due emisferi

Le carote estratte sul Grand Combin e quelle prelevate sul Monte Bianco nel 2016 saranno trasportate dalla Laura Bassi fino al plateau antartico, dove verranno conservate all’interno dell’Ice Memory Sanctuary, nei pressi della base italo-francese Concordia.

Lì, a quattro metri sotto la neve e in temperatura costante di –50 °C, saranno al sicuro per secoli, a disposizione delle generazioni future di scienziati.

Il trasferimento avverrà seguendo una rigida catena del freddo: dalla nave agli aerei senza riscaldamento, per mantenere i campioni a –20 °C. Una sfida logistica e tecnologica che coinvolge Enea, Cnr e l’Istituto Polare Francese Paul Émile Victor.

Un archivio mondiale del clima

Ice Memory, riconosciuto dall’Unesco, è un progetto unico al mondo che punta a creare un archivio globale delle carote di ghiaccio provenienti dai ghiacciai minacciati dal riscaldamento globale.

«Conservare il ghiaccio significa salvare la memoria della Terra» spiega Carlo Barbante, professore a Ca’ Foscari e vicepresidente della Ice Memory Foundation.

«Il trasporto in Antartide è il coronamento di un sogno su cui lavoriamo da dieci anni, un impegno condiviso da scienziati e istituzioni per le generazioni future.»

© ENEA / Cave balloon – R. Ascione-PNRA

Un messaggio che parte anche dalle Alpi

Per la Valle d’Aosta, questa missione rappresenta più di una curiosità scientifica: è un segnale diretto del cambiamento climatico che tocca le montagne di casa.

I ghiacciai del Grand Combin e del Monte Bianco, come quelli del Rutor, del Lys o del Gran Paradiso, stanno perdendo massa a ritmi accelerati.

Salvare oggi i loro archivi di ghiaccio significa preservare un patrimonio di conoscenza irrecuperabile domani. «Ogni carota è un capitolo della storia del pianeta» sottolinea Giuliana Panieri, direttrice del Cnr-Istituto di Scienze Polari.

«Custodirle è un gesto di responsabilità verso il futuro».

(erika david)

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