AskaNews
di admin Administrator  
il 21/11/2025

Clima, SlowFood: ritocchini non bastano, serve rivoluzione abitudini

Milano, 21 nov. (askanews) – “Cop dopo Cop, i problemi rimangono irrisolti perché a rimanere invariati sono i presupposti attorno ai quali i potenti della Terra si siedono per discutere. Nonostante gli appelli di scienziati e studiosi, che da anni spiegano che all’origine della crisi climatica vi sono le emissioni di gas climalteranti dovute alle attività umane, nessuno mette in discussione il sistema produttivo che genera tutti questi problemi e non si vuole affrontare il problema alla radice, cioè un sistema economico basato sul consumo e sullo spreco delle risorse naturali, dominato dalla ricerca del profitto e causa di profonde ingiustizie sociali”. Così in una nota Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, sulla Cop30 in corso a Belém in Brasile.

“L’annunciato fallimento della Cop30 di Belem – continua Nappini – è l’ennesima occasione persa. Non saranno solo le innovazioni tecnologiche a salvarci, perché spetta all’essere umano scegliere modelli di sviluppo compatibili con la vita sulla Terra. Non si tratta di sacrificare il benessere, ma esattamente del contrario: occorre mettere al centro la salute: la nostra, quella degli altri esseri viventi, quella del pianeta nel suo complesso. Serve una rivoluzione, una rivoluzione gioiosa”.

“I sistemi alimentari – aggiunge Serena Milano, direttrice di Slow Food Italia -, rappresentano un esempio lampante di ciò che oggi non funziona: si produce cibo a basso costo e di scarsa qualità, consumando risorse e generando spreco; l’agricoltura è sacrificata e svilita, svuotata del proprio valore, finendo per reggersi (a malapena) su contributi; il suolo fertile, la risorsa più preziosa insieme all’acqua, è sempre più scarso; i campi si coprono di pannelli solari, che invece dovrebbero essere collocati su capannoni, parcheggi, aree dismesse; il cemento e i data center idrovori colonizzano aree sempre più ampie dei nostri paesaggi; dall’altra parte dell’Oceano la foresta amazzonica sparisce per far spazio ai campi dove coltivare soia e mais ogm per i nostri allevamenti industriali. Nel mondo, oggi, il cibo inquina e ammala, anziché sfamare e curare: colpa di sistemi alimentari dominati dalla logica dell’industria e del profitto.

“Ripartiamo dal cibo, da ciò che portiamo in tavola, scegliendo alimenti prodotti senza inquinare la terra, senza impoverire il suolo, senza sprecare acqua. Acquistiamo meno, ma meglio” conclude Serena Milano evidenziando che anche alla Cop30 “spopolano i lobbisti dei settori agricoli e zootecnici, oltre a quelli dei combustibili fossili. A Belem, osserva la coalizione Kick Big Polluters Out (Kbpo) che riunisce oltre 450 organizzazioni ambientaliste, ci sono circa 1600 lobbisti del settore dei combustibili fossili, quasi il doppio del numero dei delegati delle dieci nazioni più vulnerabili al clima messi insieme.

[“Occorre scegliere un modello di sviluppo diverso”|PN_20251121_00045|gn00 sp33 sp50 nv03||21/11/2025 14:19:00|Clima, SlowFood: ritocchini non bastano, serve rivoluzione abitudini|Cop30|Cronaca, Agrifood]