Il prié blanc di Pavese & Figli conquista il New York Times
Pavese & Figli Vallée d'Aoste Blanc de Morgex et de la Salle 2023
Viticoltura
di Erika David  
il 18/12/2025

Il prié blanc di Pavese & Figli conquista il New York Times

L'enologo americano Eric Asimov ha recensito per il New York Times i 12 migliori vini che lo hanno colpito nel corso dell'anno e segnala il Pavese & Figli Vallée d'Aoste Blanc de Morgex et de La Salle

«Fresco come un prato di montagna» così il noto enologo americano Eric Asimov definisce il prié blanc di Pavese & Figli per il New York Times.

Asimov recensisce abitualmente i 12 vini che lo hanno colpito maggiormente nel corso dell’anno.

Nell’articolo pubblicato il 10 dicembre sul New York Times guadagna la ribalta anche un vino valdostano.

Si tratta del Pavese & Figli Vallée d’Aoste Blanc de Morgex et de La Salle 2023.

La recensione del New York Times

Non sempre i grandi vini sono i più vecchi o complessi, dice Asimov, «ma sono quelli capaci di suscitare un’emozione».

«È curioso pensarlo, trattandosi di un ambito spesso affrontato in modo accademico, ma i vini davvero straordinari non sono quelli che rispondono a criteri razionali come l’età o la stratificazione aromatica. Sono quelli che lasciano senza parole: fanno riflettere, certo, ma al tempo stesso sanno trasmettere gioia, gratitudine e una profonda commozione».

«Sono bottiglie impossibili da dimenticare» scrive Asimov.

L’enologo recensisce 12 bottiglie e tra le più giovani ecco il Pavese & Figli Vallée d’Aoste Blanc de Morgex et de La Salle 2023.

«Questo vino nasce dal prié blanc, un vitigno poco noto, coltivato in una regione praticamente sconosciuta, la Valle d’Aosta, in alto, sulle pendici alpine, dove l’Italia sfiora i confini con Francia e Svizzera» scrive Asimov.

«È stato uno dei miei bianchi preferiti del 2025. Fresco come un prato di montagna, l’ho bevuto per tutto l’anno, con qualsiasi clima e qualsiasi cibo. La famiglia Pavese coltiva una piccola parcella a quasi 1.200 metri di altitudine vicino al Monte Bianco, tra i vigneti più alti d’Europa».

«Una citazione chi ci rende orgogliosi»

Ermes Pavese

«È inutile sottolineare come non ci possa sentire che orgogliosi di veder citato il proprio Blanc de Morgex et de La Salle sulle pagine prestigiose del New York Times tra “i vini memorabili dell’anno 2025” degustati da Eric Asimov» è il commento di Ermes Pavese, titolare con i figli dell’azienda vitivinicola di Morgex.

L’azienda Pavese è sbarcata negli Stati Uniti dal 2022 grazie alla alla collaborazione con Rosenthal Wine Merchant.

«Conoscere Neal Rosenthal e poi il suo staff, ci ha permesso, giovane come era l’azienda allora, nata nel 1999, di crescere ed avere una visione diversa da quella che altrimenti avremmo avuto se il nostro percorso fosse stato diverso» spiega.

«Questo riconoscimento è frutto di una costante attenzione e sforzi nel cercare di lavorare sempre al meglio. Io ho sempre creduto nel valore del prié blanc, questo vitigno straordinario ed antico».

«È stata la mia scommessa anche di vita e i miei figli stanno seguendo questa strada. Non posso che essere soddisfatto dei risultati che abbiamo raggiunto e l’articolo del New York Times è positivo per tutti non solo per la mia realtà, ma anche per gli amici produttori del Blanc de Morgex et de La Salle, e forse, è una lente di ingrandimento anche sui vini valdostani in generale».

Le potenzialità del prié blanc e nuova etichetta

Tra le diverse vinificazioni sperimentate dalla maison Pavese, come il metodo classico, una piccola produzione che ha avuto molti riconoscimenti tra cui la selezione dei Migliori Vini di Territorio di Vitae 2026, la Guida Vini dell’Associazione italiana sommelier, per il Valle d’Aosta Blanc de Morgex et de La Salle Pas Dosé Pavese XXXVI 2020.

Domenica 21 dicembre all’Erbavoglio Anselmo di Aosta l’azienda Pavese presenterà il metodo classico “Pavese 1355” nato dalla collaborazione con Jean-Claude Passerin d’Entreves.

«Quando Ermes mi propose di fare un esperimento con uno dei suoi vini tra i nostri muri di casa, accettai la proposta in un batter d’occhio: l’idea di lasciare dei magnum di Prié Blanc fare la prise de mousse in una cantina che ha oltre 650 anni di esistenza a oltre 1.300 metri di altitudine era allettante, sia per la sfida, sia per i benefici che queste particolari condizioni ambientali possono avere sull’affinamento del vino» spiega Passerin d’Entrèves.

La Casaforte Passerin d’Entrèves et Courmayeur fu completata, secondo molte fonti, nel 1355. Appoggia su terra ricoperta di ghiaione. I suoi muri perimetrali, in granito e gneiss, sono spessi alle fondamenta oltre 120 centimetri, assottigliandosi fino ai 90 centimetri al sottotetto. L’imponente struttura cubica «è un pezzo di storia della Valle d’Aosta: al suo interno, silenziosamente, si sono prese decisioni importanti in epoca bellica, si sono delineate le linee guida del pensiero filosofico della metà del secolo scorso, si sono gettate le basi dell’autonomia della nostra Regione».

«Delle cinque cantine, è stata scelta la più adatta all’evoluzione di un vino: quella a ovest, di fronte al Monte Bianco; quella con la giusta escursione termica, in grado di dar vita nel modo migliore al lavoro dei lieviti nella rifermentazione del Prié» aggiunge il proprietario.

«Sono stati lunghi mesi di attesa, intervallati da degustazioni periodiche piene di ansia e curiosità, quelli trascorsi ad aspettare la piena maturazione del vino. Condividere con i Pavese questa sfida è stato per noi un momento di complicità e di divertimento: siamo convinti che il risultato in questa rara bottiglia sia la miglior espressione del connubio tra la bravura nel vinificare il nostro vitigno autoctono e un frammento della storia della Valle d’Aosta».

(erika david)

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