Coronavirus, da Singapore: «App, distanze e mascherine, ma l’economia è andata avanti»
Il racconto di Gilbert Fosson, che lavora nel paese asiatico da cinque anni come restaurant manager
In Italia la fase di ripartenza delle attività è scattata ieri. In molti Paesi del mondo, tuttavia, di lockdown si è parlato in altri termini. A raccontarlo, su Gazzetta Matin in edicola lunedì 11 maggio, è Gilbert Fosson, un giovane valdostano della Val d’Ayas, che da cinque anni vive e lavora a Singapore come restaurant manager.
Il racconto: «Obbligatorio uscire con mascherina; situazione gestita con tempestività»
«Qui c’è l’obbligo di uscire con la mascherina e di mantenere le distanze di sicurezza, ma si può uscire – racconta -. La situazione è stata gestita con tempestività dalle autorità non appena si sono registrati i primi casi di contagio da Covid-19. Ai cittadini è stata fornita un’app apposita con la quale rimanere aggiornati quotidianamente. Questo ha fatto sì che i casi siano sempre rimasti pochi e l’indice di contagio giornaliero è di soli cinque o sei nuovi malati al giorno».
La criticità per Singapore è stata prevalentemente legata all’alta percentuale di cittadini cinesi residenti in città e alla coincidenza con il capodanno cinese. «L’allerta è stata quindi alta in quel periodo e sicuramente qualcosa è arrivato da fuori dei confini dello stato, molti erano infatti stati in Cina durante le vacanze per far visita ai parenti ed erano ritornati poco prima dello scoppio della pandemia».
Le contromisure quindi non tardano ad arrivare e dai primi di febbraio «è iniziato il controllo sistematico della temperatura in tutti i luoghi pubblici – commenta -. Sono stati bloccati gli accessi alla dogana dai paesi maggiormente a rischio, come la Cina e l’Italia e sono iniziati i tamponi; oltre al divieto di visitare le abitazioni di amici e parenti».
«Solo la situazione cantieri è sfuggita di mano»
«L’unica situazione che è sfuggita un po’ di mano è stata quella dei cantieri. Singapore è una città in espansione e ce ne sono molti e i tanti operai impiegati nel settore dell’edilizia dormono tutti insieme in grandi dormitori. Sono circa 200.000 e provengono principalmente dall’India e dal Bangladesh. Tra loro il virus è circolato abbastanza a causa proprio della loro sistemazione». Aggiunge Fosson.
Le piccole e medie imprese hanno comunque proseguito con le loro attività.
«I nostri ristoranti non si sono mai fermati totalmente»
«Noi abbiamo cinque ristoranti e, a partire da quella data, non ci è stato imposto di chiudere totalmente, ma solo di garantire il distanziamento nei nostri locali -spiega -. Ogni nostro tavolo non poteva ospitare più di dieci clienti. Il delivery e il take away non si sono mai fermati in quattro delle nostre attività. Io, come molti miei colleghi, mi ritengo molto fortunati a trovarmi qui. L’epidemia è stata contenuta senza però bloccare l’economia del paese».
La «piccola odissea» della mamma di Gilbert
Gilbert pensa anche alla sua famiglia che vive in Valle. «Sono tranquillo, si trovano a vivere una realtà di paese molto controllata e con pochissimi casi – racconta -. L’unica disavventura l’ha vissuta mia madre, che fino a un mese fa era qui con me. Si è vista, infatti, cancellare tutti i voli per l’Italia e non sapeva come tornare a casa. Ci siamo messi quindi a cercare voli con scalo a Francoforte e con destinazione Milano, ma eravamo in dubbio perché non sapevamo se ci sarebbe stata la possibilità per lei di potersi spostare dalla Lombardi. Così mio fratello è stato aiutato dal nostro Comune ed è riuscito ad ottenere un permesso per arrivare a Ginevra, dove lei sarebbe sbarcata dopo lo scalo in Germania. Una piccola odissea, ma niente di grave».
«Se in Valle tutti seguiranno le norme se ne uscirà, non c’è altra via»
Un pensiero Gilbert lo dedica anche ai suoi concittadini. «Il danno più immediato per la nostra regione è rappresentato dalla dissolvenza del turismo estivo; temo che sarà dura. Se tutti manterranno le distanze e seguiranno le norme previste se ne uscirà. Esattamente come si sta facendo qui a Singapore. Non c’è altra via da seguire al momento, se non rispettare le regole».
(laurent bionaz)