Geenna, l’imprenditore del servizio taxi-bus: «Nessuna pressione forte da Addario»
Patrick Parleaz ha spiegato che, quando non riusciva a coprire il servizio, chiedeva aiuto al cugino di Raso, Salvatore Addario
Geenna – «Pressioni forti non è subite da Addario. Avevo chiesto a Fontanelle di mandare un controllo perché volevo che si capisse che il servizio era monitorato. Adirai mi aveva fatto capire…mi aveva detto “se non riesci io ci sono”. Io ci tenevo a che il servizio fosse ottimo. Il guadagno era quasi nullo, volevo solo fare un servizio ottimo per il mio paese». Così Patrick Parleaz, titolare dell’azienda che si era aggiudicata l’appalto per il servizio taxi-bus per gli studenti di Saint-Pierre.
Sentito come testimone nell’ambito del processo Geenna, l’imprenditore ha risposto alle domande del pm che chiedeva conto delle dichiarazioni dell’ex assessore Alessandro Fontanelle, che poco prima aveva riferito in aula il fatto che Parleaz gli aveva parlato di pressioni subite da Addario.
Il teste ha anche spiegato che «qualche volta è stato necessario chiedere aiuto ad altre ditte» e «in questi casi mi rivolgevo ad Addario tramite la “Turismo e servizi”. In quei casi il servizio lo copriva Addario personalmente o qualche altro associato di CNA».
«Ma aveva controllato con il comune se, in base al capitolato, poteva farsi “sostituire”?», ha incalzato il pm Stefano Castellani. Risposta: «Sul capitolato era vietato il subappalto. Ne ho solo parlato una volta in modo informale con Fontanelle. Dissi che, quando non potevo fare il servizio, mandavo un’altra azienda che si era proposta di coprire. Fontanelle non mi sembra che mi disse se andava bene o no, mi disse qualcosa tipo “vediamo cosa fare”».
Riguardo alla telefonata in cui avrebbe chiesto a Fontanelle di mandare dei controlli e avrebbe detto di aver subito pressioni da Addario, il teste ha spiegato: «Addario mi diceva “se non puoi vengo io”. Io sapevo che conosceva il servizio perché lo aveva fatto prima».
«Ma ha subito pressioni per cedere il posto?» ha chiesto Castellani. «Pressioni nel senso di dire “se non riesci ci sono io”», ha ribadito Parleaz.
E’ quindi intervenuto il presidente del Tribunale Eugenio Gramola che ha tuonato: «Queste non sono pressioni, lei parla di disponibilità. Sono concetti opposti». La risposta: «Pressioni forti no. Ho chiesto a Fontanelle di mandare controllo perché si capisse che servizio era monitorato. Addario mi aveva fatto capire che voleva fare lui il servizio, “se non riesci faccio io…se puoi poi qualcosa in più”. Io volevo che la cosa fosse monitorata per evitare di andare verso l’eccesso».
Il pm ha poi chiesto al teste se «sapeva come Addario svolgeva il servizio?». «Si ed ero tranquillo. Non potevo immaginare che il referente di categoria andasse in giro con l’assicurazione scaduta. Io sono caduto dal pero».
Rispondendo poi alle domande dell’avvocato Claudio Soro (difesa di Monica Carcea), Parleaz ha spiegato che, quando del servizio si occupava Addario, è capitato «raramente» che fosse proprio il teste a “sostituire” il cugino di Raso quando quest’ultimo non riusciva a coprire il servizio. «Quindi si tratta di comportamenti in qualche modo reciproci?», ha chiesto Soro. Parleaz: «Praticamente si».
(f.d.)