Ghiacciaio Planpincieux, entro 3/4 giorni la crisi dovrebbe risolversi
I tecnici della Regione e Fondazione Montagna Sicura hanno spiegato nel dettaglio la situazione del ghiacciaio Planpincieux; movimento anomalo dovuto allo shock termico
Ghiacciaio Planpincieux, entro 3/4 giorni la crisi dovrebbe risolversi.
A dirlo Fabrizio Troilo, geologo di Fondazione Montagna Sicura, nella conferenza stampa convocata questo pomeriggio a Courmayeur, per illustrare la situazione del ghiacciaio Planpincieux, monitorato dal 2013 e osservato speciale dal 2019, in seguito alla situazione di emergenza nata a fine estate.
In sintesi entro pochi giorni si potrebbe assistere a un crollo, decisamente imponente, di una massa totale di 500 mila metri cubi, oppure al rientro della situazione di crisi qualora il reticolo di deflusso del ghiacciaio riprenda a smaltire in modo regolare la pressione idrostatica.
A far scattare sul rosso il parametro “assenza trend anomali di temperature” del complesso sistema di monitoraggio, le brusche variazioni termiche dell’ultimo periodo.
Il ghiacciaio Planpincieux
Come detto più volte, il Planpincieux è un ghiacciaio temperato, che risente particolarmente dell’azione dei cambiamenti climatici. Il suo motore è la presenza di acqua tra il substrato di ghiaccio e la roccia su cui poggia ed è innescato da un trend di temperature alte che si protrae da più tempo o, ancora più pericoloso, da sbalzi di temperature. Proprio come successo in questi giorni.
Lo scenario attuale è completamente diverso dal 2019, quando il ghiacciaio si presentava diviso in tre sezioni -A, B e C-, con una porzione di circa 270 mila metri cubi che scendeva a valle con una velocità più o meno regolare.
«Oggi le porzioni A e B sono già cadute con crolli parziali e il collasso di 176 mila metri cubi (ai quali si aggiungono quelli già crollati, per un totale di 270 mila metri cubi, ndr)» precisa il sindaco di Courmayeur Stefano Miserocchi.
La situazione attuale
Adesso si parla di «volumi davvero imponenti», dice Valerio Segor, Assetto idrogeologico dei bacini montani dell’assessorato regionale al Territorio.
«La situazione attuale, che ha avuto un’evoluzione rapidissima e particolarmente preoccupante negli ultimi 15 giorni – spiega Segor – non è tanto legata alla velocità, quanto all’alternanza di temperature. Abbiamo avuto un periodo molto caldo al quale sono succeduti giorni molto freddi, con precipitazioni nevose fino ai 2.600 metri, e adesso registriamo nuovamente un innalzamento delle temperature. Una situazione molto pericolosa per il nostro ghiacciaio».
«Abbiamo una porzione isolata da mezzo milione di metri cubi – dice Segor, che, per rendere l’idea cita il paragone avanzato da un giornalista con il volume del Duomo di Milano – La sua caduta potrebbe causare molteplici danni».
«Sono diverse le dinamiche che posso portare a un collasso del ghiacciaio – dice Fabrizio Troilo -. Il ghiacciaio ha un reticolo di deflusso con una velocità di pochi centimetri in inverno. A inizio stagione il reticolo inizia a svilupparsi e il ghiacciaio a muoversi»
«Un forte raffreddamento delle temperature – prosegue Troilo – fa sì che il reticolo subisca un restringimento e a un rallentamento del ghiacciaio. Se però arriva un imput ulteriore di acqua non graduale, il reticolo in queste condizioni non può smaltire la pressione idrostatica che solleva il ghiacciaio, facendolo scivolare a valle dando vita a un crollo significativo».
La risoluzione della crisi
Troilo spiega che rispetto al 2019, quando la situazione di emergenza si protrasse per più tempo, questo tipo di azione «limita la crisi a 2/3, al massimo 4 giorni. O il ghiacciaio si destabilizza oppure, se il reticolo riprende, la crisi è superata. In pochi giorni la situazione verrà risolta al contrario dello scorso anno quando la velocità progressiva di scivolamento del ghiacciaio si è protratta per più giorni».
La porzione che si è venuta a delineare, di 510 mila metri cubi, è completamente isolata dalla parte di ghiacciaio a monte e si muove di oltre un metro al giorno.
«Il deflusso idrico ha iniziato a diminuire dal 31 luglio per l’abbassamento delle temperature e il torrente che scende dal ghiacciaio ha una portata minore – conclude Troilo -. Aspettiamo di vedere una portata maggiore -a meno che sopraggiunga un crollo- per determinare la fine della crisi attuale».
(erika david)