Arresti per ‘ndrangheta: i retroscena, dalla Massoneria a un collaboratore di giustizia
Secondo gli inquirenti, il locale di Aosta si presenta «ben radicato e pericoloso»; indagini per episodi di estorsione e narcotraffico
Arresti per ‘ndrangheta: i retroscena, dalla Massoneria alle rivelazioni di un collaboratore di giustizia.
L’operazione Lenzuolo del 2000
Ha origine dall’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Torino denominata ‘Lenzuolo’ la parte ‘valdostana’ dell’operazione Geenna che ha portato all’arresto di 16 persone (15 in carcere e 1 ai domiciliari) – 9 chez-nous e che ha scombussolato un tranquillo mercoledì di lavoro per gli amministratori regionali e comunali, vista la contemporanea convocazione del Consiglio regionale e del Consiglio comunale del capoluogo.
Tra gli arrestati vi sono infatti il consigliere regionale Marco Sorbara (UV) e il consigliere comunale Nicola Prettico (UV).
Secondo quanto riferito dagli inquirenti infatti, il materiale raccolto durante l’indagine Lenzuolo – riletto alla luce della conoscenza delle regole di funzionamento e organizzative della ‘ndrangheta – ha consentito di dimostrare la presenza di soggetti legati alla ‘ndrangheta calabrese che già all’epoca (l’operazione Lenzuolo è del 2000 e portò a indagare 16 persone – 13 in Valle d’Aosta e 3 in Calabria, con l’ipotesi di associazione di stampo mafios, ndr) avevano teorizzato una modalità organizzativa e una presenza sul territorio, poi consolidatasi nella struttura dell’attuale locale di Aosta.
Il locale di Aosta: ben radicato e pericoloso
Secondo quanto accertato dalla DDA, la locale di Aosta, ovvero la struttura di ‘ndrangheta organizzata e consolidata, vantava e vanta collegamenti con il mondo politico e amministrativo valdostano e garantisce il proprio sostegno in occasione delle competizioni elettorali locali.
Naturalmente, in cambio di utilità e vantaggi, ad esempio la partecipazione a lavori pubblici, concessioni, appalti, posti di lavoro. Secondo gli inquirenti, figura di vertice del locale di Aosta era Tonino Raso, titolare del noto e frequentatissimo ristorante-pizzeria di Aosta.
Un locale ben radicato e pericoloso, secondo gli inquirenti, in grado di influenzare le competizioni elettorali e agevolato dalla rilevante presenza numerica di soggetti nei cui confronti lo stesso locale esercita potere di intimidazione e di condizionamento.
Alcuni esponenti del locale di Aosta – secondo quanto accertato dagli inquirenti – hanno intrattenuto rapporti con esponenti di logge massoniche, organizzando riunioni proprio ad Aosta.
L’affiliazione alla massoneria rappresenta un ulteriore elemento di collegamento con esponenti che ricoprono ruoli di rilievo nel settore economico, imprenditoriale e politico, sia della società civile valdostana sia al di fuori dei confini regionali.
Estorsioni e narcotraffico
Sono emerse anche attività estorsive, finalizzate a consolidare il controllo del territorio e delle attività economiche, soprattutto per l’edilizia privata.
Indagando su Bruno Nirta – che secondo gli inquirenti aveva un ruolo di coordinamento e direzione delle attività della compagine e di collegamento con altri esponenti della ‘ndrangheta calabrese, è stato accertato che lo stesso era a capo di una associazione finalizzata al traffico di stupefacenti con collegamenti in Spagna.
Fondamentale un collaboratore di giustizia
Secondo quanto accertato dagli investigatori Nirta si muoveva tra Torino, San Luca e La Spagna e il contributo per accertare l’esistenza e le modalità operative dell’organizzazione dedita al narcotarffico è stato dato da un collaboratore di giustizia.
L’avvocato torinese
Gli elementi di indagine hanno permesso di ricostruire che l’organizzazione poteva contare sul contributo di un avvocato torinese, Carlo Maria Romeo, il quale, nell’occasione, ha svolto il ruolo di intermediario in una cessione di stupefacenti tra Nirta e Bruno Trunfio.
Secondo quanto accertato, lo stesso professionista del foro di Torino avrebbe avvisato l’organizzazione del rischio derivante dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia.
Le altre indagini
Non solo le indagini coordinate dalla DDA di Torino nella nostra regione; altre ‘note’ indagini hanno consentito di acquisire ulteriori elementi che certificano la presenza della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta.
Sono l’indagine Gerbera per narcotraffico internazionale, nei confronti di esponenti della famiglia Nirta presidente in Valle d’Aosta e dei fratelli Di Donato – conclusa con le condanne degli imputati; e le indagini Tempus Venit e Hybris, concluse con sentenze irrevocabili per gravi estorsioni commesse in Valle ai danni di imprenditori calabresi.
Da Tempus Venit e Hybris, si ebbe ulteriore conferma di solidi e stabili collegamenti tra gli autori dei reati oggetto di indagine e esponenti delle cosche calabresi dei Facchineri e dei Raso.
Indagini iniziate nel dicembre 2014
Le indagini che hanno portato all’esecuzione degli arresti di stamane sono iniziate nel dicembre 2014 dopo che la polizia giudiziaria aveva notato la presenza di esponenti della famiglia Nirta in Valle d’Aosta.
Si trattava in particolare di Giuseppe Nirta, classe 1965 e Bruno Nirta dei quali gli inquirenti hanno documentato incontri con altri soggetti valdostani di origine calabresi alla pizzeria ‘La Rotonda’ di Aosta, al bar di Sarre gestito da Giuseppe Di Donato e in un bar di Aosta.
Gli inquirenti hanno documentato altri incontri dei due Nirta con Francesco Mammoliti, avvenuti in casa dello stesso Mammoliti.
Di qui, l’avvìo di intercettazione ambientali e telefoniche per il reato di associazione di tipo mafioso nei confronti di Giuseppe Nirta (ucciso in Spagna il 10 giugno 2017), Bruno Nirta, fratello di Giuseppe, Francesco Mammoliti, Antonio ‘Tonino’ Raso, Marco Fabrizio Di Donato, Roberto Di Donato e Nicola Prettico.
Gli esponenti delle ‘ndrine dei Di Donato, Nirta, Mammoliti e Raso
Le indagini hanno consentito di acquisire le prove che dimostrano la presenza di un vero e proprio locale di ‘ndrangheta di cui fanno parte esponenti delle ‘ndrine dei Di Donato, dei Nirta, dei Mammoliti e dei Raso.
Di qui, lo ripetiamo, il provvedimento di misura cautelare in carcere per Marco Fabrizio Di Donato, Roberto Alex Di Donato, Alessandro Giachino, Francesco Mammoliti, Bruno Nirta, Nicola Prettico e Antonio Raso.
Concorso esterno in associazione mafiosa
Gli inquirenti hanno ricostruito i rapporti tra l’associazione e alcuni esponenti, per esempio il già assessore comunale alle Politiche Sociali del comune di Aosta Marco Sorbara – oggi consigliere regionale – e l’assessore alle Finanze e Patrimonio del comune di Saint-Pierre Monica Carcea.
Sono entrambi indagati per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa in quanto «nello svolgimento delle loro attività istituzionale, hanno apportato un contributo al consolidamento e al rafforzamento del locale di Aosta sul territorio».
Secondo le indagini, sia Sorbara che Carcea hanno ricevuto il sostegno elettorale da parte del locale di Aosta in occasione delle elezioni comunali del maggio 2015. Sostegno offerto anche al candidato sindaco del PD Fulvio Centoz, eletto poi primo cittadino, ma che lo stesso rifiutò.
Marco Sorbara
Secondo la tesi degli inquirenti, Marco Sorbara teneva costantemente informato Antonio Raso – considerato esponente di vertice del locale di Aosta – di quanto accadeva all’interna della Giunta comunale e in particolare rispetto a delibere e decisioni, dando corso ai suggerimenti e alle indicazioni che lo stesso Raso gli comunicava.
Sorbara – su richiesta di Raso – interveniva per risolvere problemi di varia natura che gli appartenenti alla comunità calabrese residente in Valle d’Aosta facevano presenti allo stesso ristoratore: questioni di lavoro e rapporti con l’azione amministrativa del Comune capoluogo.
In questo contesto, gli inquirenti fanno rilevare la partecipazione di Nicola Prettico, partecipe al locale di Aosta ed eletto consigliere comunale nel maggio 2015.
La difesa di Sorbara
Il legale di Marco Sorbara, l’avvocato Sandro Sorbara del foro di Aosta (suo fratello) ha dichiarato all’Ansa, «l’estraneità ai fatti del mio assistito. Lo dimostreremo nelle sedi competenti – ha detto – Con la ‘ndrangheta lui non ha alcun legame». Secondo l’avvocato Sorbara, «sono vicende che risalgono al 2014 e secondo me non sussistono le esigenze cautelari. E’ estraneo a qualsiasi ipotesi accusatoria».
Monica Carcea
Secondo quanto appurato dagli investigatori, Monica Carcea si era rivolta a Marco Fabrizio Di Donato, Antonio Raso e Nicola Prettico, chiedendo loro di intervenire con metodo intimidatorio, per comporre le tensioni e i contrasti che aveva con altri assessori della giunta del comune di Saint-Pierre, di incontrare il sindaco per comporre altri contrasti interni alla giunta e comunicava anche ad alcuni appartenenti al locale di Aosta, notizie riservate in merito al rinnovo di alcuni servizi comunali affidati a soggetti privati.
(cinzia timpano)
http://www.gazzettamatin.com/gazzettamatin/2019/01/23/ndrangheta-arrestato-ristoratore-di-aosta/