Aosta, diffida allo sgombero di Palazzo Cogne
Aosta. Palazzo Cogne: parte domani, mercoledì 20 febbraio, la diffida per lo sgombero dei locali. L’amministrazione regionale ribadisce: «Le iniziative di sgombero sono funzionali alla sicurezza».
Partirà domani, mercoledì 20 febbraio, la diffida con la quale l’amministrazione regionale ordina lo sgombero immediato dei locali del CCS Cogne a causa dei «rilievi importanti per l’incolumità degli occupanti» emersi dalla perizia del 2016.
La diffida
Il documento che l’amministrazione regionale invierà ai gestori dei locali chiede «l’interruzione di qualsiasi attività» all’interno del Palazzo «e, segnatamente, il divieto di svolgimento del Carnevale dei piccoli e dell’evento di tango, la cui notizia è stata appresa dagli organi di informazione». L’ordine di sgombero prevede anche la restituzione delle chiavi che «potranno essere utilizzate solamente per lo sgombero dei locali e delle persone».
La nota dell’assessorato
Nei giorni scorsi l’assessorato alle finanze aveva ribadito, con una nota, che «le iniziative di sgombero sono funzionali alla sicurezza» e che «la perizia datata 2016, seppur incompleta, tratteggia rilievi importanti per l’incolumità degli occupanti». In questi giorni l’amministrazione regionale sta lavorando inoltre per l’affidamento di una nuova perizia che dovrà aggiornare e implementare quella già in possesso dagli uffici competenti.
Su un’eventuale ordinanza di sgombero era intervenuto anche Giorgio Giovinazzo, presidente del CCS Cogne. «Un’ordinanza di sgombero sarebbe la goccia che fa traboccare il vaso. La politica non si può permettere di mettere in mezzo a una strada le 5000 persone che frequentano palazzo Cogne senza dar loro una alternativa».
Dal canto suo l’amministrazione regionale, sempre con la nota diffusa dall’assessorato alle finanze, aveva assicurato che «per dare risposte a quell’aspetto sociale e di aggregazione che ha sempre rivestito il Cral Cogne, sta proseguendo, per quanto possibile, nell’azione finalizzata a trovare una nuova collocazione per i diversi utilizzatori, lavorando al reperimento di spazi alternativi».
L’intervista all’ingegnere
«Il mestiere dell’ingegnere non è semplice: deve dire quello che altri non vogliono sentirsi dire e lo deve fare prima che determinati eventi si compiano». Inizia così la chiacchierata con Sandro Pariset, l’ingegnere che nel 2016 ha lavorato alla perizia su Palazzo Cogne di corso Battaglione ad Aosta.
Le variabili in gioco
«Le strutture, le costruzioni, si modificano nel tempo. Quindi l’età è sicuramente una delle prime variabili che va a influire sulla stabilità e sull’integrità di un edificio. A questo si aggiungono anche altre condizioni di aggressività».
Nella perizia del 2016 era emerso che i solai di Palazzo Cogne sono stati realizzati in latero-cemento, materiale che con il tempo è soggetto ad alterazioni e può andare incontro a un fenomeno chiamato ‘sfondellamento delle pignatte’.
«All’interno del solaio, tra un travetto l’altro, vengono messe delle pignatte per alleggerirlo. Con il tempo, l’usura e le infiltrazioni di acqua, i tondini di ferro inseriti nel cemento possono arrugginirsi; quando questo avviene si dilatano e vanno a premere sulle pignatte che così si rompono facendo cadere intonaco ed altro materiale, fino ad arrivare alla caduta di parti importanti di solaio».
Lo sfondellamento delle pignatte, che non è un problema strutturale poiché riguarda parti complementari degli edifici interessati, può aggravarsi a causa di alcuni fattori.
«Innanzitutto le vibrazioni dinamiche, come quelle provocate da bambini che saltano, corrono e giocano. Poi l’aggressione chimica, come avviene nelle piscine, nelle saune o in ambienti artigianali dove i solai possono venire a contatto con cloro, sale o altre sostanze che con il passare del tempo lo danneggiano. Le infiltrazioni d’acqua poi vanno ad appesantire le parti di struttura che stanno per staccarsi. Infine i carichi appesi, come il controsoffitto, possono contribuire ad accelerare il fenomeno».
Il problema dei controsoffitti
Il controsoffitto, nascondendo il solaio alla vista, non permette di vedere i segni premonitori del fenomeno di sfondellamento. «Il piano del CCS Cogne, che è l’unico per il quale manca la perizia, ha dei controsoffitti architettonico-estetici di gran pregio. Per realizzare le analisi tecniche, che sono invasive ma permettono di capire se è in corso un fenomeno di sfondellamento, era necessario avere il piano completamento vuoto e fare dei buchi nel controsoffitto. Questa è l’unica ragione per cui, nella perizia, manca una analisi dei solai di quel piano».
Il destino dei solai in latero-cemento, considerati all’avanguardia negli anni ‘40 del secolo scorso, è inesorabile se non vengono curati. «È necessario innanzitutto impermeabilizzarli bene. Ci sono poi interventi che vanno a creare una sorta di “sarcofago”, inserendo un binario metallico a cui si agganciano dei pannelli anti sfondellamento, che tiene su il solaio. È possibile fare questo tipo di intervento solo se il cemento armato non è deteriorato».
Le conseguenze
Il fenomeno dello sfondellamento è dunque un fenomeno lento e subdolo. Tende a passare inosservato, ma le conseguenze sono imprevedibili. In caso di distacco di una porzione ampia di soffitto, comprensiva di controsoffitto, è come se sulla testa di una persona cadessero 1500 kg.
«Occorre senza dubbio terminare la perizia sull’edificio nella parte relativa al piano del CCS Cogne. È abbastanza probabile però che il fenomeno che abbiamo rilevato per tutti gli altri piani, compreso quello interrato, si stia verificando anche al primo piano».
(simona campo)