Evasori, quando tutto il mondo (l’Italia) è paese
Il “caso” Cortina ha fatto scalpore, e ha fatto pure tanta pubblicità alla Perla del Cadore, ne avesse ancora bisogno.
La visita dell’Agenzia delle entrate ha fatto scoprire l’acqua calda: i cortinesi e i suoi frequentatori, potendo, non fanno lo scontrino o lo battono con cifra inferiore a fronte di uno sconto, non fanno la ricevuta nei ristoranti, ai noleggi di sci, nei negozi. E che qual è la novità? Dico che oggi è toccato a Cortina, ma domani potrà capirare in un’altra località turistica, perché tutto il mondo (l’Italia) è paese.
La visita dell’Agenzia delle entrate ha fatto notizia solo per le proporzioni di quanto scoperto, non certo per la scoperta in sè.
In Valle d’Aosta l’assessore regionale al Turismo, Aurelio Marguerettaz e il sindaco di Courmayeur, Fabrizia Derriard, hanno rispedito al mittente l’eventuale degli uomini delle Entrate di venire da noi per cercare di scovare gli evasori. «Inopportuno e imbarazzante» hanno definito un’eventuale blitz. E subito si sono levate le polemiche.
Credo che i due abbiamo difettato in quanto a comunicazione. Voglio pensare che il loro pensiero non fosse quello di sconsigliare i blitz, bensì volesse essere un messaggio positivo (mal inviato e mal interpretato). In Valle d’Aosta esiste un controllo capillare sul territorio da parte della guardia di finanza, presente con un comando regionale (con con addirittura un generale) con tanto di nucleo di polizia tributaria. Gli uomini delle fiamme gialle controllano il territorio quotidianamente, tanto che non è impossibile che un imprenditore, nel corso della sua vita profesionale, riceva anche più di una visita.
La differenza tra la Valle d’Aosta e altre regioni d’Italia sta tutta qui: da noi i controlli vengono fatti; da altre parti è facile farla franca, data l’impossibilità di effettuari controlli a causa dei diversi numeri.
Credo che Marguerettaz e Derriard (almeno lo spero) intendessero dire proprio questo: inutile fare ulteriori controlli in Valle d’Aosta, perché quelli che vengono fatti sono già sufficienti.
Detto questo, non è che in Valle d’Aosta non ci siano gli evasori. E’ solo che non non evadono grandi cifre, evadono quello che possono. Poco o tanto, l’evasione (anche di uno scontrino fiscale, anche di una ricevuta) danneggia tutti quelli che le tasse le pagano regolarmente. E danneggia il Paese.
Come cambiare tendenza? E’ una questione di cultura. In Italia non si evade solo perché tartassati dal fisco, perché lo si è sempre fatto. Ci crediamo più furbi, tutto qui.
Allora, abituiamoci a chiedere sempre lo scontrino fiscale, così poi il commerciante di turno dopo un po’ di tempo si sentirà a disagio e lo emetterà con regolarità. Abituiamoci a denunciare quegli artigiani che o li paghi in nero o non ti fanno il lavoro: se la vedranno brutta e se vorranno ancora lavorare dovranno adeguarsi alle regole. Abituiamoci a chiedere la ricevuta al ristorante, anche se l’amico gestore di norma ci porta al tavolo un foglietto con una cifra sbarrata che indica uno sconto. Ricordiamoci che chi lavora in nero si serve (materiale, materie prime ecc) da chi lo serve in nero. Non fa quindi girare l’economia, perché alimenta un mercato parallelo che in Italia rappresenta il 18% del Pil.
Ma per completare l’opera bisognerebbe che il sistena fiscale italiano venisse riformato. Il sistema all’americana non sarebbe niente male: portare in detrazione ogni spesa sostenuta, anche un caffé. Allora sì che tutti chiederemmo lo scontrino al bar.
(l.m.)