Fiori bianchi e il casco da motociclista per dire addio a Giuliano Gilardi
«In un momento di dolore così grande e di interrogativi soltanto la preghiera può portare sollievo; io come sacerdote e voi come amici dobbiamo portare Giuliano innanzi al Signore perchè lo accolga nel suo grembo, lo prenda tra le sue braccia». Don Fabio Brédy ha esordito così, accogliendo in Cattedrale la folla di parenti e amici giunti a salutare Giuliano Gilardi, il pensionato sessantenne ucciso con otto fendenti nel suo alloggio di Senin.
Sul feretro, al centro della navata, un cuscino di rose bianche, una bel primo piano di Giuliano e il suo colorato casco da motociclista nero, giallo e arancio.
Nelle prime fila la moglie Annamaria, la sorella Marie e la figlia Stefania; nella fila dietro, la compagna Cinzia Guizzetti – provatissima – sorretta dai due figli. Cinzia e Annamaria si sono strette la mano, unite in un dolore costellato di perchè.
Grande commozione quando l’amica Roberta – la stessa che in questi giorni si è occupata dell’adorato pastore belga di Giuliano Yuma – ha letto un messaggio scritto dagli amici Giorgio e Stefano che salutano «il cavaliere in cerca di libertà, il Don Chisciotte dei giorni nostri che voleva vivere il suo futuro» ricordando «l’amore che nutriva per la sua bambina, per l’onore che le aveva reso rendendolo nonno delle due nipotine» ma anche per i tanti motivi di festa che quotidianamente trovava «in una sigaretta, nel guardare le bimbe giocare con il cane, nel brivido del vento in faccia,nei quattro amici al bar, nel piacere di un bicchiere di vino o di un buon pranzo, nel sole e nel carezzare il pelo morbido di Yuma».
(cinzia timpano)