Tempus Venit: sette richieste di rito abbreviato
Hanno scelto di essere processati con il rito abbreviato i quattro indagati dalla Procura di Torino, sui quali pesano presunti tentativi di estorsione ai danni di Luigi Monteleone e Giuseppe ‘Pino’ Tropiano, titolare di due note imprese edili del capoluogo regionale (Archeos ed Edilsud, ndr). Pino Tropiano, titolare della Edilsud e i fratelli Salvatore e Romeo devono invece rispondere dell’accusa di favoreggiamento.
Lo scorso dicembre erano stati arrestati Giuseppe Facchinieri di Marzabotto (Bologna), il cognato Giuseppe Chemi (Bologna), Michele Raso di Cinquefrondi (Reggio Calabria) e Roberto Raffa di Aosta. Secondo le indagini coordinate dal pubblico ministero Stefano Castellani, i quattro sarebbero responsabili di tentate estorsioni aggravate. I fratelli Salvatore, Romeo e Giuseppe Tropiano devono rispondere dell’accusa di favoreggiamento.
Secondo le indagini, i primi episodi di estorsione risalgono al maggio 2011, ma solo nel mese di settembre Tropiano ha deciso di denunciare. Una escalation di minacce culminata in una lettera intercettata dai Carabinieri di Aosta, all’interno della quale si indicava una data certa per l’esecuzione dell’imprenditore che rifiutava la cosiddetta «messa a posto« nei confronti dei suoi estorsori: 20 dicembre. «Se non fossimo intervenuti aveva dichiarato l’allora comandante dei carabinieri di Aosta, il Tenente Colonnello del Comando di Aosta Guido Di Vita – Giuseppe Tropiano sarebbe andato incontro a morte certa». All’imprenditore calabrese aggiudicatario dell’appalto per la riconversione dell’ex residence Mont Blanc gli estorsori sono arrivati a chiedere sino a un milione di euro. Luigi Monteleone, esperto del settore recupero archeologico, era invece solo stato approcciato, ma non vi erano ancora state richieste esplicite di denaro.
Oltre ai quattro fermi, l’operazione Tempus Venit ha condotto all’arresto con l’accusa in flagranza di detenzione abusiva di armi anche di tre personaggi vicini a Michele Raso, i quali in maniera indistinta usavano un’arma da fuoco di matrice cecoslovacca rinvenuta nel magazzino di proprietà dell’autotrasportatore di San Giorgio Morgeto. Michele Raso era usuale venire in Valle a cadenza mensile con carichi di beni alimentari e non solo; durante uno dei suoi viaggi fu fermato per un controllo: sul mezzo furono rinvenuti un’arma da fuoco e un giubbotto antiproiettile, «segno che aveva specificato il Colonnello di Aosta Cesare Lenti l’uomo non si sentiva sicuro, ma anzi in pericolo di vita».
(c.t.)