“Franco, colora il cielo per noi”: il saluto della Valle al suo genio
Gli occhi lucidi per la tristezza, ma il sorriso dolce per il ricordo, ancora fresco, sicuramente indelebile, dell’allegria e della gioia che Franco Balan sapeva trasmettere ogni volta che lo incontravi. Una parte di Valle d’Aosta, questa mattina, si è ritrovata nella chiesa di Châtillon per dire addio a uno dei suoi artisti più importanti e lo ha fatto con il cuore diviso a metà, un contrasto di sentimenti e di colori, proprio come sarebbe piaciuto a lui, proprio come lui ha fatto millemila volte in un quadro, in un manifesto, in un logo.
Era un uomo diretto, Franco Balan, un uomo coinvolgente, un fiume in piena di emozioni, idee e progetti, che prendevano forma sulla carta in una sorta di respiro dell’artista. «Un uomo che – come ha ricordato don Andrea Marcoz – ha vissuto tutti i giorni come se fossero il primo, o l’ultimo, o l’unico. Un uomo che ha saputo mettersi in gioco, sempre, fino in fondo, non fermandosi mai, come i tanti personaggi in cammino che ci ha fatto vedere in molte sue opere. Balan ha concepito la vita come una palestra nella quale migliorarsi, dando sempre tutto se stesso. Vedendo tanta gente qui, si sarebbe sentito a disagio, perché a lui non piaceva essere al centro dell’attenzione e non avrebbe voluto le lacrime, perché questo è un passaggio sereno e lui ce lo ha ricordato disegnando la sua epigrafe, nella quale ha voluto sottolineare “heureux repose”, che è la frase più bella che un credente possa scrivere».
E Balan era un cultore del bello. «L’artista ha il compito di dare figura al mistero di Dio – ha aggiunto don Marcoz – e Franco l’ha fatto tante volte, rappresentando quel Dio che ha dato un senso alla sua vita. Per tutta la sua vita ha cercato l’assoluto, l’infinito, passando attraverso il bello ed è proprio il bello che può salvare il mondo, specie in un periodo difficile come questo. Le testimonianze di stima e affetto che ci sono state in questi giorni hanno confermato come Balan sia stato una persona importante per la gente valdostana, ma lui è stato anche un marito, un papà, un nonno attento, in qualsiasi ambito si muovesse, alle piccole cose, che poi sono quelle che fanno la differenza. Vivere aspettare la morte non è la strada giusta, bisogna avvicinarsi a lei vivendo pienamente e Franco è stato capace di farlo, puntando sulle cose contano, su quelle che non ti riempiono il portafoglio, ma il cuore». Di Balan restano le opere, tantissime, frutto di una produzione frenetica, quasi una necessità di esprimersi con le mani, più che con le parole. Opere variegate, alcune meravigliose, altre più complesse, tutte con il suo segno distintivo, un tratto all’apparenza semplice, che però sapeva conquistarti, entrarti dentro e colorarti le giornate.
Ed è proprio a questo proposito che durante la preghiera dei fedeli, si è alzato l’ultima richiesta dei suoi nipoti, naturali e “acquisiti”: «Signore, ti ringraziamo di averci fatto incontrare Nonno Franco, ometto pieno di energia che rimarrà sempre nei nostri cuori. E tu, Franco, colora il cielo per tutti noi».
(davide pellegrino)