Costi della politica, se il taglio riguarda tutti
Qualche settimana fa le forze di minoranza in Consiglio regionale portarono una proposta per la riduzione dei costi della politica. Risultato: 17-17 e un astenuto. Respinto.
Fui critico sulle colonne di Gazzetta Matin (edizione cartacea), non per il risultato, ma perché la proposta delle opposizioni a parer mio era incompleta. Infatti, la volontà era quella sì di risparmiare un bel po’ di denaro, ma andando di fatto a colpire esclusivamente chi governa. Fui critico anche con il M5S, colpevole, a parer mio, di non essersi smarcato proponendo invece una sua versione, più efficace, di proposta di tagli.
E proprio il M5S adesso si muove, integrando con un emendamento la proposta di legge di riduzione dei costi della politica del Pd-Sinistra VdA. Quest’ultima è volta a ridurre i compensi dei consiglieri che svolgono un’attività lavorativa autonoma e dipendente. Finalmente, e lo ripeto: finalmente, il M5S torna a interpretare se stesso e corregge il tiro, smarcandosi forse per la prima volta dai colleghi di opposizione. I grillini Ferrero e Cognetta propongono che la riduzione non riguardi solo chi ha una seconda attività (che poi dovrebbe essere quella principale), ma tutti i consiglieri senza distinzione. Un taglio di 2.000 euro al mese sugli oltre 5 mila percepiti.
Staremo a vedere come andranno le cose in aula. E’ chiaro che tale emendamento mette in difficoltà molti consiglieri, da chi governa a chi è all’opposizione. Un sospetto però ce l’ho di come andrà a finire.