Violenza: condannato per aver picchiato, sequestrato e abusato sessualmente della moglie
Una storiaccia. E’ quella che questa mattina, dinanzi al collegio giudicante presieduto da Massimo Scuffi, con giudici a latere Davide Paladino e Paolo De Paola, ha portato alla condanna di Faouzi Chalghoumi, tunisino di 43 anni, a cui sono stati inflitti 9 anni di reclusione, con sospensione della potestà genitoriale per tutta la durata della pena (il pm Luca Ceccanti ne aveva richiesti invece 6) per le accuse di maltrattamenti in famiglia, sequestro di persona e violenza sessuale.
Un racconto agghiacciante, quello della moglie del tunisino, una signora di Benevento che, dopo il matrimonio nel 2005 e una prima separazione avvenuta nel dicembre del 2009, aveva deciso di dare un’altra possibilità all’uomo, raggiungendolo nell’aprile del 2012 a Courmayeur, dove Faouzi Chalghoumi aveva trovato lavoro in un ristorante.
Dopo una decina di giorni di quiete, però, per la moglie e la figlia, una bambina che oggi ha 8 anni, è iniziato letteralmente l’inferno.
«Mio marito, nel periodo compreso tra i mesi di aprile e agosto del 2012, dopo qualche giorno in cui si era limitato soltanto a umiliare, minacciare (anche di morte, ndr) e insultare pesantemente me e mia figlia, purtroppo è passato alle mani, prendendomi a pugni, strappandomi i capelli e arrivando persino a scagliarmi contro ogni oggetto gli passasse sotto le mani (i maltrattamenti venivano perpetrati anche 2/3 volte al giorno, ndr)», è un passaggio della testimonianza della donna in aula (ovviamente abbiamo deciso di non scendere troppo nei particolari per una scelta di buon gusto).
Il fatto oggetto del procedimento penale, in ogni caso, è avvenuto a cavallo dell’1 e 2 luglio del 2012, quando Chalghoumi, attorno alle 19.15, visibilmente alterato perché rimasto senza lavoro, se la sarebbe presa con moglie e figlia.
«Mi diceva che era colpa mia se era rimasto senza lavoro, che io e nostra figlia lo prendevamo per il culo», ha precisato ancora la donna in aula. A quel punto l’uomo si sarebbe avventato contro la bambina, prendendola ripetutamente a schiaffi, prima di prendersela con la moglie, colpevole – secondo l’uomo – «di essermi frapposta tra lui e mia figlia, e quindi non potendo picchiare la bambina, le botte me le ha date a me».
Presi i due mazzi di chiavi dell’abitazione di Courmayeur, madre e figlia sono state quindi segregate in casa per molte ore, prima che Faouzi Chalghoumi vi facesse rientro, completamente ubriaco.
«Io e mia figlia eravamo nel letto della cameretta, quando a un certo punto l’abbiamo sentito rientrare – è ancora la testimonianza resa in aula dalla donna -. A quel punto ho supplicato mia figlia di non piangere».
Ma niente. L’uomo avrebbe più volte provato a mettere nuovamente le mani addosso alla figlia, fino ad abusare sessualmente della moglie. «Ero completamente inerme. Io ho provato a dirgli di smetterla, che non volevo, ma alla fine non ho potuto opporre resistenza. Avevo paura mi uccidesse», è la sconvolgente rivelazione della moglie.
La mattina seguente, come se nulla fosse, almeno da quanto emerso in sede dibattimentale, Faouzi Chalghoumi si sarebbe svegliato di buonumore perché raggiunto da una telefonata di lavoro.
«E’ a quel punto, una volta che si è allontanato per raggiungere una persona che gli stava offrendo un lavoro, che io e mia figlia abbiamo deciso di fare i bagagli e di scappare di casa», ha affermato ancora la donna, che dopo l’immediato accesso al Pronto soccorso dell’ospedale Umberto Parini di Aosta, dove le sono state riscontrate tutta una serie di ferite e lesioni per le botte subite, è stata accolta – unitamente alla figlia – nella struttura protetta de L’Arcolaio.
(patrick barmasse)