Crisi di governo: l’opposizione reclama le dimissioni del governo e la maggioranza aspetta la mozione di sfiducia
Tra maggioranza e minoranza consiliare è braccio di ferro sulla legge statutaria regionale numero 21 del 2007: le forze di opposizione – Alpe, M5S, Pd-Gauche valdôtaine e Uvp – si appellano all’articolo 7 che prevede l’istituto delle dimissioni che vogliono subito; l’esecutivo resta fermo sull’articolo 5 e reclama la mozione di sfiducia costruttiva prima di dimettersi. Muro contro muro anche sulle dimissioni dei vertici della Saint Vincent Resort & Casinò. La giunta non manda a casa nessuno ma trasmette la risoluzione alla dirigenza alla quale è affidata la decisione: insomma Luca Frigerio dovrebbe dimettere se stesso. Dice il presidente Augusto Rollandin: «Sia chiaro non sono dipendenti regionali, non siamo proprietari di nulla, siamo solo amministratori. Basta dire stupidaggini». Di tutt’altro avviso le opposizione:«E’ elementare la Regione, detentrice del 99% delle quote societarie, e il comune di Saint-Vincent, si incontrano e decidono» sbotta Chantal Certan (Alpe).
Per tornare alla crisi politica il capo dell’esecutivo ribadisce: «La legge è molto chiara. Non vogliamo lasciare un vuoto amministrativo e le delibere di oggi (220 assunzioni nei cantieri forestali, 142 mutui prima casa deliberati ndr) lo testimoniano; vogliamo garantire ai cittadini i loro diritti. Qualora in Consiglio arrivi una proposta alternativa siamo pronti a dimetterci. Noi abbiamo il mandato di andare avanti con il programma di governo e lo stiamo facendo».
Replicano le minoranze: «E’ una situazione imbarazzante: la risoluzione dovrebbe fare il suo corso per rispetto al Consiglio Valle che a maggioranza l’ha votata» spiega Laurent Viérin (Uvp) che parla poi di mala informazione da parte del governo: «Nulla è paralizzato, come lo pretendono accusandoci di essere la causa, noi continuiamo la lavorare nelle commissioni». Se le dimissioni non arriveranno le forze di opposizione saliranno sull’Aventino, disertando la seduta consiliare di mercoledì 2 aprile. Dice scandendo le parole Viérin: «Ci presenteremo in Consiglio solo se ci sarà il rispetto della risoluzione, saremo lì solo per la presa d’atto delle dimissioni». La maggioranza senza Giuseppe Isabellon non ha i numeri per riunirsi. «Speriamo non strumentalizzino la malattia di Isabellon» fa notare Raimondo Donzel (Pd-Sinistra valdostana).
«Stiamo lavorando – rincara Albert Chatrian (Alpe) – e prendiamo le distanze da chi mette in giro voci contrarie. Si dimettano entro questo pomeriggio, ridando dignità al Consiglio Valle, assemblea principe eletta dai valdostani». Va giù pesante Raimondo Donzel: «Siamo di fronte a un attentato all’autonomia. L’organo principe è il Consiglio Valle, conta più di tutti poiché noi non abbiamo l’elezione diretta del governatore. Noi non prendiamo lezioni giuridiche da una maggioranza che non c’è più e che sta tentando di stravolgere le regole». Colorito come consuetudine Stefano Ferrero del M5S che sventola la querela arrivatagli per il dossier sul Forte di Bard: «Non ha capito, l’ex presidente, il messaggio, è un po’ sordo d’orecchio. Ma Lui e la sua armata Brancaleone restano incollati alle poltrone: siamo in un regime dittatoriale. Di questa resistenza ne faranno le spese alle urne Union valdôtaine e Stella Alpina». Se dimissioni saranno la legge prevede un periodo di sessanta giorni nei quali costruire un nuovo governo: «Noi vogliamo discuterne in Consiglio e non nelle segrete stanze». La mozione di sfiducia costruttiva è – così la definiscono le opposizioni – la bomba atomica per scollarli dalle poltrone qualora la politica dell’attak perdurasse».
(danila chenal)