Inchiesta costi della politica: «Il mio interrogatorio? Bene, credo sia andato bene»
«Bene, credo bene». E’ questa la stringata dichiarazione rilasciata all’uscita dall’aula del primo piano del palazzo di giustizia di Aosta, al termine del suo interrogatorio, dall’ex capogruppo del Pdl in Consiglio Valle nella XIII legislatura, Massimo Lattanzi, accusato di peculato (62.500 euro), indebita percezione di contributi pubblici (55.400) e – in concorso col gruppo – finanziamento illecito dei partiti (91.400).
L’appuntamento di questa mattina, durato poco meno di tre ore, interamente dedicato alle contestazioni mosse nei confronti del Pdl, era il secondo dell’udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Aosta, Maurizio D’Abrusco, in cui sono chiamati a comparire 24 dei 27 tra funzionari di partito e attuali ed ex consiglieri regionali per i quali – nel novembre scorso – la Procura della Repubblica di Aosta chiese il rinvio a giudizio a vario titolo per peculato, finanziamento illecito dei partiti e indebita percezione di contributi pubblici nell’ambito delle presunte ‘spese pazze’ effettuate dai gruppi consiliari di Alpe, Fédération Autonomiste, Pd, Pdl, Stella Alpina e Union Valdôtaine nella XIII legislatura, più precisamente nel periodo compreso tra il 2009 e il 2012.
In un simile contesto, in cui l’esame di Enrico Tibaldi è stato fatto slittare al 13 marzo per problemi di salute dell’ex consigliere azzurro, questa mattina – originariamente in programma lunedì 9 marzo – ha reso dichiarazioni spontanee Alberto Zucchi, ora passato alla Lega, col suo difensore, l’avvocato Andrea Bertolino di Torino, che ha dichiarato: «Il mio assistito ha confermato di aver percepito rimborsi forfettari (a Zucchi è contestato il reato di peculato per 33.700 euro, ndr) a fronte di spese effettuate nell’ambito dell’attività istituzione del gruppo, rimborsi peraltro decisamente inferiori rispetto alle spese sostenute da Zucchi nell’ambito del suo mandato; è andato con una certa frequenza a Roma, per conto del gruppo e per tutte le attività che poi hanno portato una serie di provvedimenti a favore della Regione. E’ tutto tracciato e trasparente».
A riguardo della posizione di Anacleto Benin, a cui la Procura contesta «due assegni da 3.000 euro ciascuno», l’avvocato Paolo Pacciani di Torino – lo stesso che lo difese nel procedimento relativo al Crack Eurotravel – ha commentato: «Penso che l’udienza sia andata molto bene. Lattanzi ha spiegato i meccanismi che regolavano le spese e i rimborsi all’interno del suo gruppo, sulla base ovviamente della legge in vigore all’epoca, quella del 1986. La posizione di Benin – ha aggiunto – mi sembra molto lineare: i due assegni contestati erano in bianco (che secondo la Procura Benin avrebbe ricevuto da Lattanzi, ndr), destinati a un soggetto esterno nell’ambito di somme dovute a Benin a titolo di rimborso di spese dell’anno precedente. Forse la procedura adottata non è stata propriamente bella da un punto di vista estetico», ma Benin «aveva problemi di gestione di un conto a lui intestato, sul quale non voleva far transitare queste somme».
L’udienza preliminare che vede coinvolti 24 dei 27 politici – quella istruita nei confronti dei tre esponenti di Stella Alpina, Marco Viérin, André Lanièce e Dario Comé è stata rinviata al 15 aprile – riprenderà lunedì 9 marzo con gli interrogatori di Raimondo Donzel, Gianni Rigo, Ruggero Millet e Giuseppe Rollandin e le spontanee dichiarazioni di Carmela Fontana, tutti del Pd.
Nella FOTO Massimo Lattanzi all’arrivo questa mattina in Tribunale ad Aosta.
(pa.ba.)