Tragedia Weissmatten: la famiglia della piccola Matilde chiede l’imputazione coatta del maestro di sci
«Abbiamo ribadito il nostro pensiero, ovvero che non c’è prova tra gli atti del fatto che né la scuola di sci, né gli impianti, né il maestro si fossero posti interrogativi su quali cautele adottare per salvaguardare la sicurezza dei bimbi. Dall’altra parte hanno ribadito che secondo loro le regole discrezionali sono state tutte assolte».
Così questa mattina all’uscita del palazzo di giustizia di Aosta, l’avvocato Daniele Zaniolo del foro di Torino ha commentato l’udienza davanti al gip del Tribunale di Aosta, Maurizio D’Abrusco, nella quale è stato valutato il supplemento di indagine ordinato dallo stesso giudice il 23 dicembre 2014, in riferimento alla morte della piccola Matilde De Laurentiis, la bimba di 3 anni che il 9 marzo 2014 venne investita sugli sci – morendo qualche ora più tardi – da un 16enne di Chieri sulla pista ‘Larici’ di Weissmatten, a Gressoney-St-Jean.
Mentre il minore – ora 17enne – nell’udienza del 21 gennaio scorso presso il Tribunale per i minori di Torino, ha chiesto la «messa alla prova» per il reato di omicidio colposo, dovendosi quindi sottoporre a un programma annuale con sedute mensili dallo psicologo e un percorso con l’associazione ‘Libera’, nel fascicolo aperto ad Aosta unico indagato per la Procura è rimasto – così come a dicembre – il maestro di sci Bruno Thédy, che al momento della tragedia stava impartendo una lezione collettiva a un gruppo di nove bambini, tra cui la piccola Matilde.
Per la giacca rossa di Gressoney, il sostituto procuratore Pasquale Longarini ha presentato per la seconda volta richiesta di archiviazione dall’accusa di omicidio colposo, nonostante la difesa della famiglia della piccola Matilde De Laurentiis – oltre a opporsi all’archiviazione della posizione del maestro di sci – abbia avanzato istanza di imputazione coatta sia per Thédy che per altri tre nominativi contenuti nell’ultima relazione risultante dal supplemento di indagine, ovvero il direttore della Scuola di sci di Gressoney, Simone Goldoni, il direttore delle piste Arnoldo Welf e il presidente e amministratore delegato della Monterosa Ski all’epoca dei fatti, Marco Lucat, a oggi non iscritti nel registro degli indagati.
Il gip del Tribunale di Aosta, Maurizio D’Abrusco, si è riservato la decisione, che dovrebbe essere resa nota tra una decina di giorni.
Tra i diversi scenari possibili, l’archiviazione della posizione del maestro di sci oppure la sua imputazione coatta con trasmissione degli atti in Procura per la formulazione del capo di imputazione, oppure ancora l’iscrizione di altri soggetti nel registro degli indagati, per i quali il pm non abbia formulato a oggi alcuna richiesta, disponendo eventuali ulteriori indagini.
(pa.ba.)