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Corte dei Conti: su ampliamento scuola materna di Verrès, volano gli stracci

Corte dei Conti: su ampliamento scuola materna di Verrès, volano gli stracci

Nell'udienza di questa mattina, duro scontro tra accusa e difesa in relazione al presunto danno erariale da perdita di chance contestato a ex amministratori e funzionari del Comune della bassa Valle

Sul presunto danno erariale da perdita di chance in relazione all’opera di ampliamento della scuola materna di Verrès, questa mattina davanti al collegio della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Valle d’Aosta sono letteralmente volati gli stracci. Tra accusa e difesa.Citati in giudizio dal procuratore regionale Roberto Rizzi, gli amministratori e i funzionari comunali di Verrès nella legislatura 2005-2010 – gli allora sindaci Piero Prola (entrato poi in Consiglio regionale nel 2008) e Piera Squinobal, i componenti della Giunta, Alessandro Rossi, Silvio Perruchon, Egle Braido e Susy Vallino, il segretario comunale Giorgio Barone e il coordinatore del ciclo Fabrizio Neyvoz – a cui l’accusa amministrativo-contabile ha contestato un danno erariale valutato in via equitativa in complessivi 14.609 euro.La vicendaNel mese di febbraio del 2006, il consiglio comunale di Verrès approvò un intervento di ampliamento della scuola materna del paese per un ammontare di 250 mila euro, provvedimento al quale seguì il conferimento della progettazione preliminare a un tecnico incaricato da parte della Giunta presieduta dall’allora sindaco Piero Prola per un importo di 11 mila euro.Un’opera di ampliamento, quella ipotizzata originariamente, che salì poi fino a toccare i due milioni di euro, con l’importo del compenso da riconoscere al professionista incaricato della progettazione salito a poco meno di 150 mila euro.Una soglia che – secondo la Procura regionale della Corte dei Conti – avrebbe imposto il ricorso a una procedura di gara per l’aggiudicazione dei servizi di progettazione dell’intervento, a differenza di quello che fecero gli amministratori locali di Verrès, che affidarono invece l’incarico al medesimo professionista, che avrebbe proposto loro uno ‘sconto’ sulla parcella.La contesa tra accusa e difesa«L’evoluzione della vicenda è legata al fatto che, una volta capito che nel programma regionale Fospi (Fondo per speciali programmi di investimento, ndr) c’era un apposito capitolo dedicato all’edilizia scolastica, si è provveduto immediatamente a effettuare una variante d’opportunità al progetto iniziale», ha spiegato in aula il legale difensore dei «convenuti», l’avvocato Roberto Longhin, che ha aggiunto: «Esattamente come scriveva Manzoni, pensavo che la notte potesse portare consiglio, considerato che l’atto di citazione sconta una lettura molto veloce degli atti di causa. Nel caso di specie gli amministratori si sono comportati come il buon padre di famiglia, dotando il paese di una scuola materna nuova di zecca, a fronte di un esborso tra l’altro di molto inferiore rispetto agli originari 250 mila euro ipotizzati per la realizzazione di un’aula in più (quasi la totalità dell’opera è stata finanziata con risorse regionali a valere sul programma Fospi, ndr). Un risultato impareggiabile».Per quanto riguarda l’accusa, il procuratore regionale della Corte dei Conti, Roberto Rizzi, ha sostenuto che «giustificare l’affidamento senza gara al medesimo professionista della progettazione dell’intervento dall’importo decuplicato rispetto a quello originario con la particolare urgenza di presentare gli elaborati in Regione per il Fospi, è sintomo di cattiva amministrazione o comunque di un’amministrazione non solerte, poco efficace».In riferimento alla presunta «lettura molto veloce degli atti di causa» sollevata dalla difesa, il procuratore Rizzi ha quindi replicato con durezza: «Lettura veloce, un modo elegante per dire superficialità. Posso soltanto dire che questa Procura legge con attenzione ogni pezzo di carta che viene prodotto, su questo non potevo non intervenire per amore di toga. Dopodiché gli amministratori non devono soltanto comportarsi da buoni padri di famiglia, a loro è richiesta pure la gestione dei soldi pubblici seguendo i dettami normativi in materia, e uno dei principi cardine in questa vicenda è quello della concorrenza, che non è stato rispettato».La sentenza del collegio è attesa nelle prossime settimane.(pa.ba.)

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