Furti in cimiteri e chiese: revocata la custodia in carcere
A Carmine Sozio, 29enne residente in un campo nomadi di Torino, coinvolto nell'inchiesta Campo Santo, sono stati concessi i domiciliari dopo aver iniziato a risarcire le vittime dei furti, avvenuti in Valle tra la primavera e l'autunno 2017.
Si è reso autore di furti davanti a cimiteri e chiese, ma ora che ha iniziato a risarcire le vittime il gup di Aosta, Paolo De Paola, giovedì mattina, ha deciso di revocare la custodia cautelare in carcere, destinandolo ai domiciliari.
Questa la novità per Carmine Sozio, 29enne residente in un campo nomadi di Torino, finito in carcere lo scorso 6 dicembre nell’ambito dell’Operazione Campo Santo.L’indagine, condotta dagli uomini della Questura di Aosta e coordinata dal pm Luca Ceccanti, aveva portato gli inquirenti ad accusare Sozio di aver commesso undici furti in Valle d’Aosta, uno in appartamento, mentre gli altri nelle automobili parcheggiate nei pressi di chiese e cimiteri, nel periodo tra la primavera e l’autunno del 2017. Dopo l’udienza preliminare, l’imputato, difeso dagli avvocati Ferdinando Ferrero di Ivrea e Marco Romanello di Biella, dovrà tornare ora in aula ad aprile, momento in cui è stata fissata la prossima udienza, per concedere allo stesso la possibilità di risarcire le parti offese.
Le ind
agini
Ricordiamo che le indagini erano cominciate nel marzo del 2017, a seguito delle tante segnalazioni di furti nelle automobili riguardanti la zona del cimitero di Aosta. Grazie all’osservazione del territorio e alle varie denunce, gli uomini della Questura aostana erano finiti sulle tracce di Carmine Sozio (accusato di furto aggravato, uso indebito di carte di credito e furto in appartamento), una sorta di pendolare del furto che, sempre secondo gli investigatori, utilizzava anche le carte di credito e i bancomat rubati per l’acquisto di vari oggetti. Nella perquisizione del campo nomadi del torinese in cui Sozio risiede, la Polizia aveva trovato, ad esempio, anche una piscina gonfiabile di «un certo valore».
A dare una svolta alle indagini erano stati «il furto in una casa della Plaine», il ritrovamento, appunto, della piscina, nonché l’utilizzo delle videocamere di sorveglianza.
(al.bi.)