Fondi dei gruppi: Alpe, «per noi nulla è cambiato»
Albert Chatrian e Patrizia Morelli commentano la condanna definitiva per finanziamento illecito ai partiti
Fondi dei gruppi: «Le sentenze si rispettano ma per noi nulla è cambiato. Abbiamo sempre operato con rigore e trasparenza». Lo ha puntualizzato Albert Chatrian nella conferenza stampa convocata alla luce della sentenza della sentenza della Corte di Cassazione che rinvia alla Corte di Appello gli addebiti per finanziamento illecito ai partiti contestati ai consiglieri di Alpe. Con Chatrian Patrizia Morelli, Roberto Louvin e Giuseppe Cerise.
La condanna
A spiegare la natura della condanna Patrizia Morelli. «La Cassazione rinvia alla sentenza in Appello l’addebito per una fattura di 554 euro relativa all’acquisto di materiale (sveglie con il logo di Alpe) propagandistico. Altre sentenza legittimano le spese per la propaganda. Il secondo addebito è riconducibile alla pubblicazione del bilancio del Movimento sul quotidiano Il Manifesto (fattura di 1.936 euro) in ossequio alla trasparenza. Spesa che è stata ritenuta inerente all’attività del gruppo dalla Corte dei Conti. Ci contestano poco più di 2.400 euro su un contributo ai gruppi di 406 mila euro (per gli anni dal 2008 al 2012)».
Sempre trasparenti
Morelli e Chatrian rivendicano «di aver agito, in questi anni, in ossequio alla trasparenza, al rigore e all’etica. Siamo condannati per qualcosa che è chiaro, dimostrabile». Ribadisce il capogruppo di Alpe: «Rimaniamo basiti dal fatto che la Corte dei Conti legittima le spese di pubblicazione del bilancio del Movimento mentre la Cassazione le contesta». Aggiunge: «Non sarei nel tritacarne giudiziario se non avessi anticipato le spese in due occasioni».
Il sostegno
I due consiglieri uscenti incassano la solidarietà del presidente di Alpe Alexis Vallet. «Il Movimento ha sempre sostenuto i suoi consiglieri in questo lungo viaggio legale perché sapevamo perfettamente che i soldi erano stati spesi per il partito. Bisogna avere la capacità di valutare con occhio critico. La sentenza non inficia il giudizio del Movimento sull’operato dei suoi consiglieri» ha puntualizzato. Di rincalzo il vicepresidente Pietro Varisella: «I nostri consiglieri, con i quali siamo solidali, non si sono messi i soldi in tasca. La trasparenza connota Alpe». Commentando il fatto che Stella Alpina esce indenne dall’inchiesta Morelli dice: «Aver tenuto una contabilità così dettagliata e aver conservato ed esibito tutti gli scontrini ci ha penalizzati». Delle future possibili candidature per le regionali i due commentano: «Faremo tutte le valutazioni di natura personale e con il movimento».
(danila chenal)