Cade l’accusa di corruzione per l’ex primario di psichiatria
Proseguono le indagini nei confronti di Antonio Colotto: rimangono in piedi le ipotesi di peculato e abuso d'ufficio
Cadono le ipotesi di corruzione e falso, ma rimangono in piedi le accuse per peculato e abuso d’ufficio. Sembra essere questo, secondo quanto riportato dall’Ansa, il quadro relativo all’inchiesta riguardante l’ex direttore del dipartimento di salute mentale dell’Usl della Valle d’Aosta, Antonio Colotto.
L’inchiesta
Il medico, ora pensione, con l’assistenza del difensore Oliviero Guichardaz, starebbe infatti pensando all’ipotesi del patteggiamento, visto che dopo la chiusura delle indagini gli ulteriori approfondimenti della Guardia di finanza di Aosta, coordinata dal pm Luca Ceccanti, avrebbero portato a un ridimensionamento delle accuse.
Secondo quanto emerso dagli sviluppi dell’inchiesta, nata da elementi raccolti nell’ambito dell’indagine relativa allo psichiatra Marco Bonetti, sarebbe infatti emerso, ad esempio, che uno dei due pazienti che, in base alle prime ipotesi, avrebbe corrotto il primario con 100 euro, sarebbe risultato effettivamente affetto da una patologia psichiatrica.
Per l’altro paziente al centro dell’accusa di corruzione, invece, non sarebbero emersi i presupposti per la contestazione del reato. In soldoni, i due certificati rilasciati ad appartenenti della polizia penitenziaria non sarebbero quindi falsi.
Per quanto concerne, invece, l’ipotesi di peculato, la Procura di Aosta sostiene che il medico non avrebbe fatturato diverse visite in intramoenia. Per queste, il primario non avrebbe versato i dovuti 10 euro all’Usl, pur avendo già risarcito il presunto danno di circa 600 euro all’azienda sanitaria.
(re.newsvda.it)