Forza blocco e lancia soldi ai Carabinieri: a processo
Il fatto risale alla Desarpa del 2016 e riguarda una guida alpina svizzera, assolta dal tribunale di Aosta per istigazione alla corruzione. Gli atti sono però stati rinviati in Procura per valutare gli estremi dell'oltraggio a pubblico ufficiale
A processo per aver forzato un posto di blocco e aver lanciato, una volta fermato, dei soldi ai Carabinieri. Questa la vicenda che ha portato in tribunale la guida alpina svizzera René Estoppey, 57 anni, assolto oggi nel processo per istigazione alla corruzione, andato in scena davanti al tribunale collegiale di Aosta.
Il processo
«Il fatto non sussiste». Questa la sentenza della corte aostana, che ha risposto così alla richiesta dell’accusa (pm Carlo Introvigne), che per l’uomo aveva chiesto la condanna a due anni e otto mesi di reclusione. Il tribunale, però, ha disposto la trasmissione degli atti in procura per valutare la possibile imputazione della guida alpina per oltraggio a pubblico ufficiale.
I fatti
L’accaduto risale al settembre del 2016, nel corso della Desarpa di Valtournenche, per lo svolgimento della quale era stata chiusa la strada regionale. René Estoppey trasportava in auto due clienti da accompagnare nella scalata del Cervino e, non capendo «il perché della chiusura» avrebbe deciso di infrangere il divieto. «L’agente mi aveva detto “Ora devi pagare una multa”» ha spiegato la guida alpina in aula, ricordando poi come «ho tirato fuori i soldi, una banconota da 20 euro. In Svizzera si può pagare subito» ha provato a spiegare davanti ai giudici.
Secondo la ricostruzione del pm, l’elvetico, approfittando di un attimo di confusione, avrebbe superato il blocco dei carabinieri, impegnati a far tornare a Valle gli automobilisti. L’uomo, secondo il difensore Giovanni Borney, non voleva corrompere: «E’ stato un gesto maleducato e forse un po’ presuntuoso. E’ pacifico che in Francia e in Svizzera si può pagare la multa immediatamente alle forze di polizia». Ha sostanzialmente concordato il pm Carlo Introvigne, che nella requisitoria aveva parlato dell’episodio come «fatto antipatico, a tratti quasi comico».
(re.newsvda.it)