Clima: la sabbia del Sahara fonde le nevi sulle Alpi più rapidamente
Lo studio condotto dall'Arpa, dai ricercatori dell'Università Bicocca, dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e da studiosi francesi e tedeschi ipotizza il rischio di disponibilità idrica in pianura.
Clima: la sabbia del Sahara fonde più velocemente le nevi sulle Alpi.
Le deposizioni di sabbia sahariana sulla catena alpina causano la scomparsa anticipata delle neve e rischiano di influenzare la disponibilità idrica in pianura.
E’ la conclusione alla quale è giunto lo studio che ha visto la collaborazione tra l’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente Valle d’Aosta, il Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della terra dell’Università di Milano Bicocca insieme all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, i ricercatori francesi di Météo France dell’Université de Grenobles, Alpes e CNRS e al Max Planck Institute, in Germania.
Lo studio si chiama Saharan dust events in the European Alps: role in snowmelt and geochemical characterization ed è stato recentemente pubblicato sulla rivista internazionale ‘The Cryosphere’.
La sabbia del Sahara a Torgnon
Il lavoro è stato interamente svolto nel sito sperimentale di Arpa Valle d’Aosta, situato nel comune di Torgnon a 2160 metri di quota.
L’analisi dei dati ha dimostrato che in anni caratterizzati da intense deposizioni sahariana – come ad esempio nella stagione 201572016 – le polveri hanno causato un anticipo della scomparsa della neve di circa un mese – come dire un quinto della stagione nivale.
Neve ‘rosata’ a Torgnon
700 milioni di tonnellate di polveri
Ogni anno, il deserto del Sahara immette in atmosfera circa 700 milioni di tonnellate di polveri che vengono trasportate nell’atmosfera e raggiungono anche medie e alte latitudini.
Quando queste polveri si depositano su aree cooperte da neve e ghiaccio ne diminuiscono l’albedo, ovvero la capacità di un oggetto per riflettere la luce.
Come tutti gli oggetti più scuri che assorbano radiazioni e si scaldano più velocemente, allo stesso modo, la neve – resa più scura, di colore rossastro perchè sporcata dalle deposizioni delle polveri – assorbe più luce e fonde più velocemente.
Rischio siccità
Secondo quanto accertato dai ricercatori, considerato il cambiamento climatico attuale, la durata della copertura nevosa nelle Alpi è minacciata dalla scarsità di precipitazioni durante l’inverno e dalle alte temperature primaverili ed estive e diminuisce ulteriormente a causa della deposizione di polvere sahariana.
Un processo che causa una importante variazione nel ciclo idrologico delle Valli Alpini, se si tiene conto che gran parte dell’acqua disponibili in queste zone deriva proprio dalla fusione della neve stagionale.
Il fenomeno potrebbe influenzare la disponibilità idrica in pianura; annate caratterizzate da intense deposizioni di polvere sahariana, potrebbero addirittura intensificare eventuali episodi di siccità estiva.
Parla l’esperto
«Studi come questo – spiega Edoardo Cremonese di Arpa Valle d’Aosta – sono importanti per puntare a migliorare l’accuratezza dei modelli idrologici, strumenti fondamentli per la corretta gestione della risorsa idrica delle Alpi.
In futuro, questi studi saranno applicati a immagini satellitari come quelle del sensore Prisma, recentemente lanciato in orbita dall’Agenzia Spaziale Italiana».
Nella foto dell’Arpa, le strumentazioni sulle nevi ‘rosa’ di Torgnon.
(c.t.)