Aosta: Teatro Giacosa verso la concessione a chiamata
L'assessore Carlo Marzi, audito in quarta commissione consiliare, delinea il possibile futuro della struttura e del Bar Théâtre; assente il proponente dell'interrogazione, Etienne Andrione
Una concessione a chiamata sulla falsariga di quella della stagione 2018-2019, con il bar ancora chiuso in attesa del nuovo bando. Sembra questo il destino del Teatro Giacosa e del Bar du Théâtre di Aosta, la cui gestione è rimasta in sospeso dopo la revoca dell’assegnazione del bando all’associazione temporanea di impresa composta dalla ditta individuale Enzo Gullone di Aosta, dalla società cooperativa Dreamlight di Saint-Vincent e dalla società a responsabilità limitata semplificata 21 grammi.
Il caso
Il caso è tornato in quarta commissione consiliare, dove si sarebbe dovuto parlare dell’interrogazione (“Un film già visto”) presentata dal consigliere della Lega, Etienne Andrione (e firmata da Alessandra Addario, che nella riunione di giovedì ha poi preso le distanze), nel consiglio comunale di giugno.
E l’inizio è stato dedicato proprio a una breve polemica sulla sedia lasciata vuota dal proponente, assente alla seduta perché in vacanza. «Abbiamo convocato apposta la commissione per questa data, ma mi risulta che il proponente sia in ferie» sottolinea Michele Monteleone.
Rintuzza il presidente di commissione, Antonio Crea: «Alla presidenza non è arrivata alcuna comunicazione – dice -, altrimenti avremmo fatto in modo diverso; non mi sembra un agire consono al ruolo».
«Non sapevo che fosse in vacanza e nemmeno che l’avesse presentata lui – sottolinea l’assessore al Patrimonio, Carlo Marzi -. Sono certo che ascolterà la registrazione, comunque gli do la disponibilità per affrontare la questione privatamente» concede.
La situazione
La divagazione lascia poi spazio al punto della situazione alla luce di un bando revocato per il non possesso dei requisiti dichiarati in sede di gara da parte di due delle tre società componenti l’associazione temporanea di impresa.
«Dobbiamo interrogarci sul futuro di questi pezzi pregiati del patrimonio comunale indisponibile» introduce Carlo Marzi, ricordando un percorso «iniziato sei anni fa» e concluso con un bando «a evidenza pubblica per la valorizzazione congiunta» reso «inefficace».
Il risultato è che «siamo senza concessionari e dobbiamo fare qualcosa» continua l’assessore con delega al Patrimonio.
L’iter
Conclusa «la pratica relativa al Certificato di prevenzione incendi», si stanno «definendo i rapporti relativi al teatro – spiega ancora Marzi -. Dobbiamo decidere e fare una valutazione, ma data per assodata la custodia in questo lasso di tempo, con un eventuale nuova gara le strutture rimarrebbero chiuse per tutta la prossima stagione».
Concessione a chiamata
Per questo si fa strada l’idea di replicare quanto già avvenuto lo scorso anno, ossia «una concessione a chiamata a Dreamlight», che l’anno passato ha soddisfatto le esigenze di «Charaban e scuole», ricorda ancora l’assessore.
Poi la speranza è quella di fare «scelte che possano avere più fortuna – spiega ancora Marzi -. Un conto è il bar con la sua valenza economica e che avrebbe sicuramente mercato, un altro è un pezzo pregiato come il Giacosa, che paga la crisi di strutture simili in tutta Italia, tanto che sono previsti persino finanziamenti UE per tenere aperte le sale nei centri storici».
Il futuro
La strada, per tutti questi motivi, sembra una sola. «Valutiamo una proposta di bando “inciccita” – rivela l’assessore -, perché proponendo la gestione disgiunta avremmo sicuramente tante richieste per il Bar du Théâtre e nessuna per il Teatro».
Questo, secondo Marzi, è un compito del «settore pubblico, che deve occuparsi di una cosa importane e delicata come il Giacosa; la cultura deve essere privilegiata in termini di salvaguardia».
Per ottobre, insomma, gli uffici proveranno a «garantire l’apertura a chiamata»,per poi riproporre una gara «congiunta, con il bar a “dare una mano” al cinema-teatro – conclude Carlo Marzi -. Il Giacosa è un luogo di livello primario, secondo gli addetti ai lavori, il miglior teatro in Valle e vederlo chiuso fa stringere il cuore. Valutiamo, magari, una base d’asta più alta e che premi anche proposte di natura qualitativa e di arricchimento dell’offerta, mentre escludiamo un appalto di servizio come avviene per lo Splendor: sarebbe l’anticamera di un depauperamento e della chiusura definitiva».
(alessandro bianchet)