Crisi politica: ecco chi sono i 16 consiglieri pronti a dimettersi
Gli altri 19 sono divisi tra chi invoca l'election day, chi vuole andare avanti e chi non si sbilancia
Solo sedici consiglieri pronti a dimettersi dopo l’approvazione del bilancio. È quanto hanno dichiarato i diretti interessati a Gazzetta Matin lunedì 6 gennaio. Intanto, alle 15.30 di oggi, martedì 7 gennaio, si aprirà il dibattito sul bilancio di previsione in Seconda commissione.
Voto subito: sedici consiglieri pronti a dimettersi
Come detto, i consiglieri pronti a lasciare lo scranno, sono sedici, due in meno del numero necessario per sciogliere il consiglio e andare a elezioni.
La Lega Valle d’Aosta è granitica. Stefano Aggravi, Luca Distort, Roberto Luboz, Diego Lucianaz, Andrea Manfrin, Paolo Sammaritani e Nicoletta Spelgatti ribadiscono la loro posizione: bilancio e poi la parola torni ai valdostani.
Stesso discorso per i quattro consiglieri del Movimento 5 Stelle: Luciano Mossa, Manuela Nasso, Maria Luisa Russo e Luigi Vesan.
A invocare le urne sono anche Roberto Cognetta e Stefano Ferrero (VdA Libra), Daria Pulz (Adu), Elso Geradin (Mouv).
Per quanto riguarda i partiti autonomisti, invece, l’unica voce fuori dal coro è quella di Erik Lavevaz dell’Union Valdôtaine.
I contrari alle dimissioni
«Andare al voto sarebbe una sconfitta per tutti, significherebbe bloccare l’amministrazione per tutto il 2020. Basta con le chiacchiere da bar, la politica è trovare soluzioni e mediazioni». A dirlo è Carlo Marzi (Stella Alpina). A rifiutare l’ipotesi dimissioni ed elezioni anticipate è anche il collega di movimento Pierluigi Marquis.
Non ha intenzione di lasciare nemmeno Mauro Baccega (UV), che dichiara: «Io non mi dimetterò, questo deve essere chiaro. Possono dimettermi solo i cittadini».
Contrario a lasciare lo scranno anche Alberto Bertin (Rete civica): «Al voto ci si può andare anche senza dimissioni».
Gli altri: alcuni nicchiano, spunta l’ipotesi election day
Dimissioni subito a una condizione: quella di accorpare la consultazione per Place Deffeyes a quelle per il rinnovo dei consigli comunali. Election day sì, voto a settembre no. È la sintesi del pensiero di Alliance Valdôtaine (Alpe e Uvp) che può contare su sette rappresentanti in Consiglio: Luigi Bertschy, Jean-Claude Daudry, Alessandro Nogara e Alessia Favre (Uvp); Patrizia Morelli, Albert Chatrian e Chantal Certan (Alpe).
Giovanni Barocco (Gruppo misto) e Chiara Minelli (Rete Civica) non chiudono la porta alle elezioni, ma si preoccupano della governabilità. Sostengono che andare a votare con una legge elettorale che non dia stabilità e lasci spazio agli accordi sotto banco sia uno spreco di denaro pubblico.
Per Flavio Peinetti (Uv) «Il percorso verso le elezioni è tracciato, bisogna portarlo avanti senza isterismi». Ricorda però alcune priorità come la legge sull’attrattività dei medici che non vanno trascurate.
La presidente del Consiglio Emily Rini dice di essere pronta a mettere la diciottesima firma per le dimissioni, ma anche di essere disposta a formare un «governo di salute pubblica basato su ampie convergenze».
Renzo Testolin (Uv), invece, parla di «analisi sulle ricadute» prima di scegliere l’una o l’altra strada.
Per Luisa Trione: «Andare al voto per andare al voto è poco responsabile. Bisogna agire consapevolmente».
Non si sbilanciano, infine, Claudio Restano (Gruppo misto) e Joël Farcoz (Uv).
Il termine ultimo per formare una maggioranza
I consiglieri regionali hanno 60 giorni di tempo per formare una maggioranza e portare avanti la legislatura. L’ultima data utile è il 14 febbraio, trascorso quel giorno, per statuto, il consiglio verrà sciolto e saranno convocate nuove elezioni.
(re.newsvda.it)