Macellaio ferito, i difensori: «Lale Demoz è arrivato dopo l’aggressione»
In aula, il consulente della difesa ha evidenziato l'assenza di elementi oggettivi che "incastrino" l'imputato.
Macellaio ferito, i difensori: «Lale Demoz è arrivato dopo l’aggressione».
«Dati oggettivi nei nostri confronti? Non sono sufficienti». Così l’avvocato Antonio Rossomando all’uscita dall’aula del terzo piano del Tribunale di Aosta, mercoledì 15 gennaio. Alla sbarra vi era il Camillo Lale Demoz, accusato di tentato omicidio per aver aggredito – secondo l’accusa rappresentata dal pm Eugenia Menichetti – Olindo Ferré, noto macellaio di Charvensod. I fatti il primo ottobre 2018.
Durante l’udienza davanti al gup Davide Paladino, ha preso la parola il consulente nominato dalla difesa, il biologo Marzio Capra.
«Abbiamo spiegato gli aspetti tecnici ottenuti basandoci su dati oggettivi», ha spiegato Capra ai cronisti al termine dell’udienza, “scortato” dagli avvocati Viviane Bellot, Angelo Panza e Antonio Rossomando. Se secondo l’accusa vi sarebbero diffuse tracce di sangue sul pile dell’imputato, dagli accertamenti di laboratorio eseguiti dal consulente di parte «è emerso esattamente l’opposto – continua Capra -. Le evidenze non erano di natura ematica e questo dato contrasta con le evidenza riportate dalla Polizia scientifica, cioè tracce di sangue fino a 3 metri di distanza» dal luogo dove è stato trovato il ferito «e fino a un metro e 80 di altezza». Secondo il biologo, dunque, «se trovi schizzi così distanti, io presunto aggressore non posso non recare tracce sui vestiti. Tracce ce ne sono solo sul fondo dei pantaloni, ma non puoi non avere niente sulla parte superiore, cioè quella con cui dovresti aver brandito l’oggetto».
Sempre in base agli accertamenti eseguiti dal consulente della difesa, «c’era una gorga di sangue, lui (Lale Demoz ndr) l’ha pestata. È arrivato quando la gorga si era già formata, quindi dopo l’aggressione. Pensate anche a dove è stata trovata l’arma: non ci sono tracce di camminamento, eppure le sue scarpe erano sporche di sangue. Forse quel manico in resina l’ha posato lì qualcun’altro. Perché uno deve lasciare un manico in resina sporco di sangue lì, quando lì vicino c’è un lavabo in pietra? Senza neanche lavarlo?».
La prossima udienza è stata fissata per il 6 febbraio, quando in aula prenderà la parola il consulente della Procura, il biologo Paolo Garofano.
In sede di incidente probatorio, dagli esami svolti dal medico legale Roberto Testi era emerso che i colpi inferti a Ferré «erano idonei a uccidere».
In foto, gli avvocati Rossomando e Panza.
(f.d.)