Elezioni regionali, Roberto Louvin: «Nessun sistema funziona se non si cambia mentalità»
Il professore universitario (e avvocato), grande esperto di diritto costituzionale e pubblico, parla di spoglio centralizzato e preferenza unica
«Non esistono modelli elettorali perfetti in astratto. Ogni riforma va pensata conoscendo la storia e i rapporti tra una comunità e i suoi eletti. Se continuerà però a prevalere una mentalità per cui,invece di pretendere dai futuri eletti competenza, rigore e buon governo, si punterà all’elezione di amici e parenti per avere aiuti e favori personali, non ci sarà sistema elettorale in grado di risanare i mali della Valle».
Parla Roberto Louvin, avvocato, professore universitario (grande esperto di diritto costituzionale) ed ex politico valdostano, in relazione alle elezioni regionali del 19 aprile 2020 che, per la prima volta nella storia valdostana, si svolgeranno con la preferenza unica e lo spoglio centralizzato.
Gazzetta Matin in edicola questa settimana pubblica una lunga intervista a Louvin in cui si parla di elezioni, preferenza unica e spoglio centralizzato. La copia digitale è acquistabile qui.
Spoglio centralizzato e preferenza unica. Con queste novità, il legislatore regionale intende evitare il cosìddetto “controllo del voto”. Secondo lei si tratta di strumenti utili in questo senso?
«È un accorgimento utile, anche se risolve solo a metà il problema. Quando c’è scambio elettorale, l’elettore è interessato al risultato tanto quanto l’eletto, visto che sia spetta di avere più tardi favori e aiuti. La mentalità di scambio si è purtroppo diffusa ovunque e la soluzione tecnica dello spoglio centralizzato da sola non basta a sradicarla. Il passaggio alla preferenza unica riduce ulteriormente l’impatto di questo accorgimento, perché il fenomeno delle ‘cordate’, che lo spoglio centralizzato puntava a rendere non controllabili, di fatto scompare già: ciascuno dovrebbe correre per sé.
C’è poi un aspetto negativo, anche se marginale, dello spoglio centralizzato: si è persa la leggibilità del risultato politico nei singoli comuni.Oggi non posso più nemmeno sapere quale partito o movimento sia stato più votato nel mio comune, e questo non è un bene. Si tratta però, bisogna riconoscerlo, di un male minore, visto che era prevalso da tempo un uso improprio, da parte dei candidati, della trasparenza per avere conferma che la promessa del voto fosse stata mantenuta».
Il 19 aprile si terranno le prime elezioni regionali con il nuovo sistema. Cosa cambierà?
«Ci saranno grandi cambiamenti, ma l’instabilità che si è manifestata drammaticamente negli ultimi anni non finirà ancora. Non è più questione di questo o quel partito: gli eletti agiscono ormai in conto proprio, i gruppi consiliari cambiano nome e consistenza quasi quotidianamente. Non c’è più una disciplina di partito che garantisca scelte di durata e metta un freno alle ambizioni personali. Saranno invece da rivedere profondamente il sistema di governo e le modalità di elezione e di mantenimento in esercizio del governo regionale. La legislatura che si è appena chiusa ha purtroppo mancato questo obbiettivo».
L’intervista integrale è in edicola su Gazzetta Matin.
(federico donato)