Coronavirus: metalmeccanici chiedono sicurezza o piuttosto la chiusura
I sindacati lanciano un allarme e invitano a prendere ad esempio quanto fatto dalla Cogne Acciai Speciali e promesso dalla Shiloh di Verrès
O sicurezza e sanificazione delle aziende o piuttosto la chiusura degli impianti. L’emergenza Coronavirus fa alzare la voce ai sindacati dei metalmeccanici valdostani, reduci dalle importanti concessioni ottenute dalla Cogne Acciai Speciali.
Chiediamo sicurezza
In un comunicato dai toni forti, Fim Cisl, Fiom Cgil, Savt Met e Uilm Uil si dichiarano preoccupati e chiedono «salute e sicurezza dei lavoratori».
«Troppo spesso i datori di lavoro pensano prima al fatturato poi alle persone – sottolineano le sigle sindacali -. Ma noi chiediamo con forza, sulla scia di quanto intrapreso nei confronti dell’acciaieria Cogne, di provvedere immediatamente alla sanificazione degli stabilimenti, in modo da permettere ai lavoratori di svolgere le loro mansioni in un ambiente sicuro».
Senza sicurezza meglio fermarsi
L’alternativa è una sola.
«Piuttosto che andare a lavorare con la paura di poter contrarre il virus – ormai i numeri in aumento non fanno altro che accrescere la preoccupazione – meglio fermare le produzioni – continuano i sindacati -. Notiamo una certa noncuranza da parte dei vertici delle aziende quando si parla di sicurezza e salute dei lavoratori»
Le sigle sindacali si rendono conto «che il momento è difficile per l’economia» ed evidenziano il comportamento della Shiloh di Verrès, che ha avuto da subito «un atteggiamento propositivo davanti alle perplessità manifestate dalle organizzazioni sindacali», rassicurando sul fatto di «provvedere alla sanificazione dello stabilimento».
Mentre si augurano che «vengano presi d’esempio anche da altri vertici di stabilimenti metalmeccanici, che fanno ancora resistenza sull’argomento», i sindacati ricordano che «il lavoro è sacro, ma è sacra soprattutto la salute dei lavoratori».
E chiedono «di concordare fermate produttive “coperte”, innanzitutto con strumenti contrattuali o con eventuali ammortizzatori sociali, dove previsti dalla normativa. In mancanza di ciò – concludono – non resta altra azione che quella di proclamare lo sciopero».
Immobilismo dei governanti
Infine evidenziano un «senso di immobilismo» da parte dei «nostri governanti. Auspicheremmo in una loro mossa ora, che è un momento di emergenza, augurandoci che la toppa non sia peggio del buco».
(al.bi.)